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Notizie brevi 14/10/2004

da "Panorama" - FUORICLASSE LA LAMBORGHINI GALLARDO DELLA POLIZIA Occhio a quella volante, vola

da "Panorama"

FUORICLASSE LA LAMBORGHINI GALLARDO DELLA POLIZIA
Occhio a quella volante, vola

Va a 310 chilometri all’ora, ha 500 cavalli sotto il cofano, vale 150 mila euro. E ha passato l’estate sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria e in Puglia, a inseguire i cattivi.

Mai vista una così. Sembra di essere già nel futuro quando si vede passare la Lamborghini Gallardo della polizia. Forse, l’ammirazione che si prova a guardarla si traduce, nei malviventi, in senso di impotenza. Cinquecento cavalli di potenza sprigionati da dieci cilindri in nome della legge. È l’ultima arrivata nella scuderia della polizia di Stato, dono della Lamborghini che a maggio ha consegnato il suo bolide al Dipartimento della pubblica sicurezza suscitando anche qualche grattacapo: come gestire un’auto che vale oltre 150 mila euro? Enigma presto risolto anche perché i numeri dimostrano che si tratta di un ottimo acquisto: 15 patenti sospese, 160 auto fermate e controllate e 200 punti ritirati.

E solo nel mese di agosto, quando è stata impiegata sulla Salerno-Reggio Calabria. Grazie anche al Provida 2000, sistema con telecamera che riprende le targhe, controlla che non siano rubate, misura la velocità dei veicoli e registra tutto quello che vede. E alla velocità che ha permesso di inseguire chi sfrecciava sulle autostrade e contestare la multa al conducente. È stata un’estate intensa per la Lamborghini: oltre a vigilare sulla Salerno-Reggio Calabria, ha percorso in lungo e in largo la Puglia, pattugliato per due settimane la Sicilia e fatto incursioni nel Nord d’Italia.

E pensare che dopo la cerimonia di consegna, in primavera, il primo ordine era stato: «Nessuno la tocchi». Due agenti della polizia stradale, già ottimi guidatori, erano stati inviati di gran fretta a frequentare un corso di guida veloce e di meccanica alla Lamborghini. Erano gli unici autorizzati a guidarla, a toccarla, ad aprirle il cofano. Conoscerne i segreti è una responsabilità, oltre che un privilegio: anche un cambio d’olio richiede un’attenzione particolare.

Oggi c’è una squadra di otto agenti che si alternano al volante. Sono stati scelti fra i migliori piloti in divisa, alcuni sono già istruttori di guida operativa. Hanno passato intere giornate a girare sulla pista di Vallelunga, vicino Roma, e ora conoscono ogni segreto della Gallardo (è il nome di una razza spagnola di tori, particolarmente aggressivi).

«Dopo le prime incertezze abbiamo saputo sfruttare al meglio il potenziale e la tecnologia di questa auto» dice il vicequestore della Stradale Paolo Mazzini. Le idee non mancano: fra i tanti marchingegni montati sotto il cofano dalla casa produttrice c’è anche un contenitore per il trasporto di organi e di un defibrillatore. Per il vicequestore Mazzini l’auto potrebbe essere utilizzata anche per il trasporto urgente di organi da trapiantare e per il primo soccorso negli incidenti stradali. Meno probabile aspettarsi di vederla sfrecciare dietro i rapinatori. «È finito il tempo dei poliziotti "smanettoni" - dice Mazzini. «Siamo nell’era della sicurezza. Ogni intervento, anche in emergenza, è subordinato alla prudenza».

La Lamborghini ora fa servizio sulle tangenziali di Roma e sul tratto laziale dell’autostrada A1. Quando passa, la gente scatta fotografie col telefonino, le auto rallentano e anche i fanatici con molti cavalli sotto il sedile abbassano i giri, rispettosi. Un posto (d’onore) nel prossimo calendario della polizia di Stato pare sia già prenotato.

LA FERRARI, LO ZOPPO E IO

Inseguimenti rocamboleschi e arresti: i ricordi di Giuseppe Savi

Negli anni Sessanta a Roma, di notte, c’era una sola volante e con i rapinatori si usavano più le mani che le pistole. Era il 1962 quando agli uomini della squadra mobile fu chiesto di cosa avessero bisogno per fronteggiare una criminalità nuova, spregiudicata e sempre più agguerrita. «Una Ferrari» fu la risposta, gettata lì un po’ per scherzo.

Altri tempi: in pochi giorni nel cortile della questura arrivò una Ferrari nuova di zecca, nera, con una pantera disegnata sulla fiancata e il numero telefonico per le emergenze (555-555, l’antico 113). Era la Ferrari 250 Gte carrozzata Pininfarina e da allora entrò nel mito. Furono chiamati a guidarla solo quattro uomini: capopattuglia il maresciallo Armando Spatafora, le cui gesta vengono ancora raccontate ai novellini appena arruolati che arrivano in questura. Come quell’inseguimento giù per la scalinata di Trinità dei Monti, gli interventi in via Veneto, ancora capitale mondiale della dolce vita, le corse per via Nomentana e sotto San Pietro («Ma con la sirena spenta per non svegliare il Papa»).

Cronisti e fotografi dell’epoca facevano a gara per raccontare le imprese di quegli uomini e i loro arresti rocamboleschi. Titoli che oggi magari fanno sorridere («Pauroso: il bandito lancia l’auto contro l’inseguitore»), ma che appassionavano i lettori. Il ministero dell’Interno, quasi per caso, è riuscito a rintracciare uno dei membri di quell’equipaggio. Giuseppe Savi, 79 anni, stava accompagnando i nipotini al museo delle auto storiche della polizia, a Roma, quando davanti alla Ferrari esclamò: «Ecco dov’è finita! Questa la guidavo io».

Da quel giorno Savi rivive spesso le emozioni di un tempo. E racconta volentieri dello Zoppo, un ladro d’auto sportive, claudicante, che era un vero asso del volante e che i quattro della Ferrari riuscirono ad arrestare dopo un inseguimento che riempì le prime pagine. O di Pennellone, l’abile autista assoldato dalle più rinomate bande di rapinatori.

Sono tanti i personaggi che affollano i ricordi di un vecchio che alla polizia ha dato tanto, compreso un ictus, e che, prima della pensione, ha insegnato a guidare a tanti nuovi agenti. «Tutto cominciò con un viaggio. Io e tre miei colleghi (Armando Spatafora, Carlo Annichiarico e Dalmatio De Angelis), a bordo di una Fiat 500, in 5 ore e 40 minuti raggiungemmo Modena per frequentare un corso di alta guida». Dopo 15 giorni tornarono a Roma con la Ferrari e la volante col Cavallino rese egregiamente servizio fino al 1973.


Giorgio Sturlese Tosi


Giovedì, 14 Ottobre 2004
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