Ne hanno bocciati tanti,
ieri, alla prova scritta per la patente B. Soltanto un caso, certo, ma
paradossale. Il giorno dopo il blitz della Polstrada alla Motorizzazione
civile di Roma, in via Salaria la rabbia cova sotto la cenere. Le accuse
sono pesanti: titoli di guida per tutti, clandestini compresi, previo
pagamento di somme fino a 1.500 euro: una torta che, secondo gli
investigatori, si spartivano in molti.
Alla Motorizzazione sembra una giornata normale, ma è solo apparenza. Solite
code agli sportelli, consueto viavai nei corridoi. Ma anche tanti capannelli
di persone che bisbigliano qualcosa, pronte a interrompersi quando qualcuno
si avvicina.
I ragazzi respinti all’esame, quasi la metà dei candidati, sfogano la
propria delusione sulle pagine di giornale che riportano le notizie sulle
indagini torinesi, che hanno coinvolto 12 funzionari della Motorizzazione di
Roma arrestati e altri 28 indagati. «Evidentemente bisogna fare così per
avere la patente: pagare gli amici degli amici» sbotta Antonio, al suo
secondo esame importante in pochi mesi dopo quello di maturità. Il primo,
almeno, gli era andato bene.
«Io ho dovuto lavorare quest’estate, subito dopo il diploma - spiega - per
pagarmi l’iscrizione all’università. Non ho alcuna voglia di pagare tangenti
alle scuole guida». Cinque giovani cinesi, invece, sorridono: la loro prova
è andata bene, e probabilmente ignorano i termini dell’inchiesta sulle
patenti facili.
Tra i corridoi della direzione molti fanno finta di nulla. Il direttore
Franco Giannetti «è in giro per gli uffici», fanno sapere in segreteria.
Impiegati e funzionari del terzo piano fanno muro: «non sappiamo nulla,
abbiamo letto tutto sul giornale», dicono.
Ma qualcuno è stufo di un andazzo «che va avanti da anni, non soltanto a
Roma». Gli esami per la patente, dice un dipendente dell’ufficio che si
occupa del rilascio dei titoli di guida, «sono una cosa troppo seria per
lasciarli così, affidati all’onestà, a volte piuttosto scarsa, di troppi
personaggi che hanno l’opportunità di lucrarci sopra».
Così, aggiunge un collega, «si mettono automobili in mano a persone che non
conoscono nemmeno il significato della segnaletica verticale. Alla faccia
della patente a punti e delle campagne per la sicurezza stradale».
Sulla porta della sala degli esami, un foglio di carta firmato dal direttore
Giannetti informa che le prove vengono sostenute in rigoroso ordine
alfabetico, e chi salta l’appello deve presentarsi alla sessione successiva.
«Un modo per evitare che alcune persone vengano “pilotate” verso un
esaminatore piuttosto che un altro», spiegano negli uffici di via Salaria.
E c’è chi propone possibili soluzioni per dare una sterzata al malcostume
delle patenti facili. «Bisognerebbe mandare in giro esaminatori esterni, a
sorpresa, nelle varie Motorizzazioni - ipotizza un funzionario - Costerebbe
di più, certo, ma renderebbe quasi impossibile taroccare le prove. E
probabilmente ci sarebbe anche qualche incidente in meno sulle strade».
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