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Articoli 01/07/2017

Errare è umano, perseverare diabolico. L’incredibile ennesima “evasione” di Johnny Lo Zingaro, assassino all’ergastolo, dopo un altro permesso. Ma che sistema serviamo noi poliziotti?

di Lorenzo Borselli(*)

(ASAPS) Il 24 marzo 1987 ero un ragazzo, ma la notizia dell’assassinio di Michele Giraldi, agente scelto di polizia, mi colpì moltissimo. Sarà che il Giraldi “Caduto” portava il nome assai più famoso che la filmografia anni’80 rese celebre il maresciallo della Mobile romana, sarà che non mi capacitavo come un bandito, ormai braccato da tutte le auto di polizia e carabinieri potesse puntare la sua calibro nove e centrare la fronte di un 27enne in divisa che ormai l’aveva preso. Sarà che al tg venne enfatizzata, già allora, la notizia che il killer, condannato per omicidio, sequestri di persone e rapina fosse “evaso” dopo un permesso premio per buona condotta e che mi suonarono insensate le parole  dei giudici che si giustificarono, dicendo che lui, Johnny Lo Zingaro, schedato all’anagrafe penitenziaria come Giuseppe Mastini, aveva mostrato pentimento sincero e che, in fondo, solo lo 0,2% dei detenuti in permesso premio, all’epoca, non faceva rientro in carcere all’ora stabilita.
Chissà che impressione avranno fatto quelle patetiche parole al babbo e alla mamma di Michele, che dopo qualche ora videro uscire i sei colleghi del Commissariato Tuscolano dalla chiesa con la bara del figlio sulle spalle, mentre la gente applaudiva e con il suo sguardo deciso, Vincenzo Parisi li consolava dicendo loro del supremo sacrificio in nome dello Stato di diritto.


L'Agente Scelto Michele Giraldi
(Foto da cadutipolizia.it)

Oggi, che sono un uomo brizzolato, alla soglia dei cinquanta, non mi capacito una volta di più di poter servire uno Stato che ancora commette questi errori e che non impara mai dai propri.
Johnny è di nuovo uccel di bosco: dal 1989, due anni dopo l’atroce delitto di via Quintilio Varo, dove il fiotto di sangue di Michele restò a lungo a macchiare l’asfalto, Giuseppe Mastini era rimasto in carcere e francamente tutti gli italiani che reputo di buon senso e che conoscevano quella storia tremenda, erano contenti così. Speravamo, insomma, che la chiave della sua cella qualcuno l’avesse buttata e che potessimo sentirci più sicuri, almeno da lui. Invece no. Con quella sua faccia da assassino, lui che aveva così tante volte messo in scacco le guardie e il “Sistema”, oggi diversa solo dal colore dei pochi capelli rimastigli in testa, ha deciso di tornare alla macchia, aiutato da una lima nascosta in una torta che il “Sistema” stesso gli ha recapitato direttamente nella sua stanza del carcere di Fossano: un permesso di lavoro che già da tempo aveva ottenuto presso la scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte.
Ma non poteva lavorare nel carcere?
Chissà che farà ora? Si sarà preso una vacanza?
Spera di diventare invisibile e di sparire?
Lui, il Caino che uscì indenne dall’assedio che le guardie gli avevano dato in un casolare della provincia romana dopo aver ammazzato Abele, cercherà l’oblio con una nuova identità e una vita onesta?
No. Lui ha ammazzato già altre volte e finché qualcuno non lo acchiapperà di nuovo, io non dormirò tranquillo.
Perché il rischio che Johnny sequestri persone, le rapini o le uccida è alto oggi come allora, ma da uno Stato che non impara dai propri errori, che puntualmente rimette in libertà chi è condannato all’ergastolo, che non riesce a varare una legge per confiscare beni ai corrotti o che fa di tutto per complicare processi e lavoro dei giudici, e quindi il nostro, non posso aspettarmi molto. (ASAPS)

 

(*) Sovrintendente Capo della Polizia di Stato,
Responsabile Nazionale della Comunicazione di ASAPS.

 


Il commento, durissimo ma da noi condiviso, di un investigatore di strada, responsabile della comunicazione di Asaps

 

 

 




Sabato, 01 Luglio 2017
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