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Rassegna stampa alcool e guida del 25 gennaio 2006

COMUNICATO AICAT

Denuncia della Drive Beer all’Autorità Garante

ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI CLUB DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTO

Piazza de Marini 3/75, 16123 Genova
Tel. 010-2469341 fax 010-2469348
Sito Internet www.aicat.net E-mail info@aicat.net

AUTORITA’ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO
UFFICIO PUBBLICITA’ INGANNEVOLE

Piazza G. Verdi, 6/A
00198 ROMA

Genova, 24/1/06

Accludiamo una delle foto della campagna pubblicitaria della "drive beer", una nuova marca di birra, affisse nelle autostrade italiane, il cui slogan è “Tanto Gusto Alcol Giusto”, il testimonial è il campione di formula uno Giancarlo Fisichella, tutta la comunicazione è giocata sul binomio birra e guida, si può vedere anche il sito internet http://www.drivebeer.it dove il video di presentazione spiega chiaramente l’intento della campagna.

La campagna costringe a fare alcune riflessioni:

l’alcol è associato al professionista della velocità, incoraggiando a bere per assomigliare al campione si afferma che la birra è in regola con il codice della strada, che l’alcol è giusto, ma l’alcol agisce sulle persone in modo diverso se non si fa caso alla marca in questione, si può arrivare a pensare che tutta la birra in generale si possa utilizzare durante la guida (e al limite, che tutto l’alcol è concesso) nel sito si trovano continui richiami alla velocità e al rapporto auto/alcol/velocità statistiche fatte in Spagna hanno rilevato che l’8% di tutti gli incidenti mortali sono dovuti a guidatori che avevano bevuto meno dello 0,5 gr/litro, cioè erano in regola con la legge, ma hanno ugualmente avuto un incidente grave.

L’Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale (ASAPS) ha fatto una pubblica denuncia proprio ieri, intitolata UNA STRADA SEMPRE PIU’ INTRISA DI ALCOL E SANGUE dove si legge, fra l’altro “Una lettura della stampa quotidiana dimostra che ormai su alcol e guida siamo in una situazione di vera emergenza! E’ ora di chiamare in gioco precise responsabilità. La strada è diventata una lotteria i cui croupiers sono i conducenti ubriachi”. Quindi, l’unico messaggio che si può accettare è che “Chi guida non beve”. Chiediamo l’immediata sospensione di questa ingannevole e illusoria campagna pubblicitaria.

Ennio Palmesino
Presidente A.I.C.A.T. 


CORRIERE ROMAGNA (Imola)

Morte ai giardini pubblici

IMOLA - L’ha ucciso il freddo. O almeno così sta scritto sul referto del medico legale che ieri mattina ha toccato quel corpo rigido, disteso a faccia insù sull’asfalto, tra le aiuole dei giardini pubblici di via Cavour. Ma la morte aveva iniziato a prenderselo già da tempo. Gradualmente, senza fretta, spegnendolo un giorno alla volta. Bruciandolo con l’alcol. Beveva il signor B. (lo chiameremo così, dall’iniziale del cognome, per tutelare la privacy del figlio e della compagna). Ha bevuto anche domenica sera e questa volta la bottiglia gli è costata la vita. Forse è passato dall’ebbrezza al sonno senza nemmeno accorgersene. E il ghiaccio ha fatto il resto. Gli ha fatto muovere l’ultimo passo, portandolo alla morte. Storia triste. Di quelle che spesso incroci sui giornali. Il titolo, banale: dramma della solitudine. Quasi sempre è così. Non questa volta. Il dramma c’era tutto. La solitudine no perché il signor B., nato nel 1933, aveva un figlio, purtroppo anch’egli con qualche disagio, e da anni una compagna. Un legame che durava, nonostante i problemi di entrambi. Lui a combattere con l’etilismo. Lei con disagi psichici. Cercava di venirne a capo, di smettere col bicchiere e riprendersi vita e dignità. Purtroppo non ce l’ha fatta. E l’alcol, dopo le prime vampate, non ha fatto altro che aumentare l’effetto micidiale del freddo. L’hanno trovato ieri mattina, alle 6.30. Qualcuno ha chiamato il 113 ma ormai il 72enne non respirava più. Quando gli agenti del commissariato sono arrivati sul posto il corpo era ancora a terra, supino, con le gambe stese. Addosso, una giacca a vento blu, pullover di lana, camicia scozzese, scarponcini ai piedi. Vestiti pesanti, ma non abbastanza per proteggerlo tutta la notte. Di fianco al corpo, un pacchetto di sigarette e, poco distante, sul muretto di un’aiuola, una bottiglia di vino mezza vuota. L’ambulanza è arrivata a sirene accese, rompendo il silenzio del centro che ancora doveva svegliarsi. Ma era un suono del tutto inutile. Il 72enne era già morto, il medico ha constatato il decesso per apparente assideramento e il corpo è stato trasportato alla camera mortuaria. La sua battaglia con l’alcol è finita una volta per tutte. A vincere ci provava da tempo. Era seguito dal Sert, il servizio di recupero per le dipendenze dell’Ausl. E nell’estate scorsa, assieme al Consorzio servizi sociali, avevano studiato e costruito un progetto fatto apposta per lui. Per guarire da quel male aveva dovuto lasciare la propria abitazione, in via Bucci, dove viveva assieme alla compagna. Anche lei per la verità era stata allontanata. Situazione “precaria” avevano detto i servizi sociali. Per via dell’igiene, soprattutto. Così per lei, in accordo col Dipartimento di salute mentale, era stato trovato un letto a Villa Armonia, struttura privata d’accoglienza in via Selice. A lui invece avevano riservato un posto nella casa di riposo di via Venturini. C’era entrato nel settembre dello scorso anno ed essendo autosufficiente poteva entrare e uscire a sua discrezione. Così ha fatto domenica mattina.“E’ uscito come altre volte - racconta il direttore della casa di riposo, Andrea Garofani -. In base al suo progetto di recupero erano previste uscite accompagnate ma era comunque libero di andare fuori. A pranzo non è rientrato. Ci avevano telefonato da Villa Armonia, dove è ospite la sua compagna, dicendoci che anche lui era lì e che avrebbero quindi mangiato insieme. Ci siamo preoccupati alle 20 quando non l’abbiamo visto rientrare. Abbiamo chiamato polizia e carabinieri per dare l’allarme. Alle 22 abbiamo riprovato ma di lui non avevano trovato traccia”.

Giacomo Bedeschi


CORRIERE ROMAGNA (Imola)

Quel clochard trovato steso su una panchina

IMOLA - Era già successo. Quella volta il lenzuolo bianco lo stesero su un signore di 54 anni. Praticamente un flash back della scena di ieri mattina. Era il 23 gennaio di tre anni fa. I carabinieri lo trovarono, dopo la segnalazione di un passante, ormai senza vita disteso su una panchina dei giardini pubblici del San Domenico. Aveva cercato di riscaldarsi solo con il suo piumino e qualche bottiglia di vino. Ma anche per lui il freddo era stato letale. Non era un vero e proprio clochard anche se da qualche tempo si arrangiava, conducendo una vita randagia. Fu un gennaio nero, quello del 2003. Tre giorni dopo toccò a un altro uomo di mezza età, un 57enne, che a Imola aveva due figli. Non li vedeva da maggio e si arrangiava con qualche lavoretto come facchino. Le forze dell’ordine lo trovarono, dopo la segnalazione di alcuni muratori, in un cantiere di fronte a piazza Bianconcini. Aveva cercato riparo dal freddo gelido tentando anche di scaldarsi accendendo un focherello. Addosso solo camicia e maglione e un bancale di legno come giaciglio. Si conoscevano quei due poveretti. Il giorno in cui morì il primo, qualcuno li aveva visti anche pranzare assieme, alla mensa delle Acli. Lo stesso destino sfortunato. La stessa fine.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Il concorso letterario di «Go Wine» alla quinta edizione
Rionero, «Bere il territorio» i giovani e il loro rapporto col vino

