Pirateria stradale, fenomenologia e cause di una terribile piaga sociale
Nel 2018 si sono registrati 1.005 episodi di pirateria grave, nei quali delle persone sono morte o hanno riportato lesioni. I decessi nel corso del 2018 sono stati complessivamente 111, 7 in meno rispetto al 2017 quando furono 118 -5,9%.
I feriti sono stati 1.136 in calo del 9,5% rispetto ai 1.256 dell’anno precedente. Nel 50,2% dei casi l’autore è stato identificato, percentuale che sale al 60,6% per le piraterie mortali. Sfugge alla raccolta dei nostri dati l’identificazione che avviene a distanza anche di mesi. Nel 19,7% delle piraterie mortali il pirata identificato a distanza di poco tempo è risultato positivo all’alcol o alla droga o entrambe le tossicità. Fra le 111 vittime mortali ben 63 erano pedoni e 21 i ciclisti, rispettivamente 62 e 25 nel 2017. In 123 episodi è rimasto coinvolto un minore, in 60 incidenti il coinvolto aveva meno di 14 anni.
I dati diffusi dall’ASAPS parlano di una vera e propria guerra in corso, di una piaga sociale da contrastare con tutta la forza e maniere possibili. I dati di questo bieco fenomeno, molto italiano, devono farci riflettere e richiedono una maggiore politica di contrasto.
I motivi della fuga? Più o meno sempre gli stessi, la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, la paura di perdere la patente e la sempre più frequente “scopertura assicurativa”. Ricordiamo che chi si dà alla fuga dopo un incidente può vedersi aumentata la pena per Omicidio stradale e lesioni, da un terzo a due terzi e comunque non può essere inferiore a 5 anni o 3 anni.
Su Sportfair i dati dell’Osservatorio ASAPS sulla Pirateria stradale.