DAL NOSTRO
INVIATO - TORINO - Va bene la patente facile, ma via! Che il candidato
almeno si faccia vivo all’esame. Invece il giovane Michaele Peddis,
26 anni, di Terralba (Oristano) ha acquisito la patente nautica, nel
novembre 2003, in quel di Torre del Greco (Napoli), senza neppure «apparire
presente alla prova di abilitazione alla patente nautica». Grazie
alla compiacenza di un suo esaminatore.
Va bene la patente facile, ma via! Che almeno l’aspirante autista
si sforzi di compilare l’elaborato. Non come Jacopo Pierantoni,
25 anni, fiorentino, e Paolo Gentilucci, 29, romano, ai quali la fatica
sarebe stata risparmiata dal suo esaminatore, Giuliano Bozzoli, 56 anni,
mantovano di Ostiglia, funzionario regionale del Lazio: questi avrebbe
sostituito gli elaborati di Pierantoni e Gentilucci con un altro «stilato
integralmente» da Elio Morelli, 74 anni, originario di Macerata,
ma abitante a Roma, e da suo figlio Giancarlo, 40 anni, titolari di
una scuola guida.
Con l’ultimo ennesimo scandalo nazionale delle patenti non facili,
ma facilissime, reso pubblico ieri nel capoluogo piemontese, dove è
stato scoperto dalla Polizia Stradale, ora si può dire che agli
asini con la patente manca solo il regno dei cieli. In terra e in mare
circolavano già, dall’autunno scorso, grazie ai permessi di guida
comprati, con un minimo di 400 e un massimo di 2000 euro. Certo era
necessario il viaggio a Roma dalla Lombardia, o dalla Toscana, o dal
Piemonte o dalla Sardegna. Nella capitale, infatti, albergavano le persone
giuste: 12 funzionari del Dipartimento dei Trasporti terrestri (Divisione
generale della motorizzazione) e uno della Regione Lazio, finiti in
manette. Si tratta di Aldo Boeri, 64 anni, Attilio Caizzi, 62, Anna
Romano, 46, Iolanda Pannone, 63, Paolo Amoroso, 41, Giuseppe Meffe,
49, Marina Geremicca, 55, Nicola Giampietro, 59, Patrizia Tedesco, 54,
Giuliana Franco, 52, Paolo Zintu, 47, Roberto De Silva, 62, più
il già citato Bozzoli. Devono rispondere di corruzione e falso
in atto pubblico. Sono stati arrestati anche altri 9 romani, un milanese,
un sardo e 4 toscani: 28 persone in tutto.
L’accusa è anche per i non pubblici ufficiali di corruzione e
falso in atto pubblico in concorso. I clienti sono 100 in tutto, a 60
dei quali è stata ritirata la patente immeritatamente ottenuta.
Quindi - si spera - non più in grado di non nuocere, dato che
la ragione che li aveva spinti a entrare in questo sistema era proprio
la difficoltà a superare gli esami (magari a causa della lingua
come per alcuni extracomunitari denunciati), la noia o la fatica di
studiare il codice della strada o la voglia di una scorciatoia dopo
aver accumulato punti e perso la patente..
Un sistema di malcostume a diffusione nazionale, secondo quanto ha affermato
il sostituto procuratore torinese della Direzione Distrettuale Antimafia,
Antonio Rinaudo, partito e scoperto per puro caso da Torino con l’operazione
ribattezzata Universal.
Lo hanno ammesso senza difficoltà il nuovo dirigente della Polstrada,
Paolo Di Fonzo e il suo collaboratore Cesare Capocasa: «Si stava
indagando dall’ottobre 2003 su un traffico di auto rubate e riciclate,
quando ci si è accorti che alcuni esponenti della banda, per
prendere la patente, si recavano a Roma. Da qui ulteriori controlli».
Che hanno portato nel mirino l’autoscuola Universal di Santa Marinella
(Roma) (arrestati i titolari Elio Morelli, la moglie Milena Falloni,
47 anni, il figlio Giancarlo,e la segretaria, Giulia Ciabattoni, 23,)
e altri titolari di autoscuole, di Roma e di altre 18 città e
8 regioni.
Secondo l’accusa, che naturalmente resta da dimostrare in sede
processuale, il funzionamento era a piramide. C’erano i presunti procacciatori,
sempre gli stessi, secondo il magistrato: Roberta Micucci, Sergio Pompeo,
Damiano Sabella, Andrea Cera, Marco Veneziano, Andrea Brutini, Vincenzo
Ientile, Carlo Litrico e altri ancora.
Questo gruppo, sempre lo stesso, si rivolgeva invariabilmente a Elio
e Giancarlo Morelli, Milena Falloni, Giulia Ciabattoni, i quali poi
richiedevano ai tredici funzionari pubblici arrestati di riconoscere
l’identità tecnica dei «raccomandati», anche
se questi non avevano i requisti necessari a ottenere la patente. Ma
il fatto più grave non era solo questo - come non hanno mancato
di sotttolineare i dirigenti Polstrada e il magistrato inquirente -.
«Forse più pericoloso per la sicurezza collettiva è
che alcuni, pagando, abbiano ottenuto l’abilitazione come istruttori
di guida: erano cioè abilitati a insegnare ad altri, senza la
certezza di essere capaci di farlo».
Costantino
Muscau