Venezia, patteggia il cecchino dei cavalcavia: alla sbarra il 32enne che nel 2002 seminò il panico lanciando sassi ai veicoli e colto in flagrante | |
Alcuni pietre sequestrate dall Polizia Stradale in una recente operazione contro i lanci dei sassi in autostrada | |
(ASAPS) VENEZIA – Ha optato per il patteggiamento il 32enne che nell’estate
del 2002 si rese responsabile – insieme ad altri vandali – di
alcuni spaventosi lanci di pietre contro i veicoli nei pressi di Jesolo.
Il giovane, dipendente di una ditta edile, ha richiesto di evitare il
dibattimento, riconoscendo la propria colpevolezza, ottenendo una consistente
riduzione di pena. Il giudice lo ha condannato a 9 mesi di reclusione,
sospendendo la pena con la condizionale. Luca, questo il suo nome, non
aveva alcun precedente penale e questo lo ha aiutato a difendersi dalle
accuse che gli venivano mosse dalla Procura della Repubblica, consistenti
in danneggiamento e lesioni personali, visto che alcuni episodi costarono
ferite agli occupanti dei veicoli presi di mira. Gli episodi dei quali
è stato riconosciuto colpevole sono oltre 30, tutti avvenuti lungo
le strade provinciali 43 e la 42. A novembre, dopo mesi di serrati controlli,
una task force composta da Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Municipale,
riuscì ad individuarlo e porre fine alla sciagurata attività;
ma non fu il solo ad essere colto in flagrante. L’incubo ebbe definitivamente
fine quando gli uomini delle forze di polizia riuscirono a fermare un
operaio di 47 anni, sposato e padre di tre figli, che aveva come hobby
quello di lanciare sassi contro le auto. Entrambi, secondo le indagini,
si approvvigionavano di sassi e poi li lanciavano dalle proprie auto in
corsa. Per stringere il cerchio attorno al 32enne il pool investigativo
si servì anche di intercettazioni telefoniche: come un terrorista,
infatti, aveva utilizzato il telefono per rivendicare quattro dei suoi
attentati, interloquendo con gli operatori del 113 e della Polizia Municipale,
chiedendo di avere almeno mezza pagina di spazio sul Gazzettino, dal quale
abbiamo preso spunto per questa notizia. Il giovane muratore ha tentato
di giustificarsi affermando di essere stato anche lui vittima di un lancio,
e di aver agito spinto dal desiderio di vendetta. Quando venne arrestato,
il comune di Jesolo chiese di costituirsi parte civile, ma il patteggiamento
gli ha negato questa opportunità. Potrà comunque citare
l’operaio davanti al Tribunale civile per chiedere il risarcimento
dei danni subiti all’immagine della città. (ASAPS)
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