LETTERA APERTA A UNA MAMMA POCO RIFLESSIVA E TROPPO PROTETTIVA |
Leggiamo, sulla cronaca dei giornali, di una faccenda davvero poco piacevole, occorsa a Forlì, città che, francamente, non ci sembra corrispondere al profilo di una delle sue abitanti, protagonista della vicenda. Si tratta di una madre che – pur svegliata nella notte da una telefonata della Polizia Municipale – si è inalberata per una grave violazione commessa dal figlio. Figlio minorenne, che a fari spenti, a forte velocità e – soprattutto – senza patentino, scorrazzava per le strade della periferia forlivese. Fosse squillato a noi, il telefono nel cuore della notte, con un figlio fuori casa e per giunta in motorino, avremmo avuto il cuore in gola. Avremmo avuto il terrore di alzare la cornetta e sentire la voce di qualcuno che, come noi facciamo spesso, cambiava la nostra vita per sempre con una frase di circostanza. In questo, la signora, ha avuto fortuna. Fin troppa, visto che aveva consentito al figlio di andarsene beatamente a spasso senza patentino. Ma la signora, e questo ci pare grave, non si è inalberata con il figlio, nossignori! Si è arrabbiata, e tanto, con gli agenti, che hanno fermato il suo rampollo contestandogli le giuste violazioni di legge, applicandone precetti e sanzioni. Si è arrabbiata così tanto, che quella frase che tante volte noi in divisa sentiamo rivolgerci addosso, quel cattivo “fanno bene a spararvi in testa”, o giù di lì, gli è venuta spontanea, facendo gelare il sangue nelle vene di quegli agenti, che immaginiamo assistere increduli alla reazione isterica di una madre davvero particolare. E allora, proprio mentre molti di noi tornano – chi con il corpo, chi con la mente – dai funerali di Mario Palombi, Sovrintendente Capo della Stradale di Aprilia, falciato da un’auto che sfrecciava a velocità folle, non abbiamo voglia di ripetere a quella donna dalla lingua così cattiva del bene che i nostri colleghi hanno fatto a lei ed a suo figlio. Consigliamo, a quella donna, di pensare cosa sarebbe stata la sua vita se, invece di beccare il figlio senza patentino, gli agenti della Polizia Municipale di Forlì l’avessero convocata in quell’angolo di periferia romagnola, alzando un lenzuolo per mostrarle un corpo senza vita, invece di fermarlo e, probabilmente, salvarlo. E prima di dare ancora energia alla sua insulsa acredine, la invitiamo a portare maggior rispetto per la vita: se non quella di suo figlio, quella del suo prossimo. Le auguriamo di cuore di non stare mai nei panni della mamma dei nostri colleghi, quelli caduti sotto i colpi della criminalità – difendendo anche lei e il suo piccolo senza patentino – o falciati da chi nemmeno il patentino, dovrebbe più avere.
Lorenzo Borselli Consigliere Nazionale ASAPS – Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale
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