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Articoli 23/08/2017

di Lorenzo Borselli*
Spagna, è polemica sull’attentato di Barcellona
Polizia Nazionale e Guardia Civil tenute illecitamente fuori dalle indagini e dagli scenari informativi. Gli jihadisti potevano essere fermati prima di entrare in azione?

Abbiamo pubblicato, nei giorni scorsi alcuni articoli sul tragico attentato di Barcellona, che, intendiamo ricordarlo, ha provocato 15 morti, di cui 3 italiani, e 137 feriti.
Lo abbiamo fatto per raccontare i fatti dal nostro punto di vista: da anni l’Asaps non è più solo “polizia stradale” e la nascita della Fondazione Asaps per la Sicurezza Stradale e Urbana lo dimostra. Riteniamo di avere, ormai, un adeguato know-how e background di conoscenze e di esperienze per dire la nostra.
In sintesi, ci è sembrato evidente che in Catalogna, con alcuni mesi di anticipo rispetto all’annunciato referendum (che il premier conservatore Mariano Rajoy, aggravando ulteriormente la crisi in corso tra la Catalogna e Madrid, definisce “illegale” e “anticostituzionale” e in quanto tale da ostacolare), sia già in atto una rottura tra le autorità locali e quelle che, fino a prova contraria, esercitano (o dovrebbero esercitare) la piena giurisdizione centrale, nel rispetto delle già concesse autonomie.

Pur riconoscendo il grande merito dei Mossos d’Esquadra e della Guardia Urbana, organismi che – come accade in tutta la Spagna con le polizie nazionali e con  quelle locali – godono del pieno riconoscimento della collettività, non abbiamo potuto fare a meno di notare che l’assenza del Cuerpo Nacional de Policia e della Guardia Civil, corpi che vantano una grandissima esperienza nella lotta al terrorismo, avrebbe potuto avere effetti nefasti nel prosieguo delle indagini e poteva  averne già avuti nella fase preventiva.
Perché non mettere in sicurezza la Rambla o la Sagrada Familla?
Poi, una lettera anonima di un agente dei Mossos, pubblicata su numerosi siti (noi l’abbiamo presa da qui e l’abbiamo pubblicata traducendola e commentandola qui), la visione di alcuni servizi giornalistici e la diffusione di altre notizie ufficiali, ci hanno fatto pensare che le nostre intuizioni erano giuste e che l’attentato poteva essere evitato.

Solo la formazione alla risposta immediata dei Mossos e della Guardia Urbana hanno impedito il peggio: dunque, la polizia locale ha rimediato per quanto possibile ad un macroscopico errore politico, consistente nell’aver negato ai corpi dello stato di accedere al sito dell’esplosione di Alcanar e di aver potuto così anticipare le intenzioni del gruppo di fuoco della cellula jihadista.
A compendio di questa nostra analisi, proponiamo l’articolo uscito ieri (22 agosto) sul El Mundo e su molte altre testate spagnole, che conferma la nostra tesi e che prende le mosse da un comunicato congiunto delle rappresentanze sindacali di Policia Nacional (CNP) e Guardia Civil (GC)(clicca qui).
Il concetto da noi espresso, in sintesi, è semplice: quando la politica è debole, i danni li paga la collettività. Peraltro, un sondaggio on-line sul sito “El Punt Avui”, in lingua catalana, ci dà piena ragione: il 68% degli intervistati ritiene che col contributo di Polizia Nazionale e Guardia Civil le cose sarebbero andate diversamente.
Questo l’articolo pubblicato su El Mundo il 22 agosto 2017 e da noi tradotto.

“Poliziotti e militari della Guardia Civil denunciano di essere stati esclusi dalle indagini affinché lo stato catalano sembri autosufficiente”.

