CONDANNA DEFINITIVA PER IVAN LIGGI, POLIZIOTTO DELLA POLIZIA STRADALE: 9 ANNI E 5 MESI PER AVER SPARATO E UCCISO UN GIOVANE DOPO UN LUNGO INSEGUIMENTO A UN POSTO DI BLOCCO. VA IN GALERA NEGLI STESSI GIORNI IN CUI GIOVANNI BRUSCA AUTORE DI OLTRE 100 OMICIDI E LO SCIOGLIMENTO NELL’ACIDO DI UN BAMBINO STA PER USCIRE CON PERMESSI PREMIO. L’ITALIA ORA SI SENTIRA’ PIU’ SICURA, PIU’ TRANQUILLA, PIU’ GIUSTA. |
Era il 24 febbraio ’97: Ivan Liggi, agente all’epoca 27enne della Polizia Stradale di Rimini, fa fuoco per fermare l’auto su cui corre Giovanni Pascale, riccionese 33enne, che si era dato alla fuga dopo aver saltato un posto di blocco e un inseguimento durato, secondo informazioni di stampa, circa un’ora. Il proiettile spacca il lunotto posteriore e colpisce alla testa il conducente incensurato, l’uccide. La quinta sezione della Cassazione, il 15 ottobre scorso, in una giornata fredda e uggiosa come quel 24 febbraio del ’97, conferma la seconda condanna della Corte d’Assise d’appello di Bologna: 9 anni e 5 mesi di reclusione perché l’agente, secondo i giudici della Suprema corte, ha fatto fuoco volontariamente ad altezza uomo. Nove anni e 5 mesi che Liggi ha iniziato a scontare in una cella del carcere di Forlì in attesa di essere trasferito in uno dei carceri militari di Peschiera del Garda o Santa Maria Capua Vetere. Vogliamo anche ricordare che Liggi dopo 5 anni di sospensione è stato reintegrato presso la Polfer di Pesaro. Anzi in questi anni in attesa del giudizio definitivo si è distinto anche per due episodi per i quali è stato proposto per una premiazione per interventi particolarmente rischiosi effettuati fuori servizio. L’ipotesi è quella del dolo. La sentenza del 15 ottobre è il quinto grado di giudizio. In primo grado l’agente Liggi era stato condannato dalla Corte d’Assise di Rimini a 4 anni per omicidio colposo e per falso. Il procuratore generale di Bologna però impugna la sentenza e qui comincia un vero calvario. L’accusa si trasforma in omicidio volontario dalla Corte d’Appello di Bologna nel 2000. La Cassazione il 3 luglio del 2001 aveva però annullato questa sentenza e aveva rinviato ad una nuova sezione della Corte d’appello di Bologna. Segue condanna a nove anno e 5 mesi per omicidio volontario (si sarebbe piegato sulle gambe mentre sparava). Intanto anche la Corte dei Conti presenta il suo "conto" e condanna Liggi a risarcire al Ministero dell’Interno 130.000 euro, pari alla somma anticipata alle due sorelle del giovane ucciso. Per 5 anni Liggi viene sospeso dal servizio. Le sorelle di Pascale intanto perdonano. Ivelise Pascale aveva lanciato un appello: "Perdono il ragazzo che ha ucciso mio fratello. Salvatelo perché non ci sia un’altra vittima in questa tragedia". Il 15 ottobre la sentenza della Cassazione mette la parola fine alla triste vicenda e la parola fine forse ad un altra vita. Non entriamo nel merito dei fatti che neppure conosciamo nei dettagli. Abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo il lavoro della nostra magistratura. Però ci riesce difficile pensare che Ivan Liggi abbia sparato per uccidere, ha certamente sbagliato, ma non crediamo che avesse la volontà di eliminare quel povero ragazzo. Se fosse così sarebbe molto grave, anche perché la Polizia di Stato non si sarebbe accorta al momento dell’arruolamento di aver assunto non un poliziotto ma un giustiziere della notte. Non sappiamo se Ivan se ne farà una ragione, sappiamo con certezza che questo triste episodio con questa condanna così dura sarà un monito pesante per tutti coloro che, con qualsiasi divisa, operano sulla strada e spesso ci lasciano la vita perché hanno sparato prima gli altri e loro non hanno fatto in tempo ad essere processati... Amareggia molto anche constatare che mentre l’agente Ivan Liggi, poliziotto della Polizia Stradale, va dietro le sbarre a scontare 9 anni e 5 mesi per aver sparato durante un inseguimento, un mafioso di nome Giovanni Brusca, colpevole di oltre 100 omicidi, e di aver sciolto il corpo di un bambino nell’acido e aver poi collaborato con la giustizia, ottiene permessi ogni 45 giorni per uscire dal carcere. Almeno se Ivan si fosse chiamato Liggio anziché Liggi avrebbe potuto sperare in un errore o una omonimia. Oggi l’Italia con Liggi dentro e Brusca fuori si sentirà però più sicura, più tranquilla, più giusta!
Giordano Biserni Presidente Asaps www.asaps.it
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