RIONERO IN VULTURE - C’è anche un’azienda lucana fra i sostenitori del Concorso Letterario promosso da Go Wine «Bere il territorio». Si tratta della quinta edizione ed è un invito ai giovani a raccontare il rapporto con il vino. Al giorno d’oggi sempre più le fasce giovanili si avvicinano al nettare di bacco. Rosso o bianco che sia. Un approccio che significa non solo bere bene e sano, ma intensificare il rapporto con la cultura e con il territorio di provenienza del vino. Come detto c’è un’azienda della Basilicata tra i sostenitori del concorso di Go-Wine. Stiamo parlando de Le cantine del Notaio di Rionero in Vulture. Il Vulture appunto zona che va per la maggiore per la produzione di vini lucani. Un’area per clima e orografia è particolarmente vocata nella cura e produzione del prodotto. Tanto è vero che l’Aglianico che si fregia del marchio «Doc» è una garanzia assoluta. Tornando al concorso si rivolge ai giovani di tutta Italia e che li invita a raccontare il loro rapporto con il vino, con particolare riferimento alla cultura, alla società ed all’ambiente che lo caratterizza. I giovani, non soltanto intesi come i consumatori del domani, ma anche, e forse soprattutto, come i rappresentanti di quella generazione che può contribuire a consolidare il successo e l’attenzione che il mondo del vino ha riscosso un po’ ovunque in questi ultimi dieci anni (*). Come negli anni passati, anche per questa quinta edizione è stato costituito un comitato sostenitore composto da aziende vitivinicole selezionate, che hanno condiviso con l’Associazione Go Wine l’impegno a coinvolgere giovani e giovanissimi avvicinandoli al vino di qualità e sviluppando la loro sensibilità in favore dei temi enologici. Il concorso è riservato ai giovani dai 18 ai 30 anni. Il concorso prevede anche due sezioni speciali riservate agli allievi degli Istituti Alberghieri e agli allievi degli Istituti Agrari italiani. In entrambi i casi potranno partecipare al concorso singoli studenti oppure gruppi non superiori a cinque persone. I testi dovranno pervenire entro il 10 febbraio 2006 presso la sede di Go Wine, ad Alba. Il bando per la partecipazione scade il 10.02.2006.La premiazione è prevista nel corso della cerimonia che si terrà ad Alba sabato 1 aprile 2006.

a.mass.

(*) Nota: sarà disinformazione o faccia tosta?

Questo “successo” sta solo nei loro sogni: il mondo del vino in questi ultimi dieci anni sta attraversando una crisi epocale, i consumi crollano, nonostante gli investimenti enormi (spesso con denaro pubblico) e la assillante promozione mediatica, addirittura con spazi fissi all’interno di telegiornali nazionali.
Quanto al cercare di spingere all’alcol i giovani e i giovanissimi… ogni commento è superfluo.


IL MESSAGGERO

Quarto Miglio
Polacco trovato morto dentro una baracca: è stato ucciso a calci, pugni e bastonate

Lo hanno trovato nel primo pomeriggio di ieri riverso sul lettino dentro una catapecchia, tra le baracche abitate da molti immigrati dell’Est lungo l’Appia Nuova, all’altezza di Quarto Miglio: Andrea Potkul, la vittima, è un polacco di 44 anni, picchiato a sangue al termine con ogni probabilità di una violenta lite con altri stranieri scatenata dai fumi dell’alcol. Il corpo presentava varie ecchimosi e tumefazioni che non hanno lasciato molti dubbi sulla loro natura al medico legale, Fidelia Cascini, del Policlinico Gemelli che ha eseguito un primo esame del cadavere su disposizione del pubblico ministero Ilaria Calò.
La morte risalirebbe ad alcune ore prima: secondo la ricostruzione dei militari del Nucleo operativo di via in Selci, l’uomo sarebbe stato colpito con calci e pugni, forse anche con un bastone, fuori della baracca e poi trascinato all’interno. Sono stati accompagnati in caserma e ascoltati fino a tarda sera altri extracomunitari che vivono nella baraccopoli; conoscevano Andrea Potkul e potrebbero aiutare chi indaga a chiarire l’accaduto e scoprire chi lo ha ucciso.
E’ il terzo omicidio consumatosi nella capitale nel giro di meno 48 ore nei confronti di immigrati, dopo quello della coppia - lui marocchino lei polacca - trovati morti domenica nel cortile del residence Roma di Bravetta e per il quale le indagini si erano orientate da subito sul giro di connazionali delle vittime, in particolare sull’ex fidanzato della donna: all’inizio si era addirittura ipotizzato che il decesso di Andrea Potkul fosse legato al precedente caso, e che il 44enne trovato morto in via Appia Nuova potesse essere implicato nel duplice delitto di Bravetta. Per questo gli investigatori del Nucleo operativo della compagnia Trastevere che stanno cercando di far luce sulla morte di Badr Boutenil e della convivente Violetta Branska sono piombati subito in via Appia Nuova. Sono bastati però pochi minuti e alcuni accertamenti per dissolvere pure questo sospetto.
Sullo sfondo del delitto di ieri c’è una vasta area di campagna occupata da baracche di legno e cartone, rifugio di fortuna per molti senza fissa dimora, tra le quali lo scorso anno un altro polacco rimase ucciso dopo essere stato selvaggiamente picchiato da altri due connazionali ubriachi.
Giu.Mar.


IL MESSAGGERO

L’AUTOPSIA
La morte è arrivata a mezzanotte: la donna è stata massacrata con un’arma da taglio

È stata eseguita ieri mattina al policlinico Gemelli l’autopsia sui cadaveri del marocchino e della sua convivente polacca trovati morti ieri nel cortile del residence Bravetta. L’esame autoptico, effettuato dal medico legale Fidelia Cascini, ha accertato che i due sono stati uccisi intorno alla mezzanotte di sabato. In entrambi sono state trovate tracce di sostanze alcoliche. L’uomo è stato assassinato, secondo quanto emerso dall’autopsia, colpito da un corpo contundente più volte sulla testa.
La donna è deceduta per le ferite lacero contuse: la vittima, che non era incinta, è stata colpita a morte con un’arma da taglio. Nel primo caso si potrebbe trattare di un martello, nel secondo di un piccone o uno scalpello. I risultati dell’esame saranno utilizzati nelle indagini dei carabinieri del Nucleo operativo di via In Selci e della compagnia Trastevere.


