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Notizie brevi 05/09/2018

Strade dell’Anas a pedaggio: un vantaggio o uno svantaggio per l’autotrasporto?

Pagamento dei pedaggi sugli oltre 26mila chilometri di strade dell’Anas. La notizia, letta fin qui, sembrerebbe arrivare da un tempo remoto. Nel senso che torna fuori ad anni alterni, senza troppa sostanza, né voglia di renderla concreta. Ma stavolta, questa ipotesi circolata nei giorni successivi al crollo del ponte di Genova e che potrebbe portare capitali freschi nelle casse di una società già di per sé gravata da molti debiti e per di più chiamata ad affrontare interventi manutentivi decisamente ingenti, contiene qualcosa di nuovo. Innanzi tutto il movente: evitare, attraverso i nuovi introiti derivanti dai pedaggi, quell’integrazione tra Anas a Ferrovie dello Stato partorita nella scorsa legislatura e che adesso, in virtù delle crepe sempre più numerose mostrate dalle nostre strade, diventa sempre meno opportuna e comunque poco coerente con le intenzioni di un governo, interessato a rientrare nella diretta gestione dei beni e delle attività pubbliche. Tanto che diventa concreta l’ipotesi di inserire l’annullamento della fusione nella prossima legge di bilancio, per rimettere Anas sotto il controllo del ministero dell'Economia.

Ma soprattutto, così come anticipata la notizia (per la precisione dal quotidiano La Repubblica), sembrerebbe disegnare una modalità concreta di attivare il pedaggio e che coinvolge direttamente l’autotrasporto. Perché l’idea partorita nel caldo estivo è quella di addossare il pedaggio essenzialmente alle imprese di autotrasporto straniere. O, per meglio dire, il pedaggio lo pagherebbero tutti, aziende italiane comprese. Ma a queste, poi, sarebbe offerta l’opportunità di recuperare i soldi versati attraverso un meccanismo fiscale di deduzione.

Una soluzione che avrebbe così il doppio merito di recuperare risorse, ma al tempo stesso di riequilibrare il gioco della concorrenza tra autotrasportatori italiani e stranieri o anche tra italiani rimasti nella penisola e quelli dediti alla delocalizzazione che con il nuovo sistema avrebbero lo svantaggio di dover spendere di più per far viaggiare in Italia i camion immatricolati all’estero.

Ma insieme alle rose c’è anche qualche spina. Secondo il segretario di Assotir, Claudio Donati, infatti, «è indubbio il maggior aggravio a carico dei nostri trasportatori, i quali potrebbero detrarsi il maggior costo, nella migliore delle ipotesi, solo un anno e mezzo dopo». «Senza contare – aggiunge - appare assai poco probabile che il gettito dei soli trasportatori stranieri possa essere sufficiente allo scopo (trovare più soldi per l’ANAS). E, a quel punto (magari fra un anno o due), chi può garantire che questa tassa non sia estesa a tutti i trasportatori, italiani inclusi?».

da uominietrasporti.it

Mercoledì, 05 Settembre 2018
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