Bruno, il primo poliziotto senza una gamba: resterà in divisa dopo l'incidente, "ho vinto"
Il 5 settembre di due anni fa avrebbe potuto arrendersi. Avrebbe potuto cominciare a piangersi addosso mentre la sua vita rischiava di cambiare per sempre. E, invece, con la forza di un ragazzo, di un uomo che oggi ha trentatré anni, ha iniziato a lottare. Si è laureato, è diventato un grande atleta e adesso, oltre seicento giorni dopo, può finalmente dire: "Ho vinto".
Ha un lieto fine, uno stupendo lieto fine, la storia di Bruno Varacalli, il poliziotto del commissariato Lambrate che il 5 settembre del 2017 era rimasto coinvolto in un grave incidente in moto sulla A4, tra i caselli di Brescia Ovest e Brescia centro. L'agente, che tornava a Milano dopo le ferie estive, aveva perso il controllo della sua motocicletta a causa dell'esplosione del copertone di un