LA PROVINCIA DI CREMONA

Decine di morti, un flagello che spazza l’Europa

ROMA — L’eccezionale ondata di gelo proveniente dal Polo Nord, dopo aver stretto nella sua morsa la Russia, l’Ucraina e la Turchia, si sta spostando anche sull’Europa centro-settentrionale. A Mosca e nel resto della Russia europea il gran freddo comincia ad attenuarsi ma continua a crescere il numero dei morti per congelamento. Nella capitale, dove i termometri si sono fermati attorno ai 20 gradi sotto lo zero (10 in più rispetto ai picchi della scorsa settimana), 12 persone sono morte assiderate nel fine settimana. Dal 16 gennaio, quando la colonnina di mercurio è precipitata per la prima volta ad oltre -30 gradi, nella metropoli russa si sono registrati almeno 27 decessi per congelamento soprattutto tra i senzatetto e gli ubriachi che si addormentano all’aperto. In Ucraina, dove le temperature si aggirano ovunque attorno ai -30 gradi, tra sabato e domenica sono state otto le vittime del gelo portando a 26 il numero totale dei morti per il maltempo. Tra i Paesi più colpiti c’è anche la Polonia. Oltre 20 persone sono state trovate morte per il freddo durante questo fine settimana, portando a 150 il tragico bilancio degli assiderati da inizio inverno. Il record dell’altra notte è stato di -31,5 gradi a Sulejow, nel centro del Paese. Il gelo polare ha raggiunto lo scorso fine settimana anche la Repubblica Ceca con temperature oltre i -20 gradi causando durante il week-end altri cinque morti. Secondo l’agenzia di stampa ceca CKT, tra la fine dell’anno scorso e l’inizio del nuovo, sono almeno 18 gli assiderati in tutto il Paese. In Romania, dove si prevede una settimana di gelo siberiano, la temperatura è scesa sotto i -21 gradi e sono già nove le vittime del freddo. Per far fronte all’aumento dei consumi, la compagnia nazionale Romgaz ha deciso di aumentare del 10% le forniture di gas. In Germania, solo nelle ultime ore, sono quattro i morti per assideramento. Stanotte a causa della neve, sono scrollati i tetti di due impianti ippici facendo tornare l’allarme per lo stato delle strutture sportive. Il 2 gennaio infatti, il carico di neve, aveva sfondato la copertura di un palazzetto del ghiaccio a Bad Reichenhall, in Baviera, provocando 15 morti e 34 feriti. Anche in Grecia c’è allerta per l’arrivo del grande freddo: già ieri ad Atene la temperatura è notevolmente scesa fino a toccare i 5 gradi. Nel Nord del Paese, a Florina, il termometro è già sottozero: -6. In Turchia, soprattutto nel nord e nell’est del Paese, a causa delle abbondanti nevicate, rimangono isolati e privi di energia elettrica più di 3700 villaggi. Ad Ankara il ghiaccio ha provocato un incidente tra due autobus nel quale almeno nove persone sono morte e altre 12 sono rimaste ferite.


ADNKRONOS

Si era solo lamentata del loro modo di guidare
BERGAMO, PICCHIANO VICINA E AIZZANO PITBULL: DUE FRATELLI ARRESTATI
Aggrediti e feriti anche alcuni parenti della donna che erano corsi in suo aiuto e alcuni Carabinieri intervenuti

Milano, 23 gen. - (Adnkronos) - Hanno picchiato una vicina che si era lamentata del loro modo di guidare, hanno aggredito i parenti della donna che erano corsi in suo aiuto, hanno infranto dei vetri con un lancio di sassi e infine hanno aizzato il loro pitbull contro tutti compresi i carabinieri che poi li hanno arrestati. Cosi’ due giovani calabresi sono finiti in manette ieri nel tardo pomeriggio a Villa D’Alme (Bergamo). I due uomini, 27 e 25 anni, da poco piu’ di un mese residenti in zona, sono stati rimproverati dalla donna per come guidavano nel cortile dello stabile. Per tutta risposta, scesi dall’auto, i due hanno tirato un sasso alla finestra della signora e poi l’hanno malmenata.
Un vicino e i familiari della donna, nel tentativo di bloccare i due, sono rimasti feriti. Ma non solo, i due giovani fratelli, proprietari di un pitbull, lo hanno aizzato contro i presenti e poi hanno mandato in frantumi i vetri di molte finestre del condominio con il lancio di sassi.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno arresto i due per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, danneggiamento, violazione di domicilio. Il cane, infatti, e’ stato aizzato anche contro i militari che, solo dopo aver aver lottato a lungo, sono riusciti a bloccare i due soggetti che erano ubriachi. Alcuni dei militari sono rimasti feriti. I due calabresi ora si trovano nel carcere di Bergamo a disposizione dell’autorita’ giudiziaria, mentre il cane e’ stato affidato al canile sanitario di Urgnano.


LA REPUBBLICA.IT

Il marchio è stato associato per più di 35 anni ad alcuni dei più celebri team e vetture nel mondo delle corse automobilistiche
Martini ritorna in Formula Uno partner della Scuderia Ferrari

Ricordate Martini Racing, uno dei marchi più famosi nel mondo delle sponsorizzazioni sportive? Oggi ritorna in Formula Uno. Dalla porta principale visto che diventa partner ufficiale della Scuderia Ferrari.
Torna quindi il classico rettangolo su disco, associato per più di 35 anni ad alcuni dei più celebri team e vetture nel mondo delle corse automobilistiche.
L’annuncio di oggi conferma un rapporto di sponsorizzazione, che si protrarrà per alcuni anni, tra un marchio internazionale come Martini e la Scuderia Ferrari, che condividono da sempre una natura dinamica, sofisticata e cosmopolita.
Robert Furniss-Roe, Direttore Martini Racing, ha dichiarato, "Siamo felicissimi della nostra nuova partnership con il team di F1 della Scuderia Ferrari. Abbiamo una lunga e gloriosa tradizione nell’automobilismo e quest’ultimo capitolo si annuncia gratificante ed eccitante per noi e per i nostri consumatori. Ferrari ha prodotto alcune delle più suggestive e famose vetture da corsa mai realizzate e non vi è nessun team di Formula Uno che meglio rifletta la personalità ed il carattere di Martini. L’attrattiva esercitata dalla Formula Uno ci procurerà una grande visibilità e ci consentirà quindi di comunicare con i consumatori di tutto il mondo.
Furniss-Roe, spiega poi che "L’orgoglio di Martini si unisce ad un profondo senso di responsabilità sociale e di rispetto verso la comunità cui offre i propri servizi. Martini Racing ha maturato più di 35 anni di esperienza nell’automobilismo ai più elevati livelli e ciò ci dà una profonda conoscenza della delicata posizione di un’azienda del settore alcolico quando opera nel campo dello sport.
Il nostro rapporto con Ferrari in Formula Uno ci consentirà di comunicare un messaggio forte di responsabilità sociale, che costituirà la base per una campagna pan-europea contro l’abbinamento "drink and drive ", che implementeremo durante questa stagione di F1.” (*)
In aggiunta alla partnership con Ferrari ed alla campagna anti "drink and drive", Martini sponsorizzerà un programma televisivo di costume, che darà risalto al glamour ed agli avvenimenti del mondo della F1.
Trentatre episodi del Martini World Circuit saranno trasmessi in tutto il mondo in sei differenti lingue, a partire da marzo 2006.
Il sorprendente legame tra Martini Racing e l’automobilismo risale al lontanto1968. Da allora, Martini è stata associata ad illustri case come Brabham e Lotus in Formula Uno, Porsche nel Campionato mondiale di Durata a Le Mans e nel Campionato Mondiale Rally, fino al Campionato Tedesco Turismo con Alfa, senza dimenticare Lancia e Ford, nel Campionato Mondiale Endurance e nel Campionato Mondiale Rally.
Attraverso le numerose sponsorizzazioni, Martini Racing è stato legato a numerose leggende dell’automobilismo, incluso uno dei maggiori piloti di Formula Uno di tutti i tempi, Mario Andretti; e ancora i piloti Carlos Reutemann e Michele Alboreto; il sei volte vincitore di Les Mans Jacky Ickx; il Campione del Mondo Rally Markku Alen; il vincitore nel 1981 del Campionato del Mondo Endurance, Riccardo Patrese; insieme ad altre celebrità quali Carlos Sainz, Colin McRae, Mikki Biasion, Didier Auriol, Juha Kankunnen, Francois Delecour and Derek Bell.

(*) Nota: è straordinario!

Così quest’anno vedremo la Formula 1 promuovere, sponsor Fisichella, la “Drive Beer”, la birra alcolica per guidare e CONTEMPORANEAMENTE, sponsor Ferrari, il “don’t Drink and Drive”, ovvero non bere alcolici se devi guidare.

Una comunicazione ubriacante.


