Massimo, 18 anni, morto nello schianto: viaggiava senza cinture
SAN FIOR La morte lo aspettava in quel rettilineo, lungo la Pontebbana, a poca distanza da casa. Stava rientrando, al volante della sua Fiat Punto, dopo una serata trascorsa in compagnia. Di fianco a lui l'amico di sempre. Poi, lo schianto frontale con un'altra auto, una Peugeot, in via Europa poco dopo il Doner Kebab. E la tragedia si è consumata nella manciata di pochi minuti. Erano le 4,30 di domenica mattina. Massimo Pizzol, che aveva compiuto 18 anni nel giugno scorso, residente a San Fior di Sotto, è praticamente morto sul colpo. L'amico Riccardo Covre, anche lui fresco diciottenne, è rimasto ferito. Ma non in modo grave. Così come il conducente della Peugeot, M.D., 28 anni, pordenonese. Sono stati ricoverati uno all'ospedale di Vittorio Veneto e l'altro a Conegliano.
Per Massimo Pizzol, invece, non c'è stato nulla da fare. Era alla guida dell'auto e non indossava le cinture di sicurezza. I medici, nonostante i tentativi disperati per salvarlo, si sono dovuti arrendere e constatarne il decesso. La dinamica pare non lasciare dubbi. L'auto di Pizzol, non si sa se per un colpo di sonno oppure un malore, ha invaso completamente la corsia opposta quando stava sopraggiungendo la Peugeot e l'impatto è stato tanto violento quanto inevitabile. Le auto, dal terribile botto, si sono girate su loro stesse. E per Massimo è stata la fine. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco e al Suem 118, anche la Polstrada di Treviso.
Affranti il papà Flavio, che conduce un'impresa idraulica avviata dal nonno Nevio, la mamma Sabina e il fratello maggiore Marco che proprio sabato ha festeggiato il suo ventesimo compleanno. La famiglia è molto conosciuta e benvoluta a San Fior. Massimo, che era iscritto all'Ipsia di Vittorio Veneto e frequentava l'ultimo anno, amava la velocità e i rally. «Li andava a vedere spesso. Era il suo hobby preferito» dicono gli amici, in lacrime. E lui stesso, nella sua pagina Facebook, ha lasciato un commento che sembra un testamento Non correre per la paura di cadere è come non vivere per paura di morire. Massimo di voglia di vivere ne aveva così tanta da risultare un trascinatore. Lo descrive così Mario Zanchettin, il presidente del gruppo Eventi che organizza ogni anno la sagra del Rosario, definita la sagra dei coscritti perchè venivano festeggiati tutti i ragazzi che compivano 18 anni. «Aveva una forza buona dentro. Io volevo mollare perchè la sagra è faticosa. Lui si è fatto avanti e ha trainato tutti. È andato perfino a Udine per recuperare una macchina per la polenta. Era solare, affabile, sempre disponibile. Lui e Riccardo (Covre ndr) erano una forza della natura. Ci mancherà il suo sorriso».
La data del funerale non è ancora stata stabilita, ma la famiglia ha deciso che Massimo donerà gli organi. Un ultimo gesto di generosità perchè lui avrebbe voluto così dicono gli amici più vicini a lui. Preoccupati, adesso, delle condizioni di salute di Riccardo Covre, in ospedale per un trauma cranico e alcuni problemi agli arti. «Sappiamo che è disperato. Ma deve lottare per guarire, almeno lui».
di Valeria Lipparini
da ilgazzettino.it
Così riporta la stampa. Se avesse avuto le cinture allacciate il ragazzo avrebbe potuto salvarsi? Non lo sappiamo. Ma l’amarezza e lo sconcerto e il dubbio rimangono per i suoi cari. (ASAPS)