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Arabia Saudita, fine del divieto: da oggi anche le donne possono guidare

Da oggi in Arabia Saudita le donne possono mettersi al volante di un’automobile, di un camion o guidare una motocicletta. Con la mezzanotte  è infatti caduto il divieto storico, che ne faceva l’ultimo Paese al mondo a non riconoscere ancora questo diritto alle donne, che finora dovevano fare affidamento su mariti, fratelli o autisti per compiere operazioni elementari, come recarsi al lavoro o portare i figli a scuola. Un divieto che praticamente le aveva relegate ai sedili posteriori. Una svolta storica era stata annunciata lo scorso settembre nell’ambito dell’ambizioso programma di riforme sociali e economiche promosso dal principe ereditario Mohammed bin Salman per modernizzare il Regno, che è fra i Paesi islamici più conservatori al mondo.

C’è chi un’auto nuova fiammante l’ha custodita in garage per settimane e non vedeva l’ora di metterla in moto, c’è chi ha già fatto qualche rapida uscita furtiva, chi è tornata dall’estero solo per questa «giornata storica», chi è diffidente e chi continuerà a sognare una macchina tutta sua. Per la monarchia del Golfo è un cambiamento storico, anche se è una rivoluzione a metà. L’Arabia Saudita resta, infatti, uno dei Paesi più “rigidi” al mondo, nel regno si susseguono riforme e cambiamenti sociali concreti, ma dalla stessa terra saudita continuano ad arrivare denunce di arresti di attivisti e la battaglia delle donne e per le donne è ben lontana dall’essersi conclusa. La revoca del divieto di guida per le donne, annunciata lo scorso settembre, rientra nell’ambizioso programma di riforme, sociali ed economiche, promosso dal giovane principe ereditario Mohammed bin Salman. I giovani, le donne e l’economia sono al centro delle riforme in un Paese in cui il 70% dei giovani ha meno di 30 anni. 

La revoca del divieto risponde così, secondo molti osservatori, a una logica economica: più donne saranno incentivate a entrare nel mondo del lavoro (sinora erano tra l’altro costrette a ingaggiare autisti privati a costi insostenibili per molte), uno degli obiettivi dell’ambizioso principe ereditario al potere da un anno, e anche i concessionari d’auto beneficeranno della fine del divieto. Secondo Matt Gasnier, fondatore di bestsellingcarsblog.com citato dalla Bbc, il regno esce da un anno in cui vendite di auto nuove hanno fatto registrare un calo del 22,3%. L’altra faccia della medaglia è però l’impatto che la revoca del divieto avrà sugli autisti, molti originari di India e Bangladesh, sinora alle dipendenze delle famiglie più agiate. Il cambiamento non sarà comunque immediato. Il divieto cade dopo anni di proteste e campagne di attivisti: la prima sfida alla monarchia risale agli anni Novanta quando più di 40 donne si sono messe al volante di un corteo di auto sfilando lungo una delle strade principali della capitale Riad. Sono state fermate e sospese dal lavoro. Non è andata meglio nel 2011, l’anno delle cosiddette Primavere Arabe. Alcune attiviste sono state arrestate per l’ennesima protesta contro il divieto di guida, una è stata condannata a dieci anni di carcere, altre sono state rilasciate solo con un impegno scritto a garanzia che non si sarebbero più messe alla guida. Due anni dopo la protesta è sbarcata sul web con filmati e foto di donne al volante. La risposta sono stati altri fermi. Tre giorni fa Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato l’arresto di due attiviste che si battono per i diritti delle donne saudite, Mayaa al-Zahrani e Nouf Abdelaziz. I fermi seguono quelli di altre attiviste, comprese Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yusef, scattati il mese scorso. I rischi, avvertono le organizzazioni per i diritti umani, sono un processo di fronte al tribunale antiterrorismo e una condanna fino a 20 anni di carcere. Sarah Leah Whitson, responsabile di Hrw per il Medio Oriente, ha parlato senza mezzi termini di una «spietata repressione del dissenso». Gli arresti sembrano agli osservatori un tentativo per annientare ogni forma di attivismo politico: la revoca del divieto di guida sposterà inevitabilmente il focus sul sistema della tutela, un sistema «repressivo» sulla base del quale ragazze e donne «subiscono una sistematica discriminazione, tanto per legge quanto per prassi», come denuncia Amnesty.

 Eppure per l’editorialista Jamal Khashoggi, citato dall’agenzia di stampa Dpa, il giro di vite contro gli attivisti è del tutto inutile «perché i sauditi sostengono le riforme». Ma nel regno, dove molti edifici hanno ingressi separati per donne e uomini e dove le donne devono rispettare in pubblico un rigido codice di abbigliamento, ci sono voci contrarie: gli ultraconservatori considerano le svolte sociali promosse dalla leadership una minaccia per l’identità culturale e religiosa. La recente rivoluzione ha permesso l’apertura dei cinema dopo un divieto rigidamente osservato sin dagli anni Ottanta con rarissime eccezioni, ha portato nella petromonarchia i concerti (dal re della musica rai Cheb Khaled al rapper americano Nelly) e anche un raduno di appassionati di fumetti e cultura pop. Per la prima volta alle donne - che nel 2015 hanno fatto il loro debutto alle urne per le elezioni amministrative sia da elettori che da candidate - è stato permesso di entrare negli stadi per assistere a partite di calcio maschili, ora potranno molto semplicemente accompagnare i figli a scuola, sentirsi in qualche modo indipendenti. Amnesty avverte: «La decisione di consentire alle donne saudite di guidare è la benvenuta, ma dovrà essere seguita da molte altre riforme nel campo dei diritti delle donne». 

Intanto Hamsa al-Sonosi scalda in garage i motori di una Range Rover rossa nuova di zecca, pronta oggi per un giro in centro. È una delle 30 donne di Gedda ad aver ottenuto la patente saudita. «Non credevo - ha detto al Guardian - che nella mia vita avrei mai potuto assistere a questa giornata». La 30enne Kholood al-Ghamdi studia in California da quattro anni, ha una passione sfrenata per le macchine di grossa cilindrata e le moto ed è tornata in Arabia Saudita per l’occasione. Ma c’è anche chi dice di avere paura dei cambiamenti e chi vuole prima vedere cosa accadrà nei prossimi giorni.

di Elena Panarella
da ilmessaggero.it


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Lunedì, 25 Giugno 2018
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