di Davide Stroscio*
Neymar, Kayembe e io
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
(San Paolo)
Da tempo, ormai, le frontiere della comunicazione e del marketing pubblicitario si sono estese, divenendo lo strumento principale per la persuasione del “consumatore”. Ciò vale anche per chi, certamente animato da buoni propositi, produce spot televisivi orientati a convincere lo spettatore a donare una parte anche minima delle sue entrate ad associazioni varie che, operando nei luoghi più disparati del mondo, tentano di mitigare le sofferenze di popoli sfortunati alle prese con guerre, malattie terribili o, più semplicemente, gravati dalla scarsità di cibo. Protagonisti per eccellenza di tali produzioni sono naturalmente i bambini, deboli e innocenti quali sono. Ovviamente non si tratta di mettere in discussione le motivazioni delle richieste di sostegno economico, ci mancherebbe altro, ma la modalità con cui queste vengono proposte...
da il Centauro n. 206