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Articoli 24/08/2017

di Ugo Terracciano*
NUOVA DIRETTIVA SUL COORDINAMENTO? FATE PRESTO, SE POTETE

Il decreto c'è, e la direttiva pure ma, ce la farà il Ministro dell'Interno – ferma restando la sua indiscussa capacità e lungimiranza – ad armonizzare un sistema sicurezza che dall'unità di Italia ai giorni nostri, mutatis mutandi, è rimasto arroccato sulle rispettive organizzazioni? Elimineremo davvero le sovrapposizioni tra Polizia e Carabinieri e rimetteremo ordine nelle specializzazioni?

Il piccolo Corpo Forestale, per dirne una, è stato militarizzato e assorbito dall'Arma dei Carabinieri, ma è di questi giorni la notizia di un ricorso alla Corte Costituzionale e vedremo come andrà a finire. E che dire, poi, del numero unico uno-uno-due (112 dicono suona troppo carabinieri) ed alle defaiace a cui abbiamo assistito nelle emergenze di questa estate? Che dire: cosa possiamo aspettarci da un call-center il cui compito è solo quello di smistare chiamate di emergenza a centrali operative che sono rimaste né più e né meno che quelle di prima (con buona pace tanto del coordinamento, quanto del risparmio di risorse).

L'obbiettivo della nuova direttiva – come ha scritto nel suo prezioso commento su questo sito il Comandante Luigi Altamura di Verona - è quello di "sviluppare un'azione in grado di soddisfare, con celerità, efficacia e accresciuta incisività, le esigenze di sicurezza e legalità avvertite in misura sempre crescente dai cittadini". Insomma, l'intento (molto buono) è quello di razionalizzare l'impiego delle Forze di Polizia, di privilegiare la presenza della Polizia di Stato nei capoluoghi di provincia e quella dei Carabinieri nel resto del territorio (il che equivale al modello spagnolo, il quale però al contempo valorizza in maniera chiara anche il ruolo delle polizie municipali); l'intento è anche quello di ottenere la leale collaborazione istituzionale delle Polizie Locali – così come sono con un inquadramento obsoleto - ma qui dovremo aspettare un confronto con l'ANCI per capire come; infine, la volontà è quella di individuare in modo certo i compiti delle specialità (strade, ferrovie, ambiente, patrimonio ecologico, telecomunicazioni, ecc.), intese come funzioni specializzate per materia, appunto.

Ma se un tempo si diceva che le leggi “camminano con le gambe degli uomini”, oggi decreti come questo camminano sui “cingoli” di un'alta burocrazia solida e potente, flessibile e immutabile, peggio del bambù che resiste al passaggio di ogni vento.
Perché lo diciamo? Lo facciamo con spirito positivo e bene augurante nella speranza che questa sia la volta buona (anzi, la svolta), perché quello che ereditiamo, rispetto alla storia del coordinamento quanto meno ci concede il beneficio dell'inventario.

Correva l'anno 1992 e l'allora Ministro dell'Interno Scotti stoppò a fatica le pressioni del Presidente della Repubblica Cossiga il quale voleva che fosse disgiunta la funzione di Capo della Polizia da quella di Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, poteri ancora oggi in capo al medesimo soggetto istituzionale. Secondo Cossiga il coordinatore doveva essere super partes, ma il ministro tenne il punto e la cosa tramontò. Nel 1998 fu Giorgio Napolitano, l'allora Ministro dell'Interno del Governo Prodi, a disporre la dislocazione differenziata della Polizia nelle Città e dei Carabinieri nel forese. Ma il Governo Prodi di lì a poco cadde e tutto restò come prima, anzi no, perché il Governo Dalema, subentrando, istituì i Carabinieri come quarta forza armata aumentandone così l'autonomia.

Nel 2006 ci provò il Ministro forzista Beppe Pisanu, con una direttiva che dava impulso al coordinamento: l'obiettivo era quello di evitare sovrapposizioni e disciplinare i compiti delle specialità. Anche in questo caso la soluzione era Polizia nelle Città e Carabinieri sul resto del territorio. Ma anche questa volta arrivò presto la fine della legislatura e non se ne fece più nulla.
Ora Minniti sembra determinato, ma dovrà fare i conti con apparati vecchi di 200 anni, solidi e resistenti. D'altra parte, anche quella invocata “lealtà istituzionale” delle polizie locali non si può basare solo sulla buona volontà, ma ha urgente bisogno di un adeguamento normativo: qualcuno ha detto al Ministro, ad esempio, che il nostro codice di procedura penale considera i poliziotti locali “guardie delle province e dei comuni” cioè appena qualcosa di più che i messi notificatori?

La storia recente ci insegna che non basta firmare una direttiva, perché quello che conta davvero è l'effettiva attuazione. Prendiamo il Decreto sulla sicurezza urbana: accordi, patti e iniziative dei Comuni per la sicurezza integrata sono vincolati alle linee guida che devono essere concordate tra Ministero dell'Interno e Conferenza Unificata degli Enti Locali. Bene, questo accordo dov'è? A che punto siamo con i lavori?
Ecco, non è per fare una critica e se la volete leggere come tale sappiate che è costruttiva, perché noi questa volta vogliamo crederci, anche se c'è un problema da non sottovalutare: a metà del 2018 la legislatura terminerà. Capito? Quindi vi preghiamo: fate presto, se potete. (ASAPS)

*Presidente della Fondazione ASAPS SSU

 

 



Ecco, non è per fare una critica e se la volete leggere come tale sappiate che è costruttiva, perché noi questa volta vogliamo crederci, anche se c'è un problema da non sottovalutare: a metà del 2018 la legislatura terminerà. Capito? Quindi vi preghiamo: fate presto, se potete. (ASAPS)
 

Giovedì, 24 Agosto 2017
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