Una lettera toccante, che fa riflettere, un giovane ucciso per colpa dell’alcol, una famiglia distrutta. Secondo noi da leggere anche nelle scuole. Assassino incosciente |
Caro direttore,
vorrei fare
gli auguri a coloro che con tanta incoscienza circolano sulle strade col
permesso di uccidere chiunque. Con quale coraggio potrà donare ancora
sangue chi ha ucciso il mio unico nipote Matteo? Vorrei che vedesse in
fondo al bicchiere, quando farà il brindisi, il volto sfigurato di Matteo
e la sua testa spaccata. Vorrei che calcolasse quanti bicchieri avrebbe
potuto riempire col sangue colato da quella testa e dalle sue ferite.
Quanto aveva bevuto quella sera per non accorgersi di chi uccideva, in una
strada sgombra e larga 8 metri? Forse aveva brindato a chi gli aveva
appena ridato la patente (tasso alcoolico 2.45, giovedì sera in un centro
abitato, velocità elevatissima). Vorrei che vedesse con orrore e con
rimorso, ogni volta che beve, tutto quel sangue nei suoi bicchieri. Vorrei
che sentisse almeno per un attimo il dolore straziante che ci ha fatto
provare e che ci portiamo appresso giorno e notte, e finchè vivremo,
assieme all’incubo di quella notte orrenda. Vorrei che sapesse cosa prova
chi ha perso tutto in pochi secondi - quante volte li ho contati - a causa
di quel maledetto impatto che ha scaraventato Matteo lontano 60 metri. A
138 metri una fioca lucina si andava spegnendo su quel povero pezzo del
suo scooter distrutto. E se l’auto non si fosse fermata da sola perchè
rotta, a 270 metri, avrebbe continuato la sua folle corsa incurante di
quel che aveva fatto. Vorrei che entrando in casa mia vedesse le ciabatte
tanto care a Matteo perchè gliele avevo regalate io, e che ho raccolte
sparpagliate sulla strada, in uno spazio di 80 metri, con i pochi resti
della sua moto, il casco e l’orologio bloccato sulla data della sua morte.
E rimarranno lì per sempre fino a che vivrò, perchè il dolore per la sua
scomparsa diventa ogni giorno più insopportabile. E sul letto, avvolti in
un panno, gli indumenti lacerati e intrisi di sangue e asfalto, che sua
madre vuole conservare così, perchè è tutto ciò che rimane di quello che
era l’unico scopo della sua vita, della nostra vita, e che nessuno potrà
ridarci mai più. È calato per sempre il sipario sul nostro futuro, Matteo
non lo rivedremo mai più. È il pensiero fisso che ci fa scoppiare la
testa. E circolano e vanno, più incoscienti che mai, ridendo del dolore
degli altri e dei corpi lasciati ai bordi delle strade, come fossero
quelli di animali che non valgono niente. Non auguro a nessuno di vedere i
propri figli ridotti così. Ma forse gli assassini dovrebbero provare cosa
significa vedere i corpi dei loro figli sulle strade che percorrono, sotto
le loro ruote. Da parte mia preferisco morire piuttosto di ricevere una
goccia di sangue da un donatore ubriacone assassino. Donare sangue è opera
altamente umanitaria, ma non deve servire a se stessi per rimettersi in
sesto dopo l’ennesima sbronza e dopo avere ucciso qualche innocente.
Matteo, studioso di diritto, ripeteva: "È giusto che chi sbaglia paghi".
Nessuno ha il diritto di fare del male e rovinare l’esistenza agli altri.
La morte non scende mai a patti, non concede sconti, non restituisce
nessuno, è implacabile e senza pietà la sua condanna, anche se il nostro
dolore è atroce e innocente. Ho sempre avuto il massimo rispetto per gli
animali, ma la vita di una persona vale meno della vita di un gatto?
Aspetto il verdetto! Vera (da Brescia Oggi) |