di Ugo Terracciano*
IL COMANDANTE ANTONIO BARBATO “COME D'AUTUNNO SUGLI ALBERI LE FOGLIE”. UNA VICENDA CHE FA RIFLETTERE SULLA NECESSITA' DI UNA SERIA RIFORMA DELLA POLIZIA LOCALE
Nella vicenda del Comandante della Polizia Municipale di Milano Antonio Barbato non c'è nulla di poetico anche se la la cosa richiama alla mente i versi di Ungaretti “si sta come d'autunno sugli alberi le foglie”.
Barbato ha lavorato con impegno ed indiscussa dedizione per trentacinque anni nel Corpo di Polizia Municipale di Milano del quale ha assunto la guida dopo esserne stato per anni il fedelissimo Vice Comandante. Ha diretto la Scuola di polizia locale, ha guidato importanti progetti, ha curato la comunicazione istituzionale. Ora, il Comandante Antonio Barbato è inciampato in una telefonata sbagliata ed intercettata rimanendo perciò invischiato, ma non indagato, in una indagine giudiziaria che ha a che fare con appalti e cosche. Lui è solo una persona informata dei fatti. E chi lo sa, per telefono di cose se ne dicono tante, magari anche senza volerle davvero. E poi attenzione: di parole captate nel segreto delle intercettazioni, non di sue esternazioni coram populo, e nemmeno di fatti conseguenti a quanto detto in qualche modo accertati. Lui però, dopo trentacinque anni di onorata carriera, è stato subito rimosso dal suo prestigioso incarico ed anche se molti suoi dipendenti lo rivorrebbero al timone del Corpo, tanto da lanciare una petizione online, ormai è già pronta la sua sostituzione.
Non entriamo del merito dell'indagine, perché né ci compete né sarebbe importante ai nostri fini.
Quello che colpisce, però, è l'estrema fragilità della posizione, nel nostro ordinamento, dei Comandanti della Polizia Locale. Svolgono funzioni delicate di controllo amministrativo e giudiziario (che soprattutto nelle città metropolitane si sono notevolmente espansi), ma sono incaricati e rimossi dalla politica locale in men che non si dica, senza alcuna garanzia.
Chiediamoci, allora, con quale serenità possano operare questi Comandanti? La loro precarietà non è forse un'evidente debolezza se non, peggio, una illogica vulnerabilità?
Per rimuovere il Ragioniere Capo del Comune, in forza di una norma voluta dal Governo Monti, ci vuole il benestare del Ministero delle Finanze. Per rimuovere un Comandante che dirige un Corpo di Polizia basta un amen. Non è una strana sperequazione?
Più in generale, quanto vale la pressione politica su un incarico che fa luogo a funzioni così incisive? La polizia locale svolge attività di controllo sul commercio, sull'edilizia, su settori importanti dell'economia della città. Il Comandante di un così importante organo di controllo può svolgere serenamente un compito di questa portata con rigore, ossequiando esclusivamente criteri di legalità ed imparzialità? Lo può fare chi “sta come d'autunno sugli alberi le foglie”?
Non lo diciamo solo perché ci dispiace per quello che è accaduto al Comandante Barbato, a cui vogliamo far giungere il nostro conforto, ma anche perché siamo convinti che sia giunto il momento i rivedere certi meccanismi. Vicende come queste ci inducono a pensare che non sia più rinviabile una seria riflessione sulla necessità di riformare la Polizia Locale in Italia e di introdurre maggiori garanzie per Comandanti e operatori.
Presidente della Fondazione Asaps SSU*
ugo.terracciano@asaps.it
Riflessioni su una vicenda che ci ha colpito e che grida la necessità di una urgente riforma della Polizia Locale. (ASAPS)