Da
tempo c’è preoccupazione nel settore auto e dell’indotto, per l’allarmante
fenomeno della contraffazione dei pezzi di ricambio delle auto. Un
mercato che, oltre a causare un danno economico ai produttori "ufficiali",
è una potenziale mina vagante nei confronti della sicurezza stradale.
Nel sito Repubblica.it nella sezione motori leggiamo del piano antipirateria
messo a punto dall’Unione europea. "Punta a rafforzare la lotta contro
la contraffazione proveniente dalla Cina e da altri paesi
terzi - si legge nell’articolo - una delle ultime decisioni prese
dal commissario uscente al commercio, Pascal Lamy, che domani (l’11
novembre n.d.r.) presenterà una comunicazione con una serie di misure
in questo settore. "Si tratta di idee e iniziative già approvate tempo
fa, ma che finora sono state poco utilizzate nella pratica", hanno
sottolineato fonti di Bruxelles, precisando che la comunicazione che
dovrebbe essere approvata domani dall’esecutivo Ue, punta ad assicurare
il rispetto dei diritti della proprietà intellettuale ed industriale
da parte dei paesi terzi.
L’obiettivo è in altre parole quello di ottenere la collaborazione
nella lotta contro la pirateria, tramite una strategia di lungo termine".
Il mercato del falso - sottolinea l’articolo -, ormai da tempo non
si limita solo ai prodotti tessili e del lusso, ed è in costante espansione
e, secondo i dati di fonte Ue - provoca un danno per l’Europa pari
a oltre due miliardi di euro l’anno. Si calcola infatti che dai 10
milioni di oggetti contraffatti sequestrati alle frontiere dell’Ue
nel 1998 si è passati ai circa 100 milioni, con un aumento del 900%,
del 2001, cifra confermata anche nel 2002. I dati di Bruxelles indicano
inoltre che proprio a causa dell’industria del falso, ogni anno vengono
distrutti nell’Ue circa 200 mila posti di lavoro. E d’altra parte
- si precisa - la contraffazione equivale al 3%-9% del commercio mondiale,
per un valore che oscilla fra i 120 miliardi e i 370 miliardi di euro
l’anno. Nei prossimi mesi, gli esperti della Commissione Ue terranno
aggiornata d’altra parte una lista di quei Paesi che vengono definiti
’problematici’. Nell’elenco c’è in primo luogo la Cina, per un’ampio
ventaglio di prodotti industriali (tessile e scarpe, ma anche elettrodomestici,
industria dell’auto, cd), Russia e Ucraina (in entrambi i casi, prodotti
dell’industria della musica), Brasile (musica, libri, tabacchi), Turchia
(musica, tessile, auto). L’azione della Commissione Ue - precisano
le fonti - non punta ad "un approccio di tipo criminale, come avviene
negli Usa, ma a rendere responsabili le imprese e i governi dei Paesi
terzi, affinchè facciano di questa lotta un obbiettivo proprio". A
questo fine, da parte europea si punterà ad orientare una parte degli
aiuti allo sviluppo destinati a questi Paesi a rafforzare la capacità
’in loco’ proprio della lotta alla contraffazione". www.repubblica.it
(motori)