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Notizie brevi 12/11/2004

Rovigo - BADIA POLESINE Era al volante in stato di ebbrezza e invase la corsia opposta: se la cava patteggiando la pena Schianto mortale, solo 4 mesi senza patente La moglie della vittima: "Fa rabbia soprattutto che questo ragazzo possa tornare a guidare"

 

BADIA POLESINE Era al volante in stato di ebbrezza e invase la corsia opposta: se la cava patteggiando la pena
Schianto mortale, solo 4 mesi senza patente
La moglie della vittima: "Fa rabbia soprattutto che questo ragazzo possa tornare a guidare"

Rovigo - I segni di quell’incidente li porta nel fisico ma anche, e soprattutto, nel cuore. Di quella maledetta sera del 28 dicembre di un anno fa ha una sola immagine: il marito immobile sul sedile accanto al suo. "Non sembrava morto e continuavo a chiamarlo", racconta Adriana Padovani, impiegata di Badia Polesine. Ieri mattina il ventunenne che provocÚ l’incidente nel quale perse la vita Gianfranco Rigolin, che domenica scorsa avrebbe compiuto 48 anni, davanti al giudice per l’udienza preliminare Paola Palladino si è accordato con il pubblico ministero Silvia Ferrari per una pena di otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, e quattro mesi di ritiro della patente. Eppure quel giorno Michele Senno, residente a Lusia, stava guidando l’auto in stato di ebbrezza (aveva un tasso alcolemico di 1,38 contro un massimo consentito di 0,50) e senza rispettare i limiti (viaggiava a 73 chilometri orari in centro abitato). "Di fronte a certe cose si resta male", commenta l’avvocato Tamara Fattore, legale della moglie di Rigolin che si è costituita parte civile. "Non è stata fatta giustizia", rincara Adriana Padovani. Che poi aggiunge: "Quello che mi lascia senza parole non è tanto la pena di otto mesi di reclusione, visto che in carcere per fatti come questo non ci va nessuno. No, quel che mi fa rabbia è che questo ragazzo possa ritornare a guidare ancora. In circostanze simili la patente uno non dovrebbe più averla. Posso capire la fatalità, ma mettersi in macchina sotto l’effetto dell’alcol non è in alcun modo giustificabile". L’incidente era avvenuto alle 21 sulla provinciale 88, all’altezza della ditta Bedendo. Marito e moglie stavano rincasando sulla loro Peugeot 106 quando erano stati investiti dalla Ford Fiesta condotta da Senno e sulla quale viaggiavano altri quattro ragazzi. Il ventunenne aveva perso il controllo della vettura e aveva invaso l’altra corsia. Rigolin era morto sul colpo. "Eravamo stati a Rovigo - ricorda Adriana Padovani - per una passeggiata. Ad un certo punto ho visto un bagliore e poi un tonfo. In quei momenti non mi sono resa conto che Gianfranco era morto. Era immobile, con le braccia lungo il corpo, io lo chiamavo ma lui non mi rispondeva, ho cercato rianimarlo e poi... poi mi sono ritrovata in ospedale". E al pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia, accanto a lei c’era pure Michele Senno. "è stata l’ultima volta che l’ho visto - dice l’impiegata - e, francamente, non ho alcuna intenzione di incontrarlo. Mi ha rovinato la vita. Perdonarlo? Ho una zia suora e uno zio prete, sia io che Gianfranco, che era pure un volontario della Protezione civile, siamo sempre stati cattolici praticanti, ma quando ci si trova a vivere una simile tragedia cambia tutto perché ti fai mille domande senza trovare una sola risposta. Quando hai vent’anni fai presto a dimenticare. Io no, io non posso dimenticare anche se nei suoi confronti non nutro né odio né rancore". Adriana Padovani parla con tranquillità e, quasi, con serenità. "Seguo i consigli della psicologa - spiega - e poi cosa devo fare? Purtroppo i giudici devono applicare le leggi, che non fanno loro. è che se ti viene un ladro in casa e tu reagisci e lo uccidi finisci in carcere, invece se ammazzi un uomo nel pieno della sua vita perché guidi sotto l’effetto dell’alcol e senza prudenza non ti succede nulla. Io posso solo cercare di andare avanti, di continuare a vivere portandomi questo peso addosso e di sperare che un giorno vengano fatte delle norme più severe per evitare che altri debbano passare ciÚ che ho passato, e sto tutt’ora passando, io".
Egle Luca Cocco



Venerdì, 12 Novembre 2004
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