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Notizie brevi 03/12/2018

Torino, sosteneva l'esame per la patente al posto dei connazionali: pachistano arrestato

Si faceva pagare per sostituirsi a loro, accusato di falso, ricettazione e sostituzione di persona. Altri sette denunciati

Si era spacciato per un 34enne indiano, approfittando della somiglianza, per sostenere l'esame della patente al suo posto. Con tanto di carta d'identità falsa rilasciata da Fossano e permesso di soggiorno di Cuneo, martedì mattina è andato alla motorizzazione per il test teorico, ma una volta uscito il 24enne pakistano ha trovato la polizia ad aspettarlo ed è stato arrestato. L'accusa è di falso, sostituzione di persona e ricettazione. E non era la prima volta. A inizio mese l'uomo era stato denunciato per aver fatto lo stesso alla motorizzazione di Lecco e le indagini sono in corso. Ma è solo uno dei nove casi, da cui sono scattate 7 denunce, per cui negli ultimi quattro giorni è intervenuta la squadra di polizia giudiziaria del compartimento di Polizia stradale di Torino. Circa il 20 per cento, se si considera che nell'arco dell'ultimo anno si è parlato di una cinquantina di casi. 
 
Il sospetto, infatti, è che il picco corrisponda all'azione di una banda organizzata "in trasferta" da altre province per sostenere gli esami di guida al posto di stranieri "piemontesi" che hanno difficoltà con il test. Dopo un primo esame riuscito, la voce si sarebbe diffusa e sono aumentati i casi segnalati. E anche le tecniche utilizzate, che sono diverse. C'è appunto la sostituzione di persona, con l'utilizzo di documenti falsificati: il finto candidato, bravo con la lingua italiana e preparato sul tema, sostiene le prove, i quiz e la guida e in un secondo momento il vero candidato, dopo il rilascio della patente, chiede la sostituzione del documento per inserire la foto vera. Oppure c'è il ricorso a dispositivi elettronici per un aiutino "da casa". Lunedì mattina un uomo originario della Cina è stato scoperto mentre dava l'esame nascondendo sotto la parrucca un supporto audio che trasmetteva le domande a un complice all'esterno. L'altoparlante era collegato alle cuffie che aveva chiesto per ascoltare le domande, come viene permesso a chi ha poca conoscenza dell'italiano. Altri, invece, hanno utilizzato microcamere negli indumenti o degli occhiali modificati. 
 
Non tutti sono stati fermati, alcuni sono riusciti a darsela a gambe prima di incappare nella polizia, anche fingendo di sentirsi male per andare via appena terminato il quiz. Ma grazie alla segnalazione e alla somiglianza dei documenti falsificati, i poliziotti sono riusciti a risalire all'organizzazione criminale.

da repubblica.it


Eccone un altro. (ASAPS)

Lunedì, 03 Dicembre 2018
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