L’aggressività
può essere definita come "qualsiasi forma di comportamento
teso a danneggiare qualcuno, fisicamente o psicologicamente"
(Baron e Richardson, 1994, p.7; Berkowitz, 1993, p. 3). Allo stesso
modo, l’aggressività alla guida può essere intesa
come "ogni forma di comportamento di guida teso a ferire o
a danneggiare altri utenti della strada, fisicamente o psicologicamente".
Anche se l’adattamento della definizione di aggressione alla
condizione di guida può fare sorridere per la semplicità
con la quale si è dato vita ad un neologismo, semplicemente
trasferendo un concetto generale ad un contesto specifico, la nuova
definizione non è da sottovalutare, anche solo per ciò
che essa stessa rappresenta in termini di comportamento alla guida.
Innanzitutto, la nuova definizione nasconde l’intenzionalità
del comportamento di un guidatore nei confronti di un altro. Le
intenzioni che stanno a monte del comportamento di guida ci consentono
di capire se quel comportamento sia realmente aggressivo o sia semplicemente
una guida incurante, senza alcuna volontà di danneggiare
altri utenti della strada. Ad esempio, un guidatore può tenersi
troppo a ridosso del veicolo che lo precede per sorpassarlo alla
prima occasione, o altrimenti per mostrare la sua irritazione nei
suoi confronti. Nel primo caso, la distanza troppo ravvicinata non
può essere definita come un comportamento aggressivo (sebbene
sia un comportamento piuttosto rischioso), mentre il secondo caso
è un chiaro esempio di comportamento aggressivo. Allo stesso
modo, molti altri comportamenti di guida come la guida veloce, lo
"sfanalamento" o il sorpasso in condizioni di rischio
possono essere di tipo aggressivo o di tipo incurante, a seconda
appunto delle intenzioni del guidatore. L’aggressività,
inoltre, può essere dicotomizzata attraverso varie dimensioni,
ad esempio fisica o verbale, attiva o passiva, diretta o indiretta,
controllata consciamente o impulsiva, strumentale o emozionale (vedi
Baron e Richardson, 1994; Berkowitz, 1993). Quest’ultima distinzione
appare particolarmente importante per la comprensione e l’interpretazione
delle varie manovre di guida degli utenti della strada. L’aggressività
di tipo strumentale riguarda quei casi in cui l’aggressore
utilizza comportamenti, interpretabili come aggressivi, come strumento
per raggiungere obiettivi non lesivi, piuttosto che per danneggiare
l’altro (Baron e Richardson, 1994, p. 12; Berkowitz, 1993,
pp. 11, 25-29). Ad esempio, rapidi e ripetuti cambiamenti di corsia
nel traffico intenso possono portare il vantaggio primario di far
guadagnare la posizione ed allo stesso tempo servono fini strumentali.
Infatti, questo tipo di guida può costringere gli altri utenti
della strada a variare improvvisamente le loro manovre di guida
e la traiettoria, andando a ledere, per così dire, le loro
aspettative ed il loro spazio di guida. Nei casi di aggressività
di tipo emozionale, invece, l’obiettivo primario dell’aggressore
è tipicamente quello di danneggiare la "vittima"
(Baron e Richardson, 1994, p. 12; Berkowitz, 1993, p. 11). Ad esempio,
inseguire altri utenti della strada il cui comportamento ha infastidito
l’aggressore è un palese caso di aggressione emozionale.
Comunque, il mantenere una distanza troppo ravvicinata al veicolo
che precede, comportamento che può iniziare come un tentativo
strumentale di mantenere o guadagnare la posizione di guida nel
traffico per la percezione della pressione del tempo, può
trasformarsi in una sorta di "vendetta" verso il veicolo
che precede e che "non lascia passare" ed essere percepita
dal destinatario come intesa a causare danno psicologico, specialmente
se accompagnata da suoni di clacson e da gesti sgarbati del guidatore
che vorrebbe sorpassare. In questo caso, il fine primario si è
spostato dalla necessità di guadagnare la posizione per facilitare
il raggiungimento di un obiettivo strumentale (la progressione non
interrotta verso la destinazione) all’espressione di sentimenti
di rabbia e frustrazione. Secondo Baron e Richardson (1994) e Berkowitz
(1993), la frustrazione, definita come limitazione interpersonale
dei comportamenti tesi al raggiungimento di un obiettivo, è
ritenuta essere responsabile dell’incremento delle aggressioni.
La frustrazione, comunque, porta a comportamenti di tipo aggressivo
solamente quando è abbastanza spiacevole da poter produrre
sentimenti negativi. I sentimenti negativi causati dalla frustrazione
portano a comportamenti aggressivi solo se gli stessi sentimenti
sono interpretati come rabbia e non come paura. Pertanto, sia l’intensità
dell’emozione percepita, che le attribuzioni di chi la esperisce
influenzano l’espressione della frustrazione. Nel caso di comportamenti
di guida di tipo aggressivo, la frustrazione condurrà ad
un comportamento aggressivo verso gli altri utenti della strada
soltanto se produce intense emozioni negative, come ad esempio la
rabbia. Quello della guida è un contesto particolare, dove,
come già sappiamo (vedi Albanese, 2005a; 2005b), alcuni aspetti
della personalità si esprimono più facilmente, a causa
della funzione-strumento che il veicolo riveste. La funzione di
questa disamina sull’aggressività e l’intenzionalità
è né più né meno quella di voler far
riflettere, di invitare i guidatori a non affidarsi al pilota automatico,
di non cadere nel tranello della valutazione a priori, finendo per
essere i responsabili dell’innesco di "sfide stradali",
ma di considerare bene ogni presupposta aggressione da parte di
altri guidatori, che forse sono semplicemente incuranti, ma non
certo aggressivi.
*
Dottore in Psicologia, operatore di Polizia Stradale.
Riferimenti
bibliografici
- Albanese, F. (2005a). La scelta di velocità.
Implicazioni per la sicurezza alla guida. Il Centauro, 95, 17
- Albanese, F. (2005b). Quanto ti arrabbi quando sei alla guida?
L’indagine dell’ASAPS sulla rabbia alla guida. Il Centauro,
94, 10
- Baron, R. A., e Richardson, D. R. (1994). Human aggression.
New York: Plenum Press.
- Berkowitz, L. (1993). Aggression:
Its causes, consequences, and control. New York: McGraw-Hill..
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