LIBERO.IT

http://canali.libero.it/salute/neurologia.php?esp=n_396neurologia.php

Neurologia
In Europa sono 350 al giorno le vittime degli incidenti stradali, molti dei quali provocati dalle bevande alcoliche
Non c’è week-end senza stragi sulle strade

In Italia ogni giorno si contano due morti ogni 100 incidenti e il rapporto sale a 7 ogni 100 tra il sabato notte e l’alba di domenica, in coincidenza con l’uscita dalle discoteche. E l’alcool è una delle principali cause di questi decessi che sgomentano non solo per quanto riguarda il nostro Paese dal momento che in Europa gli incidenti stradali provocano 127.000 vittime l’anno,350 morti al giorno. E’ come se annualmente l’intera popolazione di una città europea di medie dimensioni rimanesse uccisa. Non c’è dubbio: troppo alcool nel corpo dei giovani al volante.
Lo afferma un’indagine che ha tratteggiato un identikit degli over 18 alla guida di un automobile: cellulare all’orecchio e pieno di bevande alcoliche nello stomaco. Così è spiegabile il dato che il 41% dei giovani nostrani è incorso almeno una volta nella vita, in un incidente stradale. Compresi quelli che corrono sui motorini a 14 anni. Ora relativamente all’alcool tutti i medici sono concordi: può perseguitarci fin dall’inizio della vita: ucciderci perché è notorio che è un importante fattore di rischio di aborto spontaneo nel secondo trimestre di gravidanza nonché danneggiarci mentre siamo ancora nel grembo materno. L’alcool infatti esercita effetti lesivi sullo sviluppo del cervello. Provoca sia anomalie di sviluppo delle strutture nervose specie a livello cerebrale, sia alterazioni a carico dei neurotrasmettitori cerebrali. Quest’ultime sono sostanze chimiche deputate al controllo e all’armonico funzionamento delle nostre strutture nervose superiori. L’alcool interferisce proprio con l’azione di queste sostanze, in particolare con la noradrenalina, le endorfine e le encefaline. Agisce come una sostanza tossica nei primi giorni di vita fetale se malauguratamente la mamma è un ‘alcolista, proprio mentre il cervello si sta sviluppando rapidamente. Oltre una certa dose, provoca la morte del feto. A dosi non letali, rallenta la crescita: una riduzione del peso fetale e un aumento delle endorfine con la conseguenza di uno squilibrio nello sviluppo globale del cervello. Si sa che la sindrome di alcoolismo fetale è la terza causa di ritardo mentale dei bambini (*). E se ha risparmiato la nuova vita nel grembo materno, l’alcool la investe successivamente con l’evolversi della malattia del genitore alcolista: scenate in casa, cambiamenti d’umore della mamma che beve o del padre che col ricorso alla bottiglia diventa nervoso, irascibile, violento. I figlioletti sono i più esposti e non hanno possibilità di fuga. Crescendo spesso diventano loro stessi alcolisti. Comunque si portano dentro l’alcol anche quando credono di sfuggirlo. E’ stato assodato, infatti, che le stragi del sabato sera, all’uscita delle discoteche, avvengono il più delle volte perché i ragazzi al volante sono ciucchi.

Servizi Medici Aziendali

(*) Nota: l’accostamento tra questo articolo e il successivo è puramente… voluto.


WINENEWS.IT

UN’ORIGINALE ETICHETTA DI VINO? IL TRACCIATO DI UN BAMBINO ANCORA NELLA PANCIA DELLA MAMMA. L’IDEA E’ DELLA CANTINA GIOVANNA TANTINI DI OLIOSI (VERONA)

Il vino si chiama Ettore, come il suo primo figlio. E fin qui niente di strano, perché di produttori che dedicano bottiglie ai propri figli ce ne sono a decine. Più originale invece l’etichetta, che riporta il tracciato del cuore del bambino quando ancora era nella pancia della sua mamma, Giovanna Tantini. Una vignaiola che ha fondato la sua azienda agricola (www.giovannatantini.it) a Oliosi (Verona) dopo aver messo da parte la laurea in giurisprudenza, per riscoprire la passione per la terra.
“Volevo creare qualcosa di unico per celebrare la nascita del mio primo figlio - spiega a Winenews, Giovanna Tantini - e mi è venuto in mente, insieme a mio marito, di personalizzare l’etichetta di questo vino, imbottigliato nell’anno di nascita del bambino, con il battito del suo cuore”.
L’Ettore è il vino di punta dell’azienda, un IGT derivante da un uvaggio di Corvina (80%), Cabernet (10%) e Sangiovese (10%). Una bottiglia che, anche grazie all’aiuto dell’agronomo Federico Curtaz e dell’enologo Attilio Pagli, non teme il confronto con il grande “vicino di casa” Amarone. L’Ettore utilizza, infatti, la classica tecnica di appassimento delle uve dell’Amarone, anche se con modalità diverse (il processo dura poco più di una settimana, a temperature piuttosto basse), e il risultato finale è davvero degno di nota.
Anche il Bardolino 2003 prodotto da Giovanna Tantini ha stupito critici ed appassionati, costringendoli a rivedere molti luoghi comuni su questo vino veronese, considerato da sempre semplice ed immediato, senza troppe pretese. Questo invece, complesso al naso, suadente in bocca, assomiglia di più ad un grande Valpolicella, e nulla ha da spartire con i Bardolino che tutti conoscono.


ASAPS.IT

PIRATI DELLA STRADA, GIORNATA CAMPALE.
I CARABINIERI NE IDENTIFICANO UNO A TERNI.
LA POLIZIA MUNICIPALE NE SMASCHERA UN ALTRO A MILANO, PER ALTRO COMPLETAMENTE UBRIACO

(ASAPS) – Per alcuni giorni il nostro osservatorio sulla pirateria è rimasto intonso. Poi, come spesso succede, “parte la bambola”. Un ruolo decisivo nel rintraccio di chi ha ucciso e poi è puntualmente sparito sgommando a tutta velocità lasciando sangue di altri sull’asfalto, l’hanno giocato i Carabinieri. Quelli della Stazione di Papigno (Terni), hanno identificato il pirata che lo scorso 9 gennaio aveva tamponato violentemente un’altra auto, il cui conducente era rimasto seriamente ferito, dandosi poi alla fuga. Grazie ad alcuni testimoni, che avevano annotato alcune cifre della targa, i militari sono arrivati ad un ternano di 29 anni, pregiudicato, che si trovava alla guida di una Punto e che aveva la patente sospesa per un altro incidente stradale. La sua auto era in una carrozzeria, per far sparire le tracce dell’accaduto. A Gallarate, invece, la caccia al pirata è durata poche ore. Le indagini erano partite dai rilievi di un terribile investimento: un giovane rumeno di 35 anni era sceso dalla propria auto alle 7 del mattino, quando un’auto lo ha centrato, facendolo finire sull’alta corsia, dove il suo corpo è stato straziato da altri due veicoli. Questi si sono fermati, ma non il primo, che è sparito a tutta velocità. L’uomo è stato ricoverato in ospedale, ma alle 15 del pomeriggio è deceduto senza nemmeno riprendere conoscenza. La Polizia Municipale è intervenuta sul posto, ed anche qui il contributo di alcuni testimoni si è rivelato decisivo. La Lancia che lo ha colpito per primo era condotta da un 57enne, che non aveva alcuna intenzione di farsi prendere. Appena poche ore dopo, infatti, il pirata aveva portato il veicolo in officina, dove è stato sequestrato, mentre il proprietario denunciato a piede libero. Gli stessi Vigili Urbani hanno identificato un terzo pirata a Milano, dove una ragazza di 25 anni, in sella al motorino, era stata investita all’alba da una Polo subito fuggita. Un passante ha poi raccontato tutto agli agenti, che lo hanno bloccato poco dopo, al termine di un inseguimento. Al volante c’era un dominicano di 38 anni, ubriaco fradicio (3 g/l contro il limite di 0,5) e per di più munito di una patente contraffatta, compilata su uno stampato rubato in bianco, che è stato arrestato. La ragazza se la caverà in 10 giorni. (ASAPS)


