Gran Sasso, chiude il tunnel, Italia centrale spezzata in due
ROMA - La chiusura del tunnel scatterà a mezzanotte del 19 maggio e l'Italia centrale rischia di restare spezzata in due. E' infatti nella notte tra domenica e lunedì prossimo che Strada dei Parchi, concessionaria dell'autostrada che attraversa il Traforo del Gran Sasso, nel cuore dell'Abruzzo, potrebbe decidere di bloccare a tempo indeterminato la circolazione nei dieci chilometri di tunnel che attraversano la vetta più alta degli Appennini. Una decisione estrema, figlia dell'inchiesta della procura di Teramo sul rischio di inquinamento delle falde acquifere del Gran Sasso, dopo uno sversamento (avvenuto nel 2002) di materiali tossici fuorisciti dall'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, i cui laboratori sono proprio nel ventre della montagna. Laboratori a stretto contatto con il tunnel e il sistema di veicolazione delle acque montane.
Tra il 2016 e il 2017 nelle acque potabili era stata rilevata la presenza di toluene, imponendo la chiusura dei rubinetti in buona parte della regione. Un'inchiesta che aveva portato al rinvio a giudizio di 10 dirigenti tra i vertici di Strada Parchi spa, concessionaria delle autostrade A24 e A25, della Ruzzo reti Spa, società pubblica del ciclo idrico integrato del Teramano, e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso. Un'inchiesta alla quale si lega la decisione di chiudere il Traforo del Gran Sasso dal 19 maggio prossimo, mentre la prima udienza del processo è prevista per settembre.
La notizia dell'imminente chiusura del traforo ha già scatenato una valanga di proteste e una vera e propria bufera politica. La riunione di venerdì in Prefettura a Teramo, durante la quale la concessionaria delle autostrade abruzzesi e laziali A24 e A25 ha illustrato il piano operativo per la chiusura, ha scatenato reazioni a catena sia nazionali sia nel territorio regionale. Il timore è che l'Abruzzo sia tagliato in due. Sul banco degli imputati sono finiti Strada dei Parchi e il Governo nazionale: pressante la richiesta di incontri urgenti con tutti gli attori coinvolti e la nomina di un commissario, che il Governo ha previsto nel Decreto sblocca cantieri e che, oltre alla progettazione e ai lavori di messa in sicurezza per un importo stimato di circa 172 milioni di euro, si interessi anche di gestione dell' infrastruttura.
Dopo l'intervento del sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, che aveva parlato "di atto irresponsabile", a scagliarsi contro la società è il sottosegretario ai Beni culturali, il pentastellato abruzzese Gianluca Vacca, che ha minacciato la revoca della concessione se il traforo verrà chiuso. "Il traforo è un'arteria di comunicazione fondamentale per l'Abruzzo - ha spiegato - e non può essere chiusa. Sono in contatto con il ministero dei Trasporti e con gli organismi competenti per scongiurare questa scelta. Qualora ci fosse una cieca ostinazione del gestore verso la chiusura, chiederò con forza al Mit di valutare se ci sono i requisiti per la revoca immediata della concessione e so che il ministero valuterebbe con molta attenzione questa ipotesi. Ora basta".
Ma i vertici di Strada dei parchi sembrano intenzionati ad andare fino in fondo: come hanno sottolineato all'Ansa fonti della società, gli amministratori vogliono presentarsi alla prima udienza del processo, fissata il 13 settembre prossimo, senza rischiare l'accusa di reiterazione del reato di inquinamento ambientale.
Stefania Pezzopane, deputata aquilana del Pd, si è rivolta al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sollecitando "subito la nomina del commissario e lo stanziamento delle risorse" e accusando il ministero e lo stesso Vacca di inerzia. Il presidente del Consiglio comunale dell'Aquila, Roberto Tinari, ha parlato di atto sconsiderato. Ha espresso "viva preoccupazione" anche il rettore dell'università dell'Aquila, Paola Inverardi, "per l'enorme disagio che ciò comporterebbe alle migliaia di studenti provenienti dal Teramano, dalle zone costiere abruzzesi e marchigiane che frequentano l'Ateneo".
Ecco un altro durissimo colpo alla circolazione nell’Italia centrale.
La concessionaria potrebbe decidere di bloccare a tempo indeterminato la circolazione nei dieci chilometri di tunnel che attraversano la vetta più alta degli Appennini. Una decisione estrema, figlia dell'inchiesta della procura di Teramo sul rischio di inquinamento delle falde acquifere del Gran Sasso, dopo uno sversamento (avvenuto nel 2002) di materiali tossici fuorisciti dall'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, i cui laboratori sono proprio nel ventre della montagna. Laboratori a stretto contatto con il tunnel e il sistema di veicolazione delle acque montane.(ASAPS)