Troppi furgoni, città in allarme per il boom di commercio online
Per colpa del troppo traffico e della congestione dei centri urbani, in media ogni anno se ne va in fumo tra il 2 ed il 4% del Pil delle grandi città mondiali. Colpa dei troppi mezzi commerciali in circolazione, camion e furgoni destinati alla consegna di merci e soprattutto di pacchi e ovviamente colpa del boom dell’e-commerce, segnala uno studio redatto da McKinsey uno dei big mondiali della consulenza.
Tra il 2006 ed il 2014 il numero dei veicoli commerciali impiegati nel mondo è infatti passato da 250 a 330 milioni di unità, con un incremento del 32%. Come se non bastasse le previsioni sul numero dei pacchi in circolazione è destinato ad esplodere: se infatti si prendono a riferimento i 20 più importanti mercati mondiali, le attività legate al commercio elettronico dovrebbero passare dagli 880 miliardi di dollari di fatturato del 2015 ai 1.630 previsti per il 2020 (+85%). In una città come Londra i veicoli commerciali rappresentano solamente il 10% del traffico veicolare ma sono responsabili del 30% delle emissioni di Co2 e di ossido di azoto, a Pechino pensano per il 15% e generano ben il 70% dell’inquinamento. Insomma, non solo rischiamo di essere letteralmente sommersi dai pacchi ma anche di essere sempre più intossicati dagli scarichi dei camion. Perché, mettono subito in chiaro gli esperti Usa, pensare che droni e robot possano risolvere il problema è illusorio: serviranno anni prima che queste tecnologie possano realmente affermarsi.
I guai più grossi interessano ovviamente le grandi metropoli mondiali, città ad alta densità come Londra e Tokyo, aree urbane molto estese come possono essere quelle di Los Angeles e Sydney, centri già molto grandi ed in continuo sviluppo come Pechino o Città del Messico. Ma in scala ridotta anche le città italiane si trovano a fare i conti con gli stessi problemi. Basti pensare che quest’anno Poste Italiane, che da sole gestiscono circa la metà delle consegne legate alle vendite via Internet, sfonderanno il muro dei 50 milioni di pacchi consegnati rispetto ai 41 del 2016. «Le città sono il cuore dell’economia globale – scrivono gli esperti di McKinsey - e rappresentano più dell’’80% del Pil mondiale. Strade, binari ed altre vie di comunicazione sono le arterie che nutrono questo cuore. E quando queste si intasano producono esiti molto gravi»: le imprese e i residenti soffrono ed i costi (a causa del tempo che si perde negli ingorghi, i maggiori consumi di carburante ed il rallentamento delle attività economiche) si impennano.
In tutto sono sei le soluzioni che gli esperti hanno individuato (vedere schede sotto). Per ognuna hanno valutato il valore finanziario, quello sociale e la fattibilità. Alcune di queste, come il raggruppamento degli ordini, l’ottimizzazione dei percorsi e le consegne notturne (ancor meglio se con mezzi elettrici), potrebbero essere implementate più o meno immediatamente, spiega lo studio. Altre, come l’uso di droni, robot e veicoli terrestri a guida autonoma, «sono realistici, ma probabilmente per il loro impiego su larga scala occorrerà aspettare ancora diversi anni». In generale le soluzioni proposte potrebbero ridurre fino al 30% le emissioni (che sparirebbero totalmente usando solo mezzi elettrici), riducendo al contempo i costi di consegna di ogni singolo pacco del 25-55%. «Alleggerire il peso del traffico urbano – conclude lo studio McKinsey - richiederà nuove tecnologie, nuovi modelli di business e nuove normative. Ma anche imprese, governi e consumatori dovranno adottare una nuova mentalità per immaginare un futuro diverso e migliore del presente».
Paolo Baroni
da lastampa.it