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Notizie brevi 14/05/2018

Prepotenze e dispetti: un mese al volante della minicar, che passione

Nessun rispetto su strada, precedenze ignorate e tanti pericoli: così gli automobilisti bistrattano i giovani sulle microcar

Girare per un mese (saltuariamente, ma è bastato...) al volante di una microcar per un automobilista "normale" è un'esperienza scioccante. Già perché chi viaggia su un quadriciclo leggero viene costantemente vessato dagli altri: nelle rotatorie tutti ti tagliano la strada, agli stop quasi nessuno lascia la precedenza e non si contano segnali ruggenti con fari e clacson pronti a "spingere" il piccole vetturette a muoversi.

Non vogliamo entrare nell'eterno duello fra categorie (ciclisti/pedoni, scooteristi/motociclisti, ciclisti/automobilisti, ecc.) e probabilmente i ragazzini con le microcar esasperano chi sta in coda infilandosi un po' ovunque visto che le dimensioni microscopiche lo permettono. Ma quello che succede lasciando il posto di guida di una vettura per salire su una microcar, nella fattispecie una Ligier JS Sport, ha davvero dell'incredibile. Almeno a Roma, teatro del nostro piccolo esperimento.

"Siamo abituati - ci ha raccontato Carlo davanti al liceo Giulio Cesare - non ci rispetta nessuno, ma ormai non ci facciamo più caso. E stiamo attenti, molto attenti, soprattutto agli incroci: sbattere con una microcar signifca distruggerla, quindi occhio...". Un discorso rassegnato, in linea con l'adesivo "Senzapjagne" che compare in bella vista sul cruscotto della sua Chatenet...

Ma non è che voi con la vostra guida 'saltacoda' innervosite gli altri automobilisti? "Macché - risponde Federica davanti alla Maria Ausiliatrice, altra scuola della Roma bene, quindi stracolma di microcar - forse qualcuno, ma sono pochi. E allora che dovrebbero fare con gli scooter, con quello che combinano, ammazzarli tutti?". Il discorso fila, ma anche lei conferma le prepotenze subite.

Cerchiamo qualcuno più aggressivo. Una bella Aixam GTO visibilmente truccata e piena di sticker di Joker cattivi sembra fare al caso nostro. La conferma arriva dall'adesivo "Hai sonato, mo' canta" (una citazione di Romanzo Criminale) in bella evidenza sul lunotto posteriore. "Qua so tutti avvelenati - racconta Luigi, 15 anni, sigaretta in bocca - ma la cosa che mi fa più impazzire sono le signore, magari con i figli piccoli in auto. Ti fanno delle prepotenze inimmaginabili. Ma io, come tutti, non ci faccio caso. Abbozzo. Che alternativa abbiamo? Fare a botte? Sarebbe una rissa continua...". Qua ci starebbe bene un'adesivo "Viecce", ma non c'è...

Il linguaggio degli sticker in ogni caso racconta molto e c'è una rassegnata filosofia degli utenti delle Ceneretole del traffico. Che emerge da altre battute raccolte qua e là. E dopo aver spiegato che "No, non mi hanno tolto la patente, la volevo solo provare" (l'età di chi scrive non è quella di un 14enne) sono in molti a spiegarci che "E' una Jungla", che "bisogna avere molto occhi" e che "i grandi vogliono sempre avere ragione".

Dal punto di vista tecnico una giustificazione, in parte, c'è: le microcar, almeno quelle omologate come quadricicli leggeri, quindi equiparate ai "cinquantini" (sono la maggioranza) hanno un'accelerazione modesta e - salvo rare eccezioni di modelli truccati - vanno piano. Al massimo a 45, si arriva a 60 con qualche modifica (vietata e pericolosa perché può costare il sequestro). Quindi nel folle traffico romano sono praticamente ferme. Dei birilli che innervosiscono i piloti brucia-semafori e gli scooteristi che ti passano a destra e a sinistra come se tu fossi al volante di una GT in mezzo ai prototipi di Le Mans...

Già perché le città oggi sono gli unici posti dove in auto si corre ancora (in autostrada grazie ai Tutor e sulle statali fra Vergilus e Autovelox nessuno si azzarda più a violare i limiti) e le minicar si trovano così in mezzo ad un traffico impazzito... Il test romano però è stato probante, anche dal punto di vista statistico perché nella Capitale circolano un terzo di tutte le 30 mila microcar che girano per l'Italia. Un boom nel boom.

Ma attenzione a non farsi trarre d’inganno. Le microcar sono in realtà scooter, hanno telaio tubolare, una carrozzeria di plastica e prestazioni modeste. Di conseguenza ogni paragone con le normali city-car, soprattutto sul fronte della sicurezza, è improponibile.
Da questa loro caratteristiche deriva poi il famoso problema dei costi (i prezzi vanno da 8000 a 13 mila euro…): essendo veri e propri scooter a quattro ruote le microcar non possono essere costruite in serie automaticamente, ma vanno assemblate a mano una per una. Così anche le possibili economie di scala diventano inutili: costruirne 1000 o 10.000 non comporta significativi abbattimenti dei costi. Le microcar, insomma, sono destinate a rimanere così come sono. Con tutti i loro pregi e i loro difetti.

"I problemi - ci ha spiegato con grande chiarezza Stefano Casalini, uno dei maggiori produttori europei di questi veicoli e presidente del Gruppo Quadricicli di Confindustria Ancma, l' associazione nazionale ciclo e motociclo – nascono dal fatto che si continuano a paragonarli alle auto. Ma le microcar sono ciclomotori, solo molto più sicuri: io li definisco "scooter con il casco integrale", che in questo caso non protegge solo la testa ma tutto il corpo".


Un esauriente spaccato sul mondo della mobilità visto a bordo di una minicar. (ASAPS)
 

Lunedì, 14 Maggio 2018
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