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Notizie brevi 11/10/2004

da "Brescia Oggi " - Tre pattuglie nella notte a sirene spiegate sono riuscite a trasportare in tempo da Pavia un siero-antiveleno che ha salvato un ragazzo di Leno Polstrada, staffetta della salvezza Giovane strappato alla morte. «Abbiamo fatto soltanto il nostro dovere»

da "Brescia Oggi "

Tre pattuglie nella notte a sirene spiegate sono riuscite a trasportare in tempo da Pavia un siero-antiveleno che ha salvato un ragazzo di Leno Polstrada, staffetta della salvezza
Giovane strappato alla morte. «Abbiamo fatto soltanto il nostro dovere»

È stata vinta la battaglia contro il tempo, scattata venerdì sera per salvare la vita ad un ragazzo che rischiava di morire per avvelenamento. Due ore di trepidazione. Di corse tra Brescia e Pavia, dal Civile al San Matteo. Un gran lavoro, coordinato dalla Prefettura, che ha impegnato i medici del pronto soccorso, le pattuglie della polizia stradale di Brescia, Cremona, Piacenza e del Commissariato di Stradella, i medici e tecnici del centro antiveleni del San Matteo.
«Abbiamo fatto solo il nostro dovere» si schermiscono «gli angeli della notte» che hanno lavorato in simbiosi. Nessun nome sui giornali. Nessuna foto. Anonimato per tutta la squadra. Ieri mattina erano al lavoro i due agenti della polizia stradale di Brescia che l’altra notte hanno puntato verso Cremona con in auto un campione di sangue da analizzare e che hanno consegnato a chi ha fatto il secondo tratto di staffetta. Normale servizio dalle 7 alle 13 su diverse pattuglie.
Nessuno si sente eroe. Routine per gli angeli della strada, come per i medici di Brescia e Pavia che si sono fatti in quattro. In gioco c’era la vita di un 26enne di Leno che inavvertitamente aveva ingerito antigelo da una bottiglia. Un errore, non un gesto disperato assicurano in ospedale.
Al momento del ricovero al Civile - erano le 18 - la constatazione della gravità. Bisognava innanzitutto stabilire quale sostanza era stata ingerita e l’antidoto andava somministrato al ragazzo per scongiurare situazioni critiche. Ieri sera il giovane era ancora in osservazione in seconda medicina con la riserva della prognosi, ma il peggio sembra passato.
«Il pericolo è quello di problemi renali» afferma il dottor Paolo Marzollo primario del Pronto soccorso del Civile. «Per due ore medici e infermieri hanno combattuto contro il tempo sino a quando da Pavia non è giunta risposta sul da farsi. Dal San Matteo ci è stato inviato l’antidoto che già avevamo, ma non in quantità sufficiente per continuare la terapia per giorni».
Le pattuglie della polizia, in accordo con il «118» e ottenuta l’autorizzazione dalla Prefettura, fanno da staffetta a chi trasporta organi da trapiantare in altro ospedale. Scortano i medici incaricati del prelievo. Aprono la strada alle autolettighe con a bordo pazienti in condizioni critiche, partorienti. Quando un’ambulanza di Brescia si reca in un’altra città (avviene ovviamente anche il contrario), ad attenderla al casello autostradale c’è una pattuglia della stradale. Così non si perde tempo.
Ogni mese la polizia stradale di Brescia coordina tra le tre e le quattro scorte «speciali». Ogni volta è una lotta contro il tempo. Si corre con lampeggiante acceso e a sirene spiegate sul filo dei 200 orari rimanendo in contatto via radio con la centrale e i colleghi che compongono la staffetta.
Venerdì sera, mentre il ragazzo di Leno era in terapia, si è messa in moto la macchina dei soccorsi. Effettuato il prelievo di sangue, una pattuglia della Stradale di Brescia ha raggiunto il Civile e subito è partita per Cremona con la provetta mentre il centro antiveleni di Pavia veniva allertato. Il Civile è in costante collegamento con il centro antiveleni di Milano, con quello di Bergamo oltre che col San Matteo.
Da Cremona la seconda fase della corsa contro il tempo, sino a Pavia con «aggancio» delle pattuglie di Piacenza e Stradella. Accertata al San Matteo la natura dell’intossicazione e deciso come intervenire, le pattuglie hanno effettuato il percorso inverso trasportando l’antidoto vitale. A Manerbio, al casello dell’A21 una pattuglia di Brescia ha atteso che i colleghi consegnassero il referto e il farmaco da portare a Brescia. Dopo pochi minuti l’auto era al pronto soccorso. L’orologio segnava le 21.30.
Ancora presto per chiudere la giornata. E così i due agenti sono tornati sulle strade di città e provincia per garantire sicurezza, aiutare chi ha bisogno e punire, come è giusto, chi non rispetta il codice. In corpo la soddisfazione di aver salvato un ragazzo.

di Franco Mondini





Lunedì, 11 Ottobre 2004
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