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Articoli 15/03/2019

A cura di Gianluca Caronia
Cinture di sicurezza, un dispositivo giovane ma fondamentale

Le vediamo installate sulle nostre nostre auto quotidianamente ma sappiamo ben poco sulla loro storia, sulle loro caratteristiche e tipologie. Vediamo perchè sono così importanti, noicompriamoauto.it ha fatto il punto della situazione

Che siano fastidiose in estate o ingombranti in inverno è ormai fuori dubbio,e allacciarle automaticamente spesso passa in secondo piano per poi assicurarle ormai in marcia. Nonostante tutto sono un accessorio indispensabile per la nostra auto, non solo perché l’uso ne viene imposto dal Codice della Strada ma soprattutto perché fanno bene il loro lavoro, salvano ogni giorno migliaia di vite sulle strade di tutto il mondo.

1.Cinture di sicurezza: breve storia, primi del ‘900

Vengono brevettate agli inizi del ‘900 da Gustave Desirè Lebeau, ma per via del materiale con il quale venivano costruite (cuoio) e la paura di soffocare in caso di frenata non acquisirono l’importanza che meritavano. Per più di quaranta anni vengono considerate un optional per la propria auto ma con l’arrivo degli anni sessanta le case automobilistiche, con il progresso tecnico che colpisce l’industria automobilistica, cominciano a capirne la reale importanza per poi diventare un dispositivo di sicurezza primario su tutte le auto nei due decenni successivi.

Anni 50’: dalle corse in Formula 1 a Nils Bohlin

Anche durante questo periodo le cinture non sono ben integrate nel “sistema auto” e ancora ricoprono il ruolo di optional: basti pensare ai grandi piloti del passato come Nuvolari, Fangio e Ascari che ad ogni gara, sia su pista che su strada, allacciare la cintura forse era l’ultimo dei loro pensieri, anche perchè le auto non ne erano dotate. Il 1959 però segna lo spartiacque tra il periodo di inutilizzo e quello di dispositivo di sicurezza primario per il conducente e passeggeri. Un giovane ingegnere al servizio di Volvo, Nils Bohlin, che con trascorsi nell'industria aeronautica progetta e brevetta quella che sarà la cintura più comune installata su tutte le auto di serie: la cintura a tre punti, con ancoraggio al montante della portiera e al punto vita del conducente.

Anni ‘60 e ‘70: la cintura diventa obbligatoria

Nonostante Bohlin avesse inventato qualcosa di sicuro e affidabile la legge ancora non era pronta a farne rispettare obbligatoriamente l’uso anche perchè niente era stata fatto precedentemente in materia. Nel 1966 grazie a diversi studi e test che riescono a dimostrarne l'importanza, la Repubblica Ceca decide di renderle obbligatorie, per poi spianare la strada ad altri paesi come: Danimarca(1970), Francia(1973) e Spagna(1974). Nel 1975 la lista si allunga con Belgio, Finlandia e Svezia e nel 1976 si unisce anche la Germania. E l’Italia?

L’Italia impiega 12 anni anni per esprimersi chiaramente in merito, facendo diventare le cinture obbligatorie solo nel 1988 estendendo l’obbligo anche ai passeggeri nel 2006.




 

Informazione: l’utilizzo delle cinture di sicurezza è regolato dall’articolo 172 del Codice della Strada che rende obbligatorio l’uso delle stesse per passeggeri e conducente. Per coloro che non rispettano tale direttiva la sanzione va dagli 81 ai 326 Euro alla quale va sommata la perdita di 5 punti sulla patente di guida.

    
2. Cintura di sicurezza: le tipologie

La storia e l’evoluzione delle cinture non passa solamente dai dibattiti sulla sicurezza e sull’efficacia del dispositivo ma anche dalla loro struttura e progettazione. Più si allarga nel mercato comune e più sono le versioni che vengono progettate e create per diverse esigenze e livelli di sicurezza, eccone alcune:

Cintura a due punti orizzontale

Questa cintura definita “a due punti” o subaddominale è stata la prima versione ad essere stata installata sulle vetture di serie, ad oggi non è più presente sulle nostre auto ma è facile trovarle sui voli di linea.  Svantaggi? Fasciando solo i fianchi e il bacino non garantisce protezione al busto che resta quindi esposto in caso d'urto.

Cintura a due punti diagonale

Altra tipologia diffusa anni fa era quella a due punti diagonale che aveva i suoi punti di ancoraggio al montante della portiera e al fianco opposto del conducente. Anche questa però non forniva il sostegno adeguato lasciando una spalla senza sostegno in balia delle forze che si creavano in caso d’urto all’interno dell’abitacolo.

Cintura a tre punti

Ne abbiamo parlato precedentemente, per merito di Nils Bohlin nasce la tipologia che vediamo oggi giorno nelle nostre auto, quella a tre punti. Non è altro che una somma delle due tipologie descritte sopra, quella a due punti orizzontale e quella a due punti diagonale, le quali riescono a dare sufficiente supporto a bacino, busto e spalle.


Curiosità: la necessità di brevettare le cinture di sicurezza nasce da uno studio condotto negli anni ‘50 dalla compagnia svedese Vattenfall. Dopo aver realizzato che la maggior parte degli infortuni dei propri dipendenti avveniva in auto, l’azienda stessa sottopose la questione a Volvo, che avviò la progettazione della famosa cintura a tre punti.


Cintura a quattro punti

Questa tipologia non è molto comune sulle auto di serie, tranne sulle supersportive o supercar. Nonostante siano al vertice della sicurezza non sono molto comode, con un singolo punto di ancoraggio all’altezza dello stomaco tengono il conducente quasi incollato al sedile e inizialmente possono risultare quasi soffocanti ma questo è il “prezzo” da pagare, e nemmeno a malincuore, per stare sicuri all’interno dell’abitacolo di un’auto con tali prestazioni..

3. Componenti della cintura a tre punti

Sono in totale 8 gli elementi che compongono la struttura della più comune cintura a tre punti. Ogni elemento ha una propria funzione e anche la più piccola problematica potrebbe compromettere la normale funzionalità di queste. Ma eccoli elencati di seguito:

●    Cinghia: fascia, serve a trattenere il corpo di chi le indossa.
●    Riavvolgitore: permette di srotolare la cinghia.
●    Regolatore: consente di regolare la giusta altezza della cintura.
●    Ancoraggi: scatolina nera con il pulsante arancione.
●    Linguetta di aggancio: parte in metallo che va inserita nell’ancoraggio.
●    Anello oscillante: sul lato del veicolo, permette alla cinghia di scorrere.
●    Fibbia di chiusura: fessura in cui inserire la linguetta di aggancio.
●    Pretensionatore: consente alla cintura di rimanere tesa in caso di urto.

Altro elemento integrante delle cinture sono i suoi numeri e segni distintivi che le permettono di essere riconosciuta e omologata dalla legge italiana ma anche europea. Secondo la nostra legge il nostro numero di omologazione è E3.

 


 

Le cinture con la loro storia. (ASAPS)

Venerdì, 15 Marzo 2019
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