Se n’è
andato discretamente, piano piano, così come aveva esortato
gli automobilisti attraverso le colonne del nostro giornale, quando
aveva accettato con entusiasmo di diventare socio onorario dell’Asaps.
Nino Manfredi ha chiuso piano piano il sipario della vita terrena,
ma di lui, fuori da ogni retorica, ci rimane il frutto di un lavoro
di una vita rigoroso e professionalissimo ed una semplicità,
un sorriso bonario che, beato lui, gli riusciva naturale perché
era la fotografia della sua anima.
Se n’è andato l’ultimo mostro sacro del nostro cinema,
del nostro teatro, una personalità versatile ed istintivamente
comunicativa e simpatica. Ecco perché il suo invito, nel mese
di giugno del 2002, arrivò a destinazione con lo stesso feroce
e semplice rigore che si proponeva di comunicare a chi va in macchina
e crede di avere molto in comune con Shumacher.
|
Poi,
per Nino, i primi problemi di salute, una sofferenza anche questa
silenziosa e discreta, sopportata con grande dignità
e decoro, l’uscita di scena in punta di piedi prima del
tributo finale della sua gente, che gli voleva bene. Ed era
tantissima. E accanto a lui, sempre, la sua compagna di vita
e di una vita. Erminia Ferrari. Si dice che dietro un grande
uomo spesso ci sia una grande donna. Ed Erminia ha dimostrato
di esserlo non solo nell’ultimo difficile periodo, ma per
tutti gli anni che gli è rimasta discretamente al fianco.
E non è facile una vita vissuta accanto ad un monumento
del cinema, del teatro, della cultura italiana e non solo. Ad
una icona dell’arte di fare spettacolo e di comunicare
emozioni. Per undici mesi Erminia è stata devota compagna
di sofferenza del suo uomo. Oggi che il sipario è calato,
ma con un ricordo vivo e positivo dentro, ha accettato l’invito
del nostro Ciro Caggiani a diventare anch’ella socio onorario
dell’Asaps.
|
Una
disponibilità che è il segno di una continuità
nella sintonia totale con Saturnino Manfredi prima ancora che con
il compianto Nino Manfredi attore. Per anni i Manfredi hanno avuto
un ruolo nel sociale. Anche questo silenzioso, discreto, anonimo.
Ora che Nino non c’è più Erminia vuole perpetuare
il suo ammonimento "annate piano, la vita è bella"
e diventa anch’ella socio dell’Aspas. Poi raddoppia. Perché
in un undici mesi trascorsi in ospedali, fredde anticamere di sale
di rianimazione o unità di terapie intensive, ti rendi conto
di vivere in un altro mondo diverso da quello convulso, frenetico,
irrequieto ed arrivista che sta al di là di quei vetri dove
trascorri spiccioli di giorni e di notti fumando furtivamente una
sigaretta, allorché un tuo caro si trova lì dentro,
dove i ritmi lenti della sofferenza ti cambiano la vita.
In
undici mesi accanto al suo ed un po’ anche nostro Nino, Erminia
Ferrari è entrata in contatto con il variegato campionario
della sofferenza, quella che non conosce censi, età, classi
sociali né conti in banca. Esperienze che, se non sei un ghiacciolo,
ti segnano profondamente, per sempre, facendoti diventare parte della
sofferenza di quel microcosmo, uno status che va oltre il malanno
del tuo caro.
Oggi
Erminia è l’infaticabile portavoce dell’Associazione
"Risveglio", una Onlus con sede a Roma (di cui è
opportuno citare il conto corrente postale: 96093000) che si occupa
di promuovere, negli ospedali e non, la nascita di strutture di riabilitazione
per persone che hanno subìto traumi che li hanno portati al
coma. E che hanno risalito il tunnel tornando alla vita, ma non ancora
ad una vita normale.
Chiederle di fare mille chilometri per promuovere "Risvegli".
e n’è andato discretamente, piano piano, così come
aveva esortato gli automobilisti attraverso le colonne del nostro
giornale, quando aveva accettato con entusiasmo di diventare socio
onorario dell’Asaps. Nino Manfredi ha chiuso piano piano il sipario
della vita terrena, ma di lui, fuori da ogni retorica, ci rimane il
frutto di un lavoro di una vita rigoroso e professionalissimo ed una
semplicità, un sorriso bonario che, beato lui, gli riusciva
naturale perché era la fotografia della sua anima.
