Obbligava gli autisti a non rispettare i tempi di guida: denunciato autotrasportatore di Albenga
da uominietrasporti.it
Il titolare di un’azienda di autotrasporto è stato denunciato insieme a un suo dipendente per maltrattamenti effettuati nei confronti di diversi autisti. Attenzione, i maltrattamenti non erano fisici, ma avvenivano tramite pesanti pressioni psicologiche con cui li costringevano a guidare più del consentito, a non rispettare quindi i tempi di guida e a cancellare dalla giornata lavorativa tutti i riposi. Ovviamente, dietro questa coazione a violare la legge, il titolare dell’azienda si era organizzato equipaggiando di magneti tutti i veicoli della flotta.
A portare la magistratura sulle tracce di questa azienda (di cui sono state diffuse le iniziali: B.G.) è stata l’elevato turn over con cui gli autisti dipendenti arrivavano e abbandonavano il lavoro. Molte volte, cioè, dopo aver assunto l’impiego da poche settimane, alcuni autisti lo mollavano pur non avendo un’alternativa. E siccome questa cosa si ripeteva con una certa frequenza, gli inquirenti si sono insospettiti. Per quale ragione, cioè, visti i tempi che corrono così tanti autisti rinunciavano a una busta paga?
Per trovare una risposta la polizia stradale ha effettuato diversi appostamenti, ma è stata decisiva una perquisizione della sede dell’azienda e di una serie di veicoli parcheggiati in una piazzale a Vado Ligure condotte lo scorso 22 maggio. E lì in effetti la polizia stradale insieme agli ispettori dell’ufficio provinciale del Lavoro di Savona hanno trovato una prova: la presenza di 13 calamite e di 5 trattori stradali modificati proprio per consentire l’alterazione del tachigrafo.
Poi, tramite resoconti e interviste è apparso evidente che il titolare, coadiuvato da un dipendente “fedele”, si erano resi responsabili del reato previsto dall’art. 572 del codice penale, realizzato, nell’ipotesi degli inquirenti, attraverso costanti pressioni che non lasciavano scampo agli autisti: o accettavano di lavorare alle condizioni illegali e disumane richieste dalla proprietà aziendale o potevano anche trovare altro.
La denuncia per maltrattamenti in concorso non ha comportato l’arresto.
Vero sfruttamento ricattatorio. (ASAPS)