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Notizie brevi 18/12/2017

di Lorenzo Borselli*
Spagna, i dettagli della cattura di  “Igor il russo” dopo l’ennesima sparatoria, costata la vita a due agenti della Guardia Civil e ad un agronomo che faceva loro da guida nelle campagne di Teruel
Ancora una volta, ha sparato per uccidere. E ora sia giustizia. In carcere col massimo della pena

Nella foto i due uomini a destra sono Víctor Romero Perez e  Víctor Jesús Caballero

(ASAPS) TERUEL (Spagna) –  “Igor il russo” è in carcere: lo hanno arrestato alle tre del mattino del 15 dicembre, in una provincia desolata e rurale dell’Aragona, regione dell’entroterra iberico che si dipana alle spalle della Catalogna, verso il centro della penisola. La dinamica della sua cattura, costata la vita ad altre tre persone, due militari della Guardia Civil ed un agronomo che stava aiutando gli agenti nelle ricerche, ricorda sinistramente quella che, l’8 aprile 2017, lo aveva visto uccisore spietato nelle campagne di Portomaggiore (Ferrara), dove sparò a bruciapelo ad una guardia ecologica volontaria, Valerio Verri, morto sul colpo, e all’agente della polizia provinciale Marco Ravaglia, rimasto gravemente ferito. Precedentemente, lo ricordiamo, aveva giustiziato il barista di Budrio Davide Fabbri, e poi la fuga che aveva portato Norbert Feher, serbo del 1976, a battere le campagne di Teruel, per la precisione nella frazione di Albalate del Arzobispo, dove il vento accelera dagli altipiani centrali fino ai crinali che precedono il mediterraneo, si interrompe di colpo.

Qui il bandito aveva continuato a fare quello che aveva fatto in Italia tra una condanna e l’altra e, probabilmente, anche ciò che ha fatto durante la sua fuga dal ferrarese, sfuggendo all’imponente dispositivo approntato dai Carabinieri: si è nascosto. Proprio ad Albalate del Arzobispo, lo scorso 5 dicembre, il proprietario di una casa colonica utilizzata saltuariamente, aveva tentato senza successo di aprire la porta della sua proprietà ma pensando ad un guasto della serratura aveva chiamato in suo aiuto un fabbro. Al momento di entrare, però, dall’interno sono partite due fucilate, per fortuna non letali: l’uomo che spara, con tutta calma, se ne va con un fuoristrada pickup. La Guardia Civil dispiega l’“Equipo Roca de Alcaniz”, un gruppo operativo che riunisce vari comandi, ideato per entrare in azione in contesti operativi di questo tipo.

Ci sono armi lunghe, tecniche di posto di blocco consolidate e anche i cittadini partecipano segnalando i movimenti sospetti nel fitto reticolo di strade agricole della regione e questo fino alle 19 del 14 dicembre, quando Feher ha deciso di sparare ancora. Fermato, ha reagito ammazzando i due agenti della Benemerita Víctor Romero, 30 anni, e Jesús Caballero, di 38, ai quali ruba le due Beretta calibro 9 e i due fucili, oltre all’agronomo José Luis Iranzo, di 39. È in questo frangente che schianta il pickup rubato su cui si sposta e tenta di proseguire la fuga con una bicicletta, ma stavolta non ce la fa e alle 3 del mattino si arrende poco fuori l’abitato di Cantaveja, una cinquantina di chilometri più a sud, al confine con la provincia valenciana del Castellòn. È vestito da militare, è pesantemente armato, dimagrito rispetto alle segnaletiche divenute virali in Italia tra aprile e settembre; ha sparato ai militari mirando ai punti vitali non protetti dai giubbotti antiproiettile e ha freddato a sangue freddo il terzo uomo.

Molti tirano un sospiro di sollievo, ma la scia di sangue che Feher si è lasciato dietro è tremenda: non è un militare di professione ma si è mosso come un guerrigliero esperto, nutrendosi, armandosi e trovando le risorse per far sparire ogni traccia del suo passaggio nel lasciare il perimetro delle ricerche in Italia. Le indagini, speriamo, daranno una risposta agli interrogativi su chi lo ha aiutato e su come sia riuscito a mettere in scacco l’Arma, che aveva comunque compreso come la Spagna potesse essere un luogo nel frattempo raggiunto da Igor. Speriamo che la giustizia spagnola consegni l’assassino al carcere col massimo della pena anche se nel paese iperico è stato abolito l’ergastolo.  (ASAPS)

 

*Sovrintendente Capo della Polizia di Stato
Responsabile nazionale comunicazione di ASAPS


Molti tirano un sospiro di sollievo, ma la scia di sangue che Feher si è lasciato dietro è tremenda: non è un militare di professione ma si è mosso come un guerrigliero esperto, nutrendosi, armandosi e trovando le risorse per far sparire ogni traccia del suo passaggio nel lasciare il perimetro delle ricerche in Italia. Speriamo che la giustizia spagnola consegni l’assassino al carcere col massimo della pena (in teoria fino a una settantina di anni) anche se nel paese iberico è stato abolito, ma solo solo formalmente,  l’ergastolo. (ASAPS)

Lunedì, 18 Dicembre 2017
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