Se n’è andato l’ultimo mostro sacro del nostro cinema,
del nostro teatro, una personalità versatile ed istintivamente
comunicativa e simpatica. Ecco perché il suo invito, nel mese
di giugno del 2002, arrivò a destinazione con lo stesso feroce
e semplice rigore che si proponeva di comunicare a chi va in macchina
e crede di avere molto in comune con Shumacher.
Poi, per Nino, i primi problemi di salute, una sofferenza anche questa
silenziosa e discreta, sopportata con grande dignità e decoro,
l’uscita di scena in punta di piedi prima del tributo finale
della sua gente, che gli voleva bene. Ed era tantissima. E accanto
a lui, sempre, la sua compagna di vita e di una vita. Erminia Ferrari.
Si dice che dietro un grande uomo spesso ci sia una grande donna.
Ed Erminia ha dimostrato di esserlo non solo nell’ultimo difficile
periodo, ma per tutti gli anni che gli è rimasta discretamente
al fianco. E non è facile una vita vissuta accanto ad un monumento
del cinema, del teatro, della cultura italiana e non solo. Ad una
icona dell’arte di fare spettacolo e di comunicare emozioni.
Per undici mesi Erminia è stata devota compagna di sofferenza
del suo uomo. Oggi che il sipario è calato, ma con un ricordo
vivo e positivo dentro, ha accettato l’invito del nostro Ciro
Caggiani a diventare anch’ella socio onorario dell’Asaps.
Una disponibilità che è il segno di una continuità
nella sintonia totale con Saturnino Manfredi prima ancora che con
il compianto Nino Manfredi attore. Per anni i Manfredi hanno avuto
un ruolo nel sociale. Anche questo silenzioso, discreto, anonimo.
Ora che Nino non c’è più Erminia vuole perpetuare
il suo ammonimento "annate piano, la vita è bella"
e diventa anch’ella socio dell’Aspas. Poi raddoppia. Perché
in un undici mesi trascorsi in ospedali, fredde anticamere di sale
di rianimazione o unità di terapie intensive, ti rendi conto
di vivere in un altro mondo diverso da quello convulso, frenetico,
irrequieto ed arrivista che sta al di là di quei vetri dove
trascorri spiccioli di giorni e di notti fumando furtivamente una
sigaretta, allorché un tuo caro si trova lì dentro,
dove i ritmi lenti della sofferenza ti cambiano la vita.
In undici mesi accanto al suo ed un po’ anche nostro Nino, Erminia
Ferrari è entrata in contatto con il variegato campionario
della sofferenza, quella che non conosce censi, età, classi
sociali né conti in banca. Esperienze che, se non sei un ghiacciolo,
ti segnano profondamente, per sempre, facendoti diventare parte della
sofferenza di quel microcosmo, uno status che va oltre il malanno
del tuo caro.
Oggi Erminia è l’infaticabile portavoce dell’Associazione
"Risveglio", una Onlus con sede a Roma (di cui è
opportuno citare il conto corrente postale: 96093000) che si occupa
di promuovere, negli ospedali e non, la nascita di strutture di riabilitazione
per persone che hanno subìto traumi che li hanno portati al
coma. E che hanno risalito il tunnel tornando alla vita, ma non ancora
ad una vita normale.
Chiederle di fare mille chilometri per promuovere "Risvegli"
equivale ad una immediata disponibilità, che le fa onore ed
accende in tutti noi un barlume di speranza. Perché la gente
dello spettacolo, la gente famosa, non è tutta insensibile
e cinica, avvolta nel vortice dello star system. Erminia Ferrari si
schermisce, non ama le sovraesposizioni e dice, sommessamente, ma
con piglio deciso: "Vale la pena di ripetere quel che aveva detto
Nino nell’intervista a questo giornale: "Annate piano, la
vita è bella. Rispettiamola come vanno rispettare le regole
non solo del codice della strada, ma anche del buon vivere".
Di mio voglio aggiungere solo questo: "aiutiamo "Risveglio"
a ridare speranza e vita a tanta gente che soffre. Perché,
oltre quello che ciascuno di noi si porta dentro, la vita merita di
essere vissuta. Con coraggio e dignità". E semplicità,
ci permettiamo di aggiungere. Un bene, una filosofia di vita, ormai
difficile da trovare in un mondo che ha preso a girare troppo veloce.
E che a casa di Erminia e Nino era davvero di casa.
c.g.