CRONACA DELLA NOTTE DELLA RESA DEI CONTI PER QUELLI DELLE “PATENTI FACILI”. L’operazione vista da Firenze, gestita sotto l’attenta regia degli uomini della Squadra di P.G. della Stradale di Torino. Anni di indagini. Nostro servizio |
Era dal Social Forum di due anni fa, che il piazzale di Firenze Nord non era così pieno. Una trentina di auto della Stradale, molte delle quali civetta, quelle col lampeggiante magnetico appiccicato da una parte del tetto. Gente che non si vedeva da tempo, visi nuovi, grinta da vendere e paletta rigorosamente nel centauro. Quando passano quelli della PG di Torino cala una specie di silenzio, che mantiene un rumore di fondo. “Brusio”, è il termine più adatto. Qualcuno mi tira la giacca e chiede di cosa si tratti, ma è la PG di Torino che deve parlare, che deve spiegare. Quando il sottufficiale che guida il pool di uomini in trasferta dal capoluogo piemontese chiede l’attenzione di tutta platea di uomini e donne convenuti nel cuore della notte, anche il brusio cessa del tutto, mentre dalla sala benessere si sente ancora il rumore del macinacaffè e di un bicchiere di plastica che si riempie. Non potete immaginare. È la faccia della Polizia Stradale, quella che lavora sodo, che tira tardi in autostrada come in saletta intercettazioni, che spinge il gas a fondo sui rettilinei o che si apposta travisata, mescolandosi alla gente normale, a caccia di delinquenti magari dopo aver cambiato una gomma. È una faccia che molti non conoscono, o che fingono di non farlo. È una faccia che assume la fisionomia di un accanito fumatore, con gli occhi stanchi di chi non li chiude da giorni, come tutti noi, e che ora spiega a 90 uomini inquadrati per quale motivo siano stati fatti arrivare tutti lì. Parte, il “Vito”, mentre noi di Firenze sistemiamo una sessantina di pesanti cartelle sul tavolone. “Abbiamo smascherato una banda di corrotti – dice il coordinatore – ed ora andiamo ad arrestarli. Si tratta di funzionari pubblici e di intermediari, che vendevano patenti a chi non riusciva a prenderle con gli esami”. È un tono che prende vigore, perché da Torino erano arrivate, per noi della specialità, un sacco di brutte notizie, che spesso hanno messo in ombra il lavoro di una delle migliori unità investigative della Polizia di Stato, quella della Squadra di PG del Compartimento Piemonte e Valle d’Aosta: un lavoro che negli anni ha smantellato decine di organizzazioni dedite al traffico internazionale di veicoli, specializzata nella chiusura sistematica di stamperie clandestine in tutta Italia, che ora torna alla ribalta. Si aprono i cancelli, e gli arzigogoli disegnati sugli stradari, accuratamente studiati nelle ultime due notti, prendono forma. Le auto procedono in fila, vicine, per poi dividersi e andare ognuna verso il proprio predeterminato obiettivo, mentre dalla sala operativa si aspetta che tutti prendano posizione. Nella notte, a fari spenti, gli uomini e le donne della Polizia Stradale aspettano il via dall’unità di crisi allestita a Roma. Alle 4 in punto scatta il blitz: campanelli che trillano nella notte, manette che si stringono ai polsi di corrotti e corruttori, perquisizioni che segnano la notte dei furbi, patenti comprate al mercato della mazzetta che vengono sfilate dai passaporti e spillate ai verbali di sequestro, auto sui carri portate ai depositi giudiziari. Tralasciamo qui, in queste righe, i numeri dell’operazione, che non mancheremo di rielaborare. Le ordinanze di custodia cautelare sembrano tomi della Treccani. Mille e più pagine, rilegate come una tesi di astrofisica, che sotto l’intestazione del Tribunale di Torino raccontano i misfatti di una combriccola di spensierati, che aveva trovato il modo di arrotondare i propri immeritati guadagni con lo stipendio da funzionario pubblico o da gestore di una scuola guida. Cala però un’ombra fra la maggior parte di puliti che fa lo stesso lavoro con scrupolo e serietà. E’ il rammarico degli onesti colpiti moralmente da colleghi senza scrupoli. Sì, perché viste le trascrizioni di mesi di intercettazioni, dei riscontri cartacei e degli sviluppi investigativi, quella scoperchiata non era la solita storiellina di bustarelle e di gratifiche. Così, quando gli investigatori hanno subodorato qualcosa, anche il gusto di andare a fondo, di vedere fin dove si spingevano gli affiliati al sodalizio ha dato motivazione e impulso all’inchiesta. Infatti, se in quelle scuole guida bocciavi all’esame, bastava rivolgersi a quel bell’istruttore di teoria, o a quel signore dietro il bancone. Una domanda buttata lì, seguita magari da un viso serio e compunto che spesso ha il truffatore, l’imbonitore del pacco e del contropacco, seguito poi dal sorriso da “non-ti-preoccupare-sistemo-tutto-io”. Poi, i signori della bustarella hanno messo nelle loro tasche i bei soldoni e in quelle dei corruttori una bella patente mercanteggiata, lasciando alla strada una cospicua mancia di tutte le nostre vite, aprendo le cateratte di una fanghiglia di conducenti ignoranti e preparati solo ad ottenere facile-facile un documento che troppo spesso, in Italia, sembra dovuto, quasi fosse una carta d’identità o la tessera a punti del supermercato. Una volta avviata la pratica, bastava portare duemila euro in una busta: al resto pensava tutto il serioso gestore, magari atteggiandosi anche a salvatore dell’impreparato candidato. Un viaggetto fino a Roma, una scuola guida mai vista, una scheda d’esame manipolata. E non solo. Anche gli aspiranti istruttori hanno ottenuto in questo modo la loro licenza: pagando. C’è qualcuno che ha preso persino la patente nautica soggiornando in settimana bianca. A pensare a quanto sangue scorre sulla strada, gli smascherati ci sembrano gli untori, quelli che diffondevano la peste. In questo modo, dopo tante bustarelle, per quella società di cui sono stati a lungo parassiti o carnefici – dipende dai punti di vista – è venuto il momento di saldare il conto. Tremino pure i clienti dal portafoglio facile. Ora le indagini andranno a ritroso, e con la spinta che hanno non c’è salita che tenga. La strada è un campo minato, disseminato di ordigni contrabbandati da gente senza scrupoli. Un territorio che ora deve essere bonificato. Noi, abbiamo già cominciato. |