L’Associazione Unificata della Guardia Civil e il Sindacato Unitario di Polizia, hanno emesso un durissimo comunicato nel quale denunciano “l’isolamento imposto alle forze e ai corpi di sicurezza dello Stato, nella gestione dell’attentato di Barcellona. Secondo i loro argomenti, l’esperienza maturata dalla Polizia Nazionale e dalla Guardia Civil (equivalenti alla nostra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, mentre i compiti della Guardia di Finanza sono affidati in Spagna alla brigata Fiscale della GC, ndr) nella lotta al terrorismo, è stata “dolosamente emarginata con un unico obiettivo: trasmettere all’opinione pubblica, soprattutto estera, l’immagine di uno stato catalano autonomo ed efficiente”. I poliziotti e le guardie civili accusano i Mossos di mancanza di collaborazione e accusano i colleghi della polizia autonomica di aver “blindato” le scene del crimine ad entrambi i corpi.

Nella dichiarazione congiunta, le due organizzazioni manifestano il loro “sostegno per il lavoro dei Mossos in Catalogna”, ma poi “denunciano l’esclusione e l’isolamento subiti da entrambi i corpi durante l'inchiesta e la gestione dell'attacco subito a Barcellona giovedì scorso”. “Ancora una volta, la debolezza delle istituzioni e dei leader politici del nostro paese ha portato alla conseguenza che l’esperienza e la struttura nazionale presenti nella Polizia Nazionale e nella Guardia Civile nell'ambito del terrorismo sono state intenzionalmente emarginate nell'inchiesta, con un unico obiettivo: trasmettere un'immagine al di fuori dei nostri confini di uno Stato catalano autosufficiente, senza alcun riguardo per la pubblica sicurezza e per i rischi e le conseguenze di tali pratiche ed errori”, continua la nota, molto forte nei suoi termini.

Poi sottolineano una serie di incidenti nell'inchiesta che sarebbero una conseguenza di questa esclusione della Polizia e della Guardia Civil. Da un lato, “l’aver impedito l’accesso al team Tedax della Guardia Civil (Técnicos Especialistas en Desactivación de Artefactos Explosivos, gli artificieri, ndr) al teatro dell’esplosione di Alcanar”, dall’altro “’'ignoranza da parte delle autorità catalane del fatto che l'imam di Ripoll, Abdelbaki Es Satty (rimasto ucciso nell’esplosione della sede della cellula e con ogni probabilità il suo ideatore e che avrebbe dovuto “immolarsi nella Sagrada Familla, ndr) era discepolo di uno egli arrestati nell’operazione “Chacal I”, messa a segno dalla Polizia Nazionale contro il terrorismo jihadista”.
(Altro che lupi solitari: si trattava di una cellula estremamente organizzata e attiva, che si è mossa in ambito europeo (sono noti gli spostamenti in Francia) e nelle macerie di Alcanar sono stati rinvenuti e sequestrati documenti dello Stato Islamico, ndr)
I rappresentanti del CNP e della GC si riferiscono, in particolare, a Mohamed Mrabet, detenuto a Vilanova ed a Geltrú e legato a terroristi dell’11 marzo (11 marzo 2004, attentato alle stazioni di Madrid, 11 bombe su 4 treni in transito nella capitale: 191 vittime, ndr).
Alla luce di tutto questo, concludono: “è evidente ancora una volta la flagrante violazione degli accordi di cooperazione, nonché il cattivo funzionamento dei meccanismi di comunicazione tra le forze di polizia del nostro Paese”.

 

(*) Sovrintendente Capo della Polizia di Stato
Responsabile per la Comunicazione di ASAPS
lorenzo.borselli@asaps.it

 





 


 

Con un altro articolo del nostro Lorenzo Borselli tentiamo di capire cosa non ha funzionato negli attacchi di Barcellona fra Mossos d'Esquadra e Guardia Urbana Catalana  da una parte e Polizia Nazionale e Guardia Civil dall'altra. Perché qualcosa non ha funzionato,  già prima del 18 luglio. (ASAPS)

Mercoledì, 23 Agosto 2017
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