Sollevare un vespaio, come si dice, non è affatto una cosa facile. Soprattutto se il favo è attaccato ad un albero di solide radici e le fronde sono avvezze al vento che lo scuote in continuazione. L’Aicat, l’Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento, ha raccolto le considerazioni che abbiamo fatto (e che di seguito riproponiamo) analizzando l’impressionante battage pubblicitario messo in cantiere dalla società “Tarricone”, che produce la Drive Beer, ed ha scritto all’Ufficio pubblicità ingannevole dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per chiedere l’immediata sospensione di questo tipo di pubblicità, a dir poco fuorviante. Sarebbe come se permettessimo ad una multinazionale di sigarette di incoraggiare il consumo di una “bionda” leggera, perché i suoi effetti sono minori rispetto a quelli che si avrebbero accendendo una strong. Infine il senso della pubblicità, soprattutto la presentazione che ne viene fatta sul sito, (ma anche sui pannelli pubblicitari collocati nelle aree autostradali, un posto proprio adatto!!) è indiscutibilmente quello di informare che c’è una birra fatta apposta per chi guida: la voce è così convincente che alla fine sembra proprio necessario berla, come se si trattasse di un integratore proposto ad giocatore nel bel mezzo di una sfiancante partita di calcio: non parrebbe esserci nulla di male. Ora tutti attendiamo il pronunciamento dell’Autorità garante: niente di personale, ma la carenza legislativa in materia di pubblicità di alcolici comporta anche questo. La cosa più assurda è che tabacco e alcol trovano i migliori testimonial in campioni dello sport: scuderie che associano il loro nome a quello delle sigarette, bevande alcoliche promosse da campioni del motociclismo e dell’automobilismo, che invece fanno della forma fisica la loro carta vincente. --------------------------------------------------------------------------- LA DENUNCIA DELL’AICAT ALL’AUTORITA’ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO {foto3c} ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI CLUB DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTO
Accludiamo una delle foto della campagna pubblicitaria della "drive beer", una nuova marca di birra, affisse nelle autostrade italiane, il cui slogan è “Tanto Gusto Alcol Giusto”, il testimonial è il campione di formula uno Giancarlo Fisichella, tutta la comunicazione è giocata sul binomio birra e guida, si può vedere anche il sito internet http://www.drivebeer.it dove il video di presentazione spiega chiaramente l’intento della campagna. La campagna costringe a fare alcune riflessioni: • l’alcol è associato al professionista della velocità, incoraggiando a bere per assomigliare al campione • si afferma che la birra è in regola con il codice della strada, che l’alcol è giusto, ma l’alcol agisce sulle persone in modo diverso • se non si fa caso alla marca in questione, si può arrivare a pensare che tutta la birra in generale si possa utilizzare durante la guida (e al limite, che tutto l’alcol è concesso) • nel sito si trovano continui richiami alla velocità e al rapporto auto/alcol/velocità • statistiche fatte in Spagna hanno rilevato che l’8% di tutti gli incidenti mortali sono dovuti a guidatori che avevano bevuto meno dello 0,5 gr/litro, cioè erano in regola con la legge, ma hanno ugualmente avuto un incidente grave. L’Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale (ASAPS) ha fatto una pubblica denuncia proprio ieri, intitolata UNA STRADA SEMPRE PIU’ INTRISA DI ALCOL E SANGUE dove si legge, fra l’altro “Una lettura della stampa quotidiana dimostra che ormai su alcol e guida siamo in una situazione di vera emergenza! E’ ora di chiamare in gioco precise responsabilità. La strada è diventata una lotteria i cui croupiers sono i conducenti ubriachi” Quindi, l’unico messaggio che si può accettare è che “Chi guida non beve”. Chiediamo l’immediata sospensione di questa ingannevole e illusoria campagna pubblicitaria. Ennio Palmesino --------------------------------------------------------
| |
Il caso “Drive Beer” | |
{foto4c} | |
(ASAPS) C’è un nemico, subdolo, della sicurezza stradale: l’ignoranza. In questi giorni le autostrade sono tappezzate di pubblicità di una nuova birra, studiata e progettata per “chi guida”, perché secondo la società che la produce permette a chi la beve di stare sotto il limite di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue. Purtroppo per gli amanti della birra, le cose non stanno così. Si tratta, come sempre, di quantità: la “Drive Beer” è una bevanda alcolica, pur con bassa gradazione (2,5%), e questo comporta che l’organismo umano debba assorbire l’alcool ingerito. La semplice assunzione comporta un’alterazione, destinata a manifestarsi in modi diversi secondo naturalmente la quantità e secondo le caratteristiche di chi la beve: uomo, donna, età, peso, tolleranza individuale, condizioni di salute, l’arco di tempo che intercorre dall’assunzione e via discorrendo. Per i giovani, poi, i valori devono essere ulteriormente ridotti in funzione delle condizioni fisiologiche che non sempre sono confrontabili con quelle di un adulto. È dunque una questione di quanto si beve, e non di cosa: certo, a parità di quantità di bevanda consumata, minore è la concentrazione alcolica presente nel liquido e meglio è. Il rischio forte di questa campagna pubblicitaria è che il concetto stesso di sicurezza stradale, quello puro e scientifico, sia seriamente messo in discussione. Per la sicurezza stradale, l’unica bevanda alcolica che non fa male, che non comporta il rischio di disastrose conseguenze, è quella che non viene bevuta.
Non fossimo così attratti dalla difesa dei principi, forse questa storia – non particolarmente italiana – ci sarebbe passata, come dire, inosservata. O forse, l’avremmo sottovalutata. |