Eurotunnel, è crisi aperta : presentato un piano di rilancio per la galleria sotto la Manica | |
(ASAPS)
LONDRA — Sei mesi dopo la nomina del nuovo consiglio di amministrazione
di Eurotunnel, il direttore generale ha presentato nei giorni scorso il
piano di rilancio nel corso di un’accesa riunione di un comitato
di impresa europeo. Il piano, eufemisticamente denominato "dare",
che in inglese significa "osare", non è però servito
a dissipare tutti i dubbi sulla fattibilità del rilancio di una
creatura — l’Eurotunnel — asfissiata da un passivo che
sfiora i 10 miliardi di euro. Il contenuto del progetto, che prevede un
piano di tagli economici drastico e una nuova politica commerciale, non
è stato ancora svelato nei dettagli, e resta altissima la tensione
per i 3mila dipendenti che vedono in crisi i propri stipendi. Secondo
le prime indiscrezioni, comunque, il piano di rilancio sarebbe stato mutuato
da quelli utilizzati all’indomani dell’11 settembre dalle tante
compagnie aeree piombate nella crisi del trasporto e che hanno risollevato
le proprie sorti rilanciando il basso costo, adattando il numero dei convogli
e le relative tariffe alla quantità di passeggeri trasportati.
Al vaglio dei governi anglo-francesi c’è anche la delicata
questione dei tagli del personale, che dovrebbe essere ridotto di un congruo
numero di unità, 500/1.000 almeno. Resta da capire se il nuovo
piano di rilancio potrà rilanciare la società concessionaria,
pressata da decine di banche che chiedono al nuovo direttore generale
precise garanzie ai debiti contratti, pena la bancarotta entro la fine
del 2006, data oltre la quale non potrà essere rimandato il rimborso
di una parte dei capitali delle società ferroviarie partecipate.
Se il consiglio non ce la farà nemmeno questa volta, le banche
potrebbero nominare un superliquidatore, per tentare di salvare il salvabile,
e impedire che l’Inghilterra torni al suo status di isola. (ASAPS).
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