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Notizie brevi 24/10/2018

Dopo 12 anni di ininterrotto calo, riparte la manutenzione delle strade
Costo del bitume e crisi economica spingono verso l’impiego di materiali riciclati

Foto di repertorio dalla rete

Roma, ottobre 2018 – Dopo 12 anni di interminabile calo dei consumi di asfalto, dovuti alla prolungata assenza di lavori di manutenzione delle nostre strade, il 2018 sta facendo segnare l’attesa inversione di tendenza che lancia un primo segnale positivo per la sicurezza delle nostre stradale. A trascinare la ripresa sono principalmente gli investimenti di ANAS sulla rete, restano invece aperte le criticità sulle arterie comunali e provinciali. Crisi economica, brusco aumento del costo della materia prima bitume e sostenibilità ambientale stanno spingendo verso un sempre maggiore impiego del fresato nella manutenzione delle strade.

La fotografia emerge dalla nuova analisi trimestrale effettuata dall’Associazione SITEB - Strade Italiane E Bitumi, resa nota alla vigilia di Asphaltica World, il Salone dedicato alle infrastrutture stradali e alle opere di impermeabilizzazione, in programma a Roma (presso il Salone delle Fontane, via Ciro il Grande, 10/12) il 25 e 26 ottobre prossimi. Codice degli Appalti, innovazione e sostenibilità e Smart road saranno al centro degli approfondimenti tematici previsti dalla manifestazione promossa dall’Associazione SITEB e da Verona Fiere, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di Roma Capitale.

Il report dell’Associazione evidenzia che nel 2018, per la prima volta dopo oltre 10 anni di costante calo (dalle oltre 44,2 mln di tonnellate del 2006 alle stazionarie 23 registrate negli anni 2017-2016-2015), la produzione di conglomerato bituminoso (indicatore primario delle attività di costruzione e manutenzione delle strade) registrerà a fine anno una leggera crescita (+3%) che induce a ben sperare per la ripresa del comparto e soprattutto per la sicurezza delle nostre strade.
Dopo un avvio d’anno negativo nei primi cinque mesi dell’anno (-11,8% del consumo di bitume vs lo stesso periodo del 2017), le attività avviate nel periodo estivo, in cui per le condizioni climatiche solitamente si concentra il 60% dei lavori, hanno fatto segnare una decisa ripresa.

“Sono trascorsi ben 12 anni (144 mesi)”, evidenzia il Presidente SITEBMichele Turrini, “dall’ultima volta che un segno positivo è apparso nella rilevazione mensile della vendita di bitume in Italia. Si tratta di una leggera crescita, ma è un segno carico di significato che si dovrebbe consolidare nei prossimi mesi portando al +3% a fine anno. A trascinare verso l’alto le vendite di bitume ha contribuito senz’altro l’ANAS (principale stazione appaltante del Paese) che ha finalmente avviato un piano di interventi come non si vedeva da tempo, rimettendo in moto il settore. Il nuovo Esecutivo ha ora una grande opportunità: fare seguire i fatti alle consuete promesse di investimenti sulle infrastrutture, troppe volte annunciate e disattese dai diversi Governi che si sono alternati negli ultimi anni. Le arterie comunali e provinciali sono quelle che necessitano di un più urgente e immediato intervento. Ora bisogna porre rimedio agli oltre dieci anni in cui si è costantemente e irresponsabilmente tagliato sulle spese di manutenzione del nostro patrimonio stradale, provocandone il suo graduale deterioramento”.

Il report evidenzia come il settore oggi possa contare su 380 impianti di produzione in attività, per un totale di 31.000 addetti diretti e un valore della produzione e posa in opera che si stima a fine anno supererà quota 1,7 miliardi di euro.

Tra i trend emergenti più rilevanti evidenziati dall’analisi trimestrale dell’Associazione spicca il crescente ricorso al riutilizzo del fresato d’asfalto (il materiale ottenuto dalla rimozione del manto stradale durante gli interventi di manutenzione) per la produzione di conglomerato bituminoso che oggi ha raggiunto una quota superiore al 20% sul totale del conglomerato prodotto; il trend è spinto, da una parte, da ragioni economiche che vedono in questo processo un chiaro risparmio economico rispetto all’impiego del solo bitume vergine (il cui costo ha registrato una netta impennata negli ultimi mesi), e, dall’altro, di una crescente attenzione all’ambiente e al modello di economia circolare condiviso a livello europeo che promuove le attività di riciclo dei materiali.

Negli ultimi mesi a fronte dell’aumento del costo del petrolio (oggi sotto la soglia degli 80 dollari al barile, mentre solo 2 anni fa stentava a superare i 40), infatti, si è registrato un brusco aumento del costo del bitume che ad agosto scorso ha fatto segnare una variazione superiore al +34% (441 vs 320 euro per tonnellata) nel confronto con il costo medio dell’anno precedente. Il bitume ha mediamente un’incidenza sul costo complessivo dei lavori stradali compresa tra il 40% e il 50%.
Tale inatteso incremento rischia di togliere alle imprese del settore quel minimo di respiro dovuto alla pur timida ripresa dei lavori, anche alla luce dell’assenza per il comparto delle costruzioni pubbliche di un reale ed efficace meccanismo di revisione prezzi per le opere pubbliche che costringe gli operatori a farsi carico di difficili previsioni.

 

Mercoledì, 24 Ottobre 2018
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