CORRIERE DELLA SERA (Cronaca Milano)

Investimento e fuga anche in via Santa Sofia. Il pirata inseguito e segnalato ai vigili: preso.
Travolge un passante poi fa riparare l’auto Individuato dai vigili grazie a un testimone

Una ragazza di 25 anni ferita e un uomo di 36 ucciso. Investiti ieri mattina, tra le 5.30 e le 7, da due automobilisti che non si sono fermati a soccorrerli. I pirati della strada, però, sono stati identificati dai vigili del Nucleo radiomobile. Fondamentale, l’intervento di due testimoni. Il primo ha assistito all’investimento della ragazza che viaggiava in scooter, alle 5.45, in via Santa Sofia, all’angolo con corso di Porta Romana, e si è messo all’inseguimento dell’auto pirata. È stato lui a chiamare «in diretta» la centrale operativa dei vigili che hanno intercettato la Volkswagen Polo guidata da Victor B.L., un dominicano di 38 anni, in piazza Diaz. L’uomo era ubriaco: l’alcool-test ha rilevato un tasso cinque volte superiore a quello previsto dalla legge. Il dominicano, inoltre, aveva una patente italiana rubata. L’investitore è stato denunciato per lesioni colpose, omissione di soccorso, uso di atto falso e guida in stato di ebbrezza. La ragazza è stata medicata al Policlinico e dimessa con 10 giorni di prognosi. Il fatto più grave, invece, è accaduto alle 7 in via Gallarate. Aurel Catrina, un romeno di 36 anni, che viveva nel campo nomadi di via Triboniano, ha parcheggiato l’auto e ha attraversato per andare in tabaccheria ma è stato travolto da una Lancia Zeta che ha proseguito la sua corsa. L’urto violento ha sbalzato il romeno sulla corsia opposta, dove è stato investito da una Opel Agila e poi da un autocarro.
Ricoverato in fin di vita all’ospedale Niguarda, Catrina è morto ieri pomeriggio. Un testimone è riuscito ad annotare parte della targa e la polizia municipale è risalita al conducente. Angelo P., milanese di 57 anni, incensurato, aveva già portato l’auto dal carrozziere e ordinato i pezzi di ricambio. Adesso dovrà rispondere di omicidio colposo e omissione di soccorso.

Ruggiero Corcella


IL GAZZETTINO (Treviso)

Lo scorso anno i decessi sono stati 23, mentre dal 2003 non si era più superata la soglia dei dieci lutti
Raddoppiate le vittime della strada
La Polizia stradale: «Gli incidenti sono in diminuzione, 343 nel 2005 contro i 369 del 2004»

Vittorio Veneto - Il 2005 è stato un anno orribile per la casistica degli incidenti mortali rilevati dagli agenti del comando vittoriese della Polizia Stradale, più che raddoppiati rispetto agli anni precedenti: sulle strade della Marca, non solo del vittoriese, le vittime nel 2005 sono state 23 in 21 incidenti stradali contro le 10 del 2003 e 2004. Solo nello scorso mese di dicembre gli agenti della Polstrada vittoriese hanno dovuto registrare ben 6 morti in 5 incidenti. Meno sinistri complessivamente, 343 contro i 369 del 2004, è vero, secondo un trend che continua da qualche anno, ma quelli accaduti nel 2005 sono stati decisamente più gravi. «Un picco che non ci aspettavamo, anche se abbiamo constatato mese dopo mese che la situazione si presentava peggiorativa - ammette l’ispettore capo Michele Cursio, comandante della stazione vittoriese -. Speriamo sia stato un anno eccezionale in senso negativo, ma c’è da rilevare che gli incidenti sono avvenuti un po’ ovunque, nella zona di nostra competenza». Una zona che sostanzialmente va molto oltre il vittoriese ed il coneglianese: una pattuglia ha competenza praticamente su tutta l’area provinciale. Visto l’alto numero di vittime della strada rilevato, la Polstrada non nasconde che in realtà la vera piaga rimane la guida in stato di ebbrezza. L’abbassamento della percentuale alcolemica come da normativa europea anzichè debellare il malvezzo, che si accompagna quasi sempre all’eccesso di velocità, paradossalmente lo ha aumentato. «Nelle giustificazioni di coloro che vengono pizzicati con l’art. 186 (che è penale, ndr) c’è una sorta di arrendevolezza dannosa - sostengono al comando -. Dicono che il limite di 0,50 (prima era 0,80) viene subito raggiunto, e quindi tanto vale bere qualcosa di più (*). Ma se vengono fermati non sanno che trafila comporta riavere la patente, da un mese di sospensione, e quanto sborsare per la condanna. Senza contare i punti levati dalla patente e che le revisioni poi andranno fatte ogni due anni". Sono sempre numerose, anche se in leggero calo, le patenti ritirate per eccesso di velocità (oltre al limite di 40 chilometri orari) e per guida in stato di ebbrezza. Dalle 255 nel 2004 alle 239 dello scorso anno, delle quali ben 159 di automobilisti trovati alticci alla guida. Oltre a 92 carte di circolazione. Con un organico da anni al minimo vitale, e passato da 8 a 17 effettivi, comandante compreso la Polstrada vittoriese è riuscita a produrre una mole di lavoro notevole: con circa due pattuglie al giorno di media sulle strade della Sinistra Piave e della Provincia, per prevenire e reprimere le infrazioni al codice della strada sono state verbalizzate 2950 contravvenzioni.

Fulvio Fioretti

(*) Nota: sono convinto che l’abbassamento del limite legale dell’alcolemia sia stato utilissimo a ridurre il problema della guida in stato di ebbrezza, e che oggi, complessivamente, gli italiani prima di guidare bevano meno di prima.
Vengono rilevate più infrazioni all’art. 186, a seguito di incidenti e non, perché si è cominciato a fare controlli.
Qualche anno fa, con il limite 0,8, c’erano pochissimi etilometri in Italia, e anche quei pochi non venivano granchè adoperati.
Sarebbe interessante rilevare, per esempio, il numero di etilometri operativi in Italia cinque anni fa e confrontarlo con quelli attuali.
Da quando in provincia di Mantova viene controllato a tappeto ogni conducente coinvolto in incidente, con o senza feriti, si è impennato il numero degli incidenti in cui viene rilevato un collegamento con l’alcol: questo non significa che i mantovani stiano bevendo di più.


IL MESSAGGERO (Marche)

San Benedetto

Vita a precipizio, quella di Ciampi narrata dalla Scerman

di ROSSELLA LUCIANI

Il PRIMO ospite del 2006 agli appuntamenti culturali del Barcode di San Benedetto è una giovane scrittrice emiliana, Gisela Scerman .
L’evento, organizzato dai titolari del caratteristico bar di via Mentana 44, Gianluca Palestini e Peppe Bisacchi in collaborazione con Stefano Travaglini ed i due fumettisti grottammaresi maicol&mirco , è stato molto gradito dal variegato audience che si è lasciato letteralmente stregare dalla storia di Piero Ciampi .
Presentando il libro in sua memoria Una vita a precipizio. Il cantautore livornese raccontato dagli amici l’autrice ha cercato di far scoprire al pubblico il contrasto disperazione-dolcezza presente negli autentici e geniali versi delle poeticissime canzoni di Ciampi motivando così il percorso di appassionata ricerca sulle tracce del ribelle artista di Livorno che l’ha portata a raccogliere le testimonianze dei suoi amici e collaboratori in una serie di interviste.
Piero Ciampi è morto già da venticinque anni, ma a partire dagli anni ’80 le sue canzoni, dedicate all’amore, al lavoro, ma anche all’alcolismo ( Il vino ) (*) e che mai raggiunsero la notorietà dovuta, sono tornate in vita reinterpretate da grandi nomi della musica italiana, tra i quali Gino Paoli , Paolo Conte e Nada .
Le curiosità raccontate dalla Scerman sono state inoltre integrate dalla proiezione del documentario La morte mi fa ridere, la vita no. Piero di Livorno per il quale si ringrazia la Fondazione Libero Bizzarri , mentre alle pareti del locale sono state attaccate 12 cover, come 33 giri, ognuna ispirata ad una canzone di Ciampi, completamente ideate dai toscani Mattia Di Rosa e David Paolinetti e dai nostri maicol&mirco.

(*) Nota: in realtà l’alcolismo è trasversalmente presente in tutte le canzoni scritte da Piero Ciampi negli ultimi anni di vita.

Sono personalmente convinto che sarebbe bello se chi si occupa di alcolismo conoscesse le opere di questo artista straordinario, a mio parere il più grande, poetico, “raccontatore” dell’alcol e dei problemi alcolcorrelati che sia vissuto nel nostro paese.
Alcolismo raccontato “dal di dentro”, che ha portato Ciampi prematuramente alla tomba, ucciso da un cancro alla gola (e non dalla cirrosi epatica, come lui aveva profetizzato per se stesso, forse non sapendo che le patologie alcolcorrelate non sono solo quelle del fegato).


IL MESSAGGERO (Ancona)

Telefonate a raffica al 118: denunciata

Ubriaca, telefona a raffica al 118 dicendo che la vicina sta male. Gli operatori corrono, ma scoprono che la donna è in ottima salute. E’ successo domenica pomeriggio ad Agugiano. Le chiamate sotto effetto dei fumi dell’alcol sono costate care a P.P. di 49 anni, denunciata dai carabinieri per procurato allarme. Il servizio 118 è infatti pubblico e tutte le telefonate vengono registrate. Così è stato possibile identificare la “telefonista”.


REUTERS.IT

Usa, getta sua gamba artificiale contro poliziotto, arrestato

PORTLAND, Oregon (Reuters) - Un uomo residente nell’Oregon ha gettato entrambe le sue gambe artificiali contro un poliziotto a cavallo, colpendolo con una di esse, perché il figlio era stato arrestato in quanto sospettato di guidare in stato di ebbrezza.
Lo ha riferito la polizia.
L’incidente è avvenuto venerdì scorso quando il poliziotto ha fermato un veicolo sportivo guidato contro il senso di marcia su una superstrada nel sud dell’Oregon.
Il poliziotto inizialmente ha fermato solamente il guidatore, Adam Kackstetter, di 26 anni, dopo che quest’ultimo ha reagito in maniera aggressiva. Ma poi il padre, Joel Kackstetter, di 53 anni, presente nella vettura come passeggero, è diventato ostile, ha riferito un portavoce della polizia.
Kackstetter padre si è scagliato contro il poliziotto diverse volte prima che questi riuscisse a immobilizzarlo a terra, secondo quanto si legge nel rapporto della polizia.
"Il passeggero si è tolto la gamba finta e l’ha gettata contro il poliziotto, colpendolo sull’addome. Poi si è tolto la seconda gamba e l’ha scagliata, ma non ha colpito nel segno", afferma il rapporto.
Padre e figlio sono accusati di diversi crimini tra cui assalto a pubblico ufficiale.
Non è stato possibile rintracciare l’avvocato dei Kackstetter per dei commenti.


IL MESSAGGERO (Ancona)

Fermato dai CC «Mi avete picchiato»

Inseguito e bloccato, urla ai carabinieri: «Se mi denunciate, dico che mi avete picchiato». I militari, che volevano sottoporre M.D., 28enne falconarese, al test dell’etilometro, hanno voluto evitare qualsiasi guaio. Accompagnato il giovane al pronto soccorso, lo hanno fatto visitare dai medici per dimostrare che sul corpo non aveva nessuna lesione. Quindi lo hanno denunciato davvero, per minacce e guida in stato di ebbrezza.


IL MATTINO

Lettere

Ma cosa sta succedendo e che cos’è questa "movida"? Per capirlo suggerirei di vivere una notte a Chiaia. La serata inizia intorno alle 22 quando un numero di auto incredibile cerca un parcheggio che non esiste. A nulla servono i calcoli e il cambio continuo delle strisce azzurre secondo un rituale che ricorda il gioco delle tre tavolette. E via dunque al parcheggio sui marciapiedi, sulle fermate degli autobus, negli incroci, sulle strisce pedonali. Il "popolo della notte" sa che ogni illegalità rimarrà impunita. Dopo aver parcheggiato ci si riversa all’interno, ma soprattutto all’esterno dei locali. Assembramenti, urla per tutta la notte, rifiuti di ogni genere, urina, e spesso risse. I residenti hanno dovuto organizzare una strategia di difesa. Nei fine settimana si cerca di non uscire di casa; se proprio si deve, si esce a piedi o in taxi o trasporto pubblico. Ma non si può prevedere tutto. Un malore di un familiare, un impegno di lavoro, un ritardo possono determinare la necessità di attraversare la "movida" in auto. Tutto è fermo. I mezzi di soccorso non possono passare, i passi carrabili sono ostruiti. Guai a perdere la calma, se si cerca di forzare il blocco, la maleducazione, unita ad alcol o droghe, può diventare causa di pestaggi. Ecco questa è la "movida". Purtroppo non è divertimento, ma illegalità, caos, pericolo. Quale cultura, quale città internazionale? I turisti o scappano o hanno di che raccontare, deridendoci, quando tornano a casa. Mi auguro che nei tavoli istituzionali si ponga la legalità al centro di qualunque tipo di accordo. Anzi suggerirei di porre sul tavolo i codici civile e penale perché un buon ricordo delle leggi fa bene a noi tutti. Ma se poniamo anche un testo di buone maniere da divulgare e insegnare, magari anche a scuola, faremo il tavolo migliore per tutti. Lo scrivente fa parte del comitato di Santa Teresa a Chiaia. Il Corso è al limite dell’agibilità

Salvatore Capobianco - NAPOLI


IL GIORNALE DI VICENZA

Condannati marocchino e trentino
Sorpresi a guidare in stato d’ebbrezza ora arriva il conto

(ca. b.) Dodici giorni di arresto e 260 euro di ammenda con la sospensione della patente per due mesi per guida in stato di ebbrezza. Questa la condanna nei confronti di Aziz Mouhibi, 40 anni, marocchino, domiciliato a San Zenone. Il 6 luglio di tre anni fa, l’immigrato venne sorpreso a Mussolente alticcio alla guida di un auto. Ieri il processo con la trasmissione degli atti al Prefetto di Vicenza per il provvedimento di espulsione.
Donovan Cari, 34 anni, domiciliato a Trento, è stato condannato con rito abbreviato a 8 giorni di arresto e 178 euro di ammenda per guida in stato di ebbrezza e a 6 giorni di arresto più 176 euro di ammenda per essersi rifiutato di sottoporsi al test alcolimetrico.
Il 23 luglio del 2003, alla guida di una Renault Clio, Cari venne coinvolto in un incidente stradale all’incrocio tra via Ca’ Dolfin e viale Toscana in quartiere Firenze, scontrandosi con una Fiat Punto. Recidivo, non ha potuto godere di alcun beneficio di legge.


L’ARENA di Verona

Grande rilievo sulla stampa austriaca per il ritrovamento
Il ladro-gentleman di Cellini
Oscuri i moventi del furto della famosa «Saliera»

Grande rilievo ieri sulla stampa austriaca per il ritrovamento della «Saliera» di Benvenuto Cellini e in particolare sulla figura del presunto ladro, che in un colpo spettacolare aveva rubato l’11 maggio del 2003 la celeberrima sculturina d’oro rinascimentale dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Il ritratto che emerge è infatti quello di un ladro «gentleman», quello di Robert Mang, un austriaco di 50 anni senza precedenti penali e padre di due figli. L’uomo è sportivo, «good looking», proprietario di una piccola impresa di successo di impianti di allarme e il suo movente è sconosciuto.
Venerdì sera, dopo che gli inquirenti avevano già rinvenuto una parte della famosa statuetta, si è consegnato spontaneamente alla polizia dopo che sue foto erano state pubblicate. Di professione tecnico di impianti di allarme, Mang alla polizia ha dichiarato di avere visto la «Saliera» per la prima volta alcune settimane prima del furto, durante una visita al museo assieme ad un gruppo di turisti italiani. Grazie alla sua professione si è fatto subito un quadro della debolezza dei sistemi di sicurezza al Kunsthistorisches. Allora infatti c’era un’impalcatura esterna e le finestre non erano dotate di allarme. Nel coro di polemiche sono state chieste a gran voce le dimissioni del ministro della cultura Elisabeth Gehrer e del direttore del museo, Wilfried Seipel.
Il ladro, che rischia da uno a dieci anni di carcere, ha confessato anche di essere stato ubriaco al momento del furto e di essersi reso conto solo dopo, dai giornali, del valore dell’ oggetto (circa 50 milioni di euro). Versione questa ritenuta poco credibile dagli investigatori: «Se ne intende di sculture, era un collezionista di antiquariato e sapeva benissimo che cosa prendeva», ha detto ieri il capo della polizia criminale di Vienna Ernst Geiger, dubitando anche della sua ubriachezza.
Anche la procura di Vienna, che ieri ha ordinato gli arresti e avviato indagini preliminari contro Mang per furto grave con scasso e tentato ricatto, è convinta che il sensazionale colpo sia stato programmato a lungo termine.


L’ARENA di Verona

«Se si blocca il traffico bisogna aumentare le corse degli autobus pubblici»


Simone Piccoli, 24 anni, rappresentante di generi alimentari, non rinuncia mai a un buon caffè e a dare un’occhiata a L’Arena.
Lo incontriamo al bar Al Punto di viale Venezia e con lui commentiamo le notizie del giorno.
Un’inchiesta del nostro giornale fa emergere che le violenze domestiche sono dettate anche dall’abuso di alcolici. I dati rilasciati dalla questura e dai vigili urbani mostrano una casistica che mette in risalto questo dramma. La fascia d’età di quanti abusano di alcolici è tra i 25 e i 35 anni. Come commenta questa notizia?
«Non tutte le persone bevono per il solo gusto di farlo. Indubbiamente ci sono soggetti che non tollerano l’alcol, ma da lì a dire che il vino provoca attacchi di violenza mi sembra esasperato. Sono convinto, invece, che chi è di natura violenta alzando il gomito esaspera questa sua condizione. Ci vorrebbe perciò maggiore informazione».
Ha dei suggerimenti?
«Gli enti che si occupano di questi particolari problemi dovrebbero istituire dei corsi per insegnare ad assaggiare e a gustare il vino. Non dimentichiamoci che bere un buon bicchiere di vino non è un reato. La scheda riportata nell’articolo sfata quelli che sono considerati luoghi comuni, come quello secondo cui bere un buon bicchiere di vino non fa bene alla circolazione sanguigna: ma secondo me non è detto che perché fa male a uno debba farlo a tutti» (*).
Il blocco totale del traffico di domenica ha provocato aspre polemiche. Molte le multe inflitte, i turisti si sono lamentati per la mancanza di informazione. E finito lo stop i veronesi si sono messi in macchina mandando il traffico in tilt. Lei è d’accordo con questo sistema adottato dall’amministrazione comunale per ridurre lo smog?
«Per nulla. Trovo che si debbano intensificare i controlli sui sistemi di riscaldamento, che inquinano molto di più. A questo aggiungo che prima di fermare il traffico serve intensificare maggiormente il trasporto pubblico. Che senso ha mettere a disposizione i bus gratuitamente quando passano alle fermate mantenendo l’orario festivo? Le persone si devono spostare per forza e a mio avviso questo modo di operare si scontra con la libertà della persona».
In Gran Bretagna è di moda regalare al nascituro le cellule del cordone ombelicale che sono fondamentali per la cura di gravi malattie. Bastano duemila euro per conservarle per 25 anni e per il bimbo è una vera e propria assicurazione sulla vita. Lei lo farebbe se avesse un figlio?
«Certamente. È un dono valido, tanto più che la ricerca ha evidenziato che le cellule staminali sono utili. Sono certo che se anche in Italia ci fossero più banche del cordone ombelicale, una infatti è in Friuli, si potrebbe pensare in modo diverso anche per quanto riguarda la ricerca sugli embrioni e la loro conservazione». (a.z)

(*) Nota: è interessante vedere che, quando si parla di alcol (ma forse non solo in questo caso) le persone più evidentemente disinformate chiedono maggiore informazione… per gli altri.
Nessuno mette in dubbio le proprie (erronee) certezze.
E comunque il problema alcol è sempre degli altri.
Senza pensare che la pressoché totalità dei problemi alcolcorrelati sono causati da persone che bevono (o hanno incominciato a farlo) proprio “per il gusto di farlo”.
Questo signore arriva a suggerire che i servizi alcologici vadano in giro ad insegnare alle persone a bere… come beve lui.
Interessante anche la considerazione secondo cui “bere un buon bicchiere di vino non è reato”: excusatio non petita (giustificazione non richiesta), dicevano i latini: davvero c’è qualcuno che pensa che bere il vino sia un reato?


IL SECOLO XIX

Il sommelier del G8 parla ancora di vini ai telespettatori Tg5

Antonello Maietta a "Gusto”

Sbarcheranno oggi al Castello Doria di Portovenere le telecamere di "Gusto", il rotocalco enogastronomico in onda tutti i giorni al termine del Tg5, per la registrazione di una puntata speciale dedicata ai vini e alle specialità della cucina ligure. A condurre la rubrica sarà Antonello Maietta, sommelier professionista, membro della giunta esecutiva dell’Ais, l’Associazione italiana sommelier, e collaboratore di "Gusto" da quattro anni.
«La trasmissione fa parte di una serie di speciali che andranno in onda con cadenza settimanale da ogni regione italiana. - racconta Antonello, raggiunto telefonicamente dal Secolo XIX ad Alba, dove fa parte di una Commissione d’esame per sommelier - Abbiamo scelto Portovenere perché ci è sembrata la località più adatta a rappresentare la Liguria, in più il Castello Doria, arroccato sul mare, è davvero una location suggestiva».
Quello di Antonello Maietta è un curriculum di tutto rispetto: sommelier da 26 anni, è stato campione italiano nel 1990 e finalista mondiale nel 1992 ai Campionati di Rio de Janeiro. Al mondo dell’enogastronomia si è avvicinato quasi per caso, come lui stesso racconta: «Dopo il liceo scientifico, mi sono iscritto alla facoltà di Economia e commercio a Pisa. Poi ho cominciato ad affiancare la mia famiglia nella gestione della "Taverna del Corsaro" a Portovenere, e mi sono appassionato sempre di più a vini e cucina, tanto da farne la mia professione».
Una carriera, la sua, ricca di incarichi illustri: nel luglio 2001 è stato chiamato al G8 di Genova in qualità di responsabile del servizio sommelier per il pranzo servito ai capi di Stato e di governo nella sala di Palazzo Ducale, poco prima dell’inaugurazione del vertice. Il menù prevedeva corzetti alla ligure, branzino sfilettato al vapore e semifreddo alla pesca; il tutto annaffiato da uno spumante Giulio Ferrari millesimato 1985, da un Villa S. Nicolè del 1999 (uno spumante trentino), da un demisec Ferrari e, come vino da dessert, un Brachetto D’Acqui. A Genova Antonello ha coordinato ben 60 sommelier: un’esperienza impegnativa ma ricca di soddisfazioni.
Poi l’ingresso nello staff di "Gusto", dove ha dimostrato grande professionalitàe presenza scenica. Enrico Mentana lo notò durante una registrazione in un vigneto: camminando Antonello inciampò su una zolla e cadde, ma continuò a parlare disinvolto, pensando poi di essere scartato. La scena invece non fu tagliata e Mentana sentenziò: «Questo buca lo schermo, lo voglio». Ma la sua disinvoltura davanti alle telecamere emerse anche nel corso di una puntata de "La grande sfida" (1993), condotta da Gerry Scotti su Canale 5: Maietta sbaragliò tutti i concorrenti riconoscendo marchio, provenienza e gradazione di ben dieci tipi di champagne assaggiati "a freddo".
Attualmente è fra i titolari della rivendita di prodotti tipici "Antichi sapori liguri", che si trova alla Spezia in via Buonviaggio, e continua a tenere corsi di sommelier in Italia e all’estero. «Sono stato a Bruxelles e a Mosca - racconta - e a breve andrò a Los Angeles per organizzare alcuni corsi di qualificazione per gli italiani che vivono e lavorano fuori dal nostro paese. Per fortuna viviamo un periodo in cui il vino è in primo piano, e il mercato del lavoro richiede sempre di più figure professionali di alto livello. I sommelier italiani - sottolinea orgoglioso - hanno in gran parte soppiantato quelli francesi. A chiederli non è solo la ristorazione, dove la presenza del sommelier garantisce un innalzamento di qualità e fatturato, ma anche le aziende produttrici, la grande distribuzione e le organizzazioni che diffondono all’estero la nostra cultura enogastronomica».

Isabella Conte


CORRIERE DI COMO

Como ha tolto dalla strada 124 senza tetto

Ospiti fissi e presenze temporanee, legate a situazioni di emergenza. Complessivamente, ben 124 persone che in un anno sono state letteralmente tolte dalla strada grazie al cosiddetto ’Drop-In’ di viale Innocenzo, un progetto promosso dalla Lila (Lega Italiana per la Lotta all’Aids) in collaborazione con i Servizi sociali del Comune di Como e la comunità ’Il Gabbiano’.
Tra gli utenti, non soltanto tossicodipendenti o individui con problemi di etilismo, ma anche persone senza fissa dimora, ex detenuti o emarginati. «Si sono rivolte a noi persone dai 27 ai 55 anni, in prevalenza maschi italiani, in costante aumento - spiega il presidente della Lila, Bruno Vegro - I nostri operatori hanno verificato che esiste una realtà sommersa, in gran parte sconosciuta, composta da individui adulti che per svariati motivi hanno perso la speranza di un reinserimento nella società».
Una realtà che il ’Drop-In’ vuole rovesciare. «Il contatto con operatori e volontari - sottolinea Vegro - offre ai frequentatori del centro l’opportunità di entrare in una rete che, dai Servizi sociali comunali alle comunità, fino a imprese e attività sul territorio, è in grado di offrire una concreta via d’uscita dal tunnel della droga, della povertà o dell’emarginazione. Abbiamo verificato che la maggior parte degli utenti che ha una seconda possibilità ottiene una casa e un lavoro, riesce a risollevarsi dalla propria condizione e a riconquistarsi un ruolo nella società».
Tra gli ospiti, 45 sono permanenti e restano per lunghi periodi nel centro di viale Innocenzo. Nell’ultimo anno, poi, si sono alternati 79 ospiti cosiddetti temporanei, rimasti nella struttura per brevi periodi per situazioni di emergenza. Tra questi, l’87% proveniva direttamente dalla strada. E proprio in questa categoria si registra una presenza maggiore di donne, esattamente il 13%, originarie soprattutto di Moldavia, Ucraina e Romania.
La collaborazione tra associazionismo e Comune sul fronte prevenzione e lotta alla droga dura ormai dal 1996, con l’avvio dell’unità mobile contro la droga.
«Abbiamo intenzione, malgrado i tagli di bilancio pesino sulla nostra attività - assicura il vicesindaco e assessore ai Servizi sociali, Paolo Mascetti - di proseguire in questa collaborazione. Sia per avere una città più ordinata, sia perché è giusto dare a queste persone l’opportunità di rientrare nella società. Tramite gli operatori è più facile entrare in contatto con questi individui in difficoltà e questo ha effetti benefici per l’intera comunità».
«Chiediamo al Comune e agli enti pubblici un impegno per continuare a finanziare questi interventi - conclude Vegro - Si tratta di interventi magari poco visibili e nell’ombra, ma i benefici sono molteplici e si ripercuotono sul territorio e sui cittadini».

Anna Campaniello


CORRIERE ROMAGNA (Rimini)

Ubriachi scarcerati

RICCIONE - Il giudice per l’udienza preliminare Giacomo Gasparini ha convalidato ieri l’arresto dei due operai sudamericani in trasferta dall’Umbria - un peruviano di 27 anni e un ecuadoriano di 23, residenti a Perugia - finiti in manette nella notte tra venerdì e sabato all’ospedale di Riccione con l’accusa di violenza e lesioni a pubblico ufficiale, interruzione di servizio di pubblica necessità.Il giudice al termine dell’udienza ha scarcerato i due, difesi dall’avvocato Pasquale Delli Paoli, e disposto per loro il solo obbligo di dimora nel comune di residenza. Alterati dall’alcol, con le loro escandescenze avevano gettato nel panico operatori e pazienti del pronto soccorso dell’ospedale. L’episodio si è verificato verso le tre di notte. I due stranieri avevano progettato di trascorrere la serata nei locali della Perla. Prima sono stati allontanati dal Pepenero e, sotto i fumi dell’alcol, sono finiti lunghi distesi in terra sulle scale del locale, tanto da doversi trasferire, per le medicazioni, al Ceccarini. Qui uno dei due aveva dato il via alle violenze aggredendo un infermiere: “Ero ubriaco e lui, nell’esaminare la mano infortunata, mi aveva fatto male”.


IL GAZZETTINO (Belluno)

Prosegue il braccio di ferro generazionale tra chi ha voglia di divertirsi e chi invece preferisce il riposo. Firme contro i bagordi notturni
Insorgono i cittadini di via Nazionale, stanchi di notti insonni al "ritmo"di schiamazzi e risse

PIEVE - Ancora una raccolta firme a Pieve contro l’indecoro e l’inciviltà che animano le notti della cittadina dopo l’apertura di un locale in via Nazionale. La protesta si sposta da un angolo all’altro del centro storico della patria natale del pittore Tiziano ma i contenuti non cambiano. Stanchi di notti insonni a causa delle grida di giovani forse un po’ "alticci", di risse a cielo aperto, sgommate di automobili e gare di velocità che si protraggono a volte fino all’alba, cinque, sei del mattino, i cittadini insorgono.In via Nazionale, e soprattutto i residenti del condominio in cui ha trovato spazio da poche settimane il nuovo ritrovo per giovani del centro di Pieve, non ne possono più ed è partita una dura petizione contro gli eccessi. Al di là del rumore che si crea quando, a tarda notte, i giovani escono dal locale e si lasciano andare alzando il volume della voce oltre i limiti del tollerabile, i disagi patiti dalla popolazione che frequenta e opera in via Nazionale si spingono oltre. In particolare ad arrecare pericolo sarebbero le auto posteggiate lungo il marciapiede, fino a ridosso della già stretta curva dell’Albergo Cavallino, cosa che costringe i pedoni e soprattutto le mamme con i passeggini e carrozzine a spostarsi e transitare sulla statale. Ancor meno piacevoli i rigurgiti lasciati sui marciapiedi che costringono a fastidiose pulite mattutine sia gli operatori ecologici che i privati. E se è bastato protrarre la musica di poco oltre la mezzanotte, quest’estate, per scatenare le proteste dei residenti che hanno lamentato il mancato riposo in Piazza Tiziano, in via Na

Mercoledì, 25 Gennaio 2006
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