La
Svizzera, centro d’Europa fuori dall’Unione, si
allinea al resto dei paesi che l’hanno sempre circondata
senza influenzarla più di tanto. Parliamo del limite
alcolemico, che nella confederazione era rimasto fermo al
vecchio limite di 0,8 g/l. Un gap al quale, paradossalmente,
chiedevano l’adeguamento gli svizzeri stessi, consapevoli
dell’importanza di non perdere il tradizionale primato
su temi come quello della sicurezza stradale.
E per entrare in questa nuova dimensione della prevenzione
degli incidenti stradali, la in Svizzera è stata
predisposta una campagna mediatica davvero senza precedenti,
voluta con forza dall’UPI, l’Ufficio Svizzero
per la Prevenzione degli Infortuni, al quale rivolgiamo
spesso le nostre attenzioni, e dall’USTRA, letteralmente
Ufficio Strade e Autostrade, ma più semplicemente
il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Lo slogan è davvero d’effetto, ma non è
solo una questione di facciata, e vediamo perché:
"Al volante, non più di un bicchiere",
dicono le didascalie sotto le gigantografie che già
campeggiano nel paese dei cantoni, che rivede con un certo
ritardo – ma con grande impegno – il limite massimo
consentito per non incorrere in sanzioni per guida in stato
di ebbrezza.
Dal primo gennaio del prossimo anno, infatti, il tasso alcolemico
massimo di chi si trova alla guida di un qualsiasi veicolo,
non potrà superare la soglia dello 0,5 per mille,
esattamente come in Italia e nella maggior parte dei paesi
europei.
Per entrare nella testa degli elvetici, lo slogan prevede
anche un seguito: 0,5 per mille significa, non più
di un bicchiere.
Prima che le malelingue ribattano, è doveroso precisare
che un bicchiere di rosso non implica il superamento del
limite fissato dalla legge, ma la novità della campagna
mediatica svizzera è proprio questa: l’Ufficio
svizzero per la prevenzione degli infortuni ha deciso infatti
di puntare sulla condivisione della norma, insinuando nella
testa dei cittadini un limite psicologico oltre il quale
non spingersi mai, sia per non incorrere nelle sanzioni
previste ed applicate dalla severa polizia cantonale, sia
per la pericolosità che la semplice assunzione di
alcolici comporta per i conducenti.
C’è insomma un imperativo, da parte dell’Upi,
ed è quello di imprimere e radicare nei conducenti
elvetici, il nuovo limite imposto.
Per fare questo, la campagna punta a "imporre"
un limite psicologico, appunto: la regola di non bere più
di un bicchiere di una qualsiasi bevanda alcolica, sottintendendo
che se la consumazione di una normalissima birra media,
da 3 decilitri, mantiene il bevitore nella regola, una seconda
bevuta potrebbe già portare il bevitore a oltrepassare
i limiti fissati dalla legge, e quindi a violarla: una simile
infrazione, se accertata, costerebbe al trasgressore il
ritiro della patente e una dura sessione di ripetizione
degli esami.
"Con l’alcol cambia tutto", recita uno degli
slogan della campagna, che ribadisce come già a partire
dallo 0,3 per mille, sensi come la vista, o atti normali
come la concentrazione, la reazione e la coordinazione dei
movimenti siano fortemente condizionati e ridotti; cresce
semmai l’interesse per il rischio, spesso insieme a
presunzione, euforia e negligenza.
La campagna informativa è stata ideata in stretta
collaborazione con l’Ufficio federale della sanità
pubblica, e sarà integrata dalla consueta e intransigente
presenza della Polizia Stradale sulle strade cantonali.
La norma è stata rivisitata in parte anche sulle
procedure di accertamento, che da ora in avanti potranno
essere messe in atto anche in assenza di segni di ebbrezza:
si tratta di controlli che in Svizzera vengono definiti
"ingiustificati", in quanto gli agenti che decideranno
di operarli non dovranno riscontrare i classici segni dell’ebbrezza,
come l’alito vinoso, il linguaggio sconnesso e scoordinato,
l’equilibrio precario o semplicemente lo sguardo avvinazzato.
Con l’abbassamento del tasso massimo tollerato di alcol
nel sangue, il governo federale – che ha posto il quesito
ad un pool di esperti – si propone di migliorare ulteriormente
la sicurezza stradale, che in Svizzera gode già di
buona salute non solo rispetto all’Italia, ma anche
agli altri paesi confinanti.
Del resto, ai piani alti dell’USTRA e dell’UPI,
nessuno improvvisa niente: il giro di vite è stato
autorizzato solo quando l’analisi compiuta dei dati
disponibili, confrontati a quelli di altri paesi che hanno
già operato in passato la riduzione del limite massimo
alcolemico – tra cui si dice vi sia anche l’Italia
– ha dimostrato che con le nuove disposizioni, si risparmieranno
almeno 48 vittime all’anno e 320 feriti gravi: un risultato
incredibile, se si pensa che il tutta la Svizzera –
nell’arco di un anno – ci sono la metà
delle vittime dell’Emilia Romagna: pur senza appartenere
all’Unione, dunque, la Svizzera potrebbe essere il
primo paese mitteleuropeo a raggiungere il risultato auspicato
dall’Unione Europea di dimezzare la mortalità
entro il 2010.
A partire dalla prossima settimana cominceranno le affissioni
dei manifesti e la messa in onda di spot sui principali
canali radio e televisivi elvetici, che ricorderanno anche
la severità delle divise sull’argomento: se
per l’etilometro non saranno necessari segni premonitori,
al minimo segnale assunzione di droghe o medicinali, gli
agenti potranno ricorrere al Rapiscan e costringere i conducenti
a sottoporsi a test del sangue, visita medica o ad analisi
tossicologica..