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In Italia ogni giorno si contano due morti ogni 100 incidenti e il rapporto sale a 7 ogni 100 tra il sabato notte e l’alba di domenica, in coincidenza con l’uscita dalle discoteche. E l’alcool è una delle principali cause di questi decessi che sgomentano non solo per quanto riguarda il nostro Paese dal momento che in Europa gli incidenti stradali provocano 127.000 vittime l’anno, 350 morti al giorno. E’ come se annualmente l’intera popolazione di una città europea di medie dimensioni rimanesse uccisa. Non c’è dubbio: troppo alcool nel corpo dei giovani al volante. Lo afferma un’indagine che ha tratteggiato un identikit degli over 18 alla guida di un automobile: cellulare all’orecchio e pieno di bevande alcoliche nello stomaco. Così è spiegabile il dato che il 41% dei giovani nostrani è incorso almeno una volta nella vita, in un incidente stradale. Compresi quelli che corrono sui motorini a 14 anni. Ora relativamente all’alcool tutti i medici sono concordi: può perseguitarci fin dall’inizio della vita: ucciderci perché è notorio che è un importante fattore di rischio di aborto spontaneo nel secondo trimestre di gravidanza nonché danneggiarci mentre siamo ancora nel grembo materno. L’alcool infatti esercita effetti lesivi sullo sviluppo del cervello. Provoca sia anomalie di sviluppo delle strutture nervose specie a livello cerebrale, sia alterazioni a carico dei neurotrasmettitori cerebrali. Quest’ultime sono sostanze chimiche deputate al controllo e all’armonico funzionamento delle nostre strutture nervose superiori. L’alcool interferisce proprio con l’azione di queste sostanze, in particolare con la noradrenalina, le endorfine e le encefaline. Agisce come una sostanza tossica nei primi giorni di vita fetale se malauguratamente la mamma è un ‘alcolista, proprio mentre il cervello si sta sviluppando rapidamente. Oltre una certa dose, provoca la morte del feto. A dosi non letali, rallenta la crescita: una riduzione del peso fetale e un aumento delle endorfine con la conseguenza di uno squilibrio nello sviluppo globale del cervello. Si sa che la sindrome di alcoolismo fetale è la terza causa di ritardo mentale dei bambini (*). E se ha risparmiato la nuova vita nel grembo materno, l’alcool la investe successivamente con l’evolversi della malattia del genitore alcolista: scenate in casa, cambiamenti d’umore della mamma che beve o del padre che col ricorso alla bottiglia diventa nervoso, irascibile, violento. I figlioletti sono i più esposti e non hanno possibilità di fuga. Crescendo spesso diventano loro stessi alcolisti. Comunque si portano dentro l’alcol anche quando credono di sfuggirlo. E’ stato assodato, infatti, che le stragi del sabato sera, all’uscita delle discoteche, avvengono il più delle volte perché i ragazzi al volante sono ciucchi. Servizi Medici Aziendali (*) Nota: l’accostamento tra questo articolo e il successivo è puramente… voluto.
WINENEWS.IT UN’ORIGINALE ETICHETTA DI VINO? IL TRACCIATO DI UN BAMBINO ANCORA NELLA PANCIA DELLA MAMMA. L’IDEA E’ DELLA CANTINA GIOVANNA TANTINI DI OLIOSI (VERONA) Il vino si chiama Ettore, come il suo primo figlio. E fin qui niente di strano, perché di produttori che dedicano bottiglie ai propri figli ce ne sono a decine. Più originale invece l’etichetta, che riporta il tracciato del cuore del bambino quando ancora era nella pancia della sua mamma, Giovanna Tantini. Una vignaiola che ha fondato la sua azienda agricola (www.giovannatantini.it) a Oliosi (Verona) dopo aver messo da parte la laurea in giurisprudenza, per riscoprire la passione per la terra. “Volevo creare qualcosa di unico per celebrare la nascita del mio primo figlio - spiega a Winenews, Giovanna Tantini - e mi è venuto in mente, insieme a mio marito, di personalizzare l’etichetta di questo vino, imbottigliato nell’anno di nascita del bambino, con il battito del suo cuore”. L’Ettore è il vino di punta dell’azienda, un IGT derivante da un uvaggio di Corvina (80%), Cabernet (10%) e Sangiovese (10%). Una bottiglia che, anche grazie all’aiuto dell’agronomo Federico Curtaz e dell’enologo Attilio Pagli, non teme il confronto con il grande “vicino di casa” Amarone. L’Ettore utilizza, infatti, la classica tecnica di appassimento delle uve dell’Amarone, anche se con modalità diverse (il processo dura poco più di una settimana, a temperature piuttosto basse), e il risultato finale è davvero degno di nota. Anche il Bardolino 2003 prodotto da Giovanna Tantini ha stupito critici ed appassionati, costringendoli a rivedere molti luoghi comuni su questo vino veronese, considerato da sempre semplice ed immediato, senza troppe pretese. Questo invece, complesso al naso, suadente in bocca, assomiglia di più ad un grande Valpolicella, e nulla ha da spartire con i Bardolino che tutti conoscono. |