Il governo cancella il Sistri. Uggè chiede fondi per recuperare i costi sostenuti dall’autotrasporto
da uominietrasporti.it
Il Sistri va soppresso. È la decisione presa dal Consiglio dei ministri del 12 dicembre e inserita all’interno del decreto legge Semplificazioni, che dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di oggi e quindi entrare direttamente in vigore. Per la precisione la data di morte del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti sarà il 1° dicembre 2019. Al suo posto ci sarà un nuovo sistema gestito in house dal ministero dei Trasporti, ma fino a quel momento la tracciabilità dovrà essere garantita con i vecchi sistemi, vale a dire formulari, MUD e registri cartacei che costerà circa 3 milioni di euro in meno ogni anno.
«Il Sistri - ammette lo stesso ministro dell'Abiente Sergio Costa - è stato uno dei più grandi sprechi nella gestione dei rifiuti speciali, un sistema mai entrato effettivamente in funzione, che però ha comportato costi sostenuti dalle imprese coinvolte e dallo Stato che hanno superato i 141 milioni di euro dal 2010 ad oggi». Dal 2010 al 2014 sono infatti stati fatturati 290 milioni, di cui quasi 90 pagati effettivamente. Dal 2015 al 2018: fatturati 66 milioni, pagati 51. Attualmente era in corso un affidamento da 260 milioni in 5 anni, che viene quindi sospeso cancellando il Sistri.
«Abbiamo calcolato che attualmente è assicurata la tracciabilità del 65% dei rifiuti speciali – ha dichiarato Costa - L’obiettivo è arrivare almeno al 90% risparmiando soldi e tempo per le aziende».
L'abolizione del Sistri è stata accolta con entusiasmo dall’autotrasporto, visto che il settore aveva sempre vissuto questo sistema come un balzello complicato e improduttivo. Il vicepresidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, ricorda in particolare che «pur se il sistema non funzionava, le imprese erano obbligate a iscriversi a un Albo e a sostenere i costi per l’istallazione della cosiddetta scatola nera (Black box) nelle officine appositamente autorizzate. Solo l’ottusità di ministri poco a conoscenza di come funzionano i trasporti ha generato costi pesanti e solo per le imprese di autotrasporto italiano in quanto il sistema non poteva essere imposto agli operatori esteri».
Peraltro, adesso «le imprese dovranno smontare quei sistemi – prosegue Uggè – e dovranno sostenere ulteriori costi per il fermo dei mezzi. In sostanza il costo dell’operazione Sistri per ogni automezzo si aggira intorno a mille euro. Chi rimborserà le imprese per i costi sostenuti e per quelli che dovranno ancora essere affrontati per smontare le scatole nere?».
Conftrasporto chiede al Governo di prevedere la possibilità di costituire un fondo per consentire alle imprese di recuperare i costi indebitamente sostenuti e anticipa che, in mancanza di questi provvedimenti, «avvierà una class action o altre iniziative adeguate a tutela degli interessi delle imprese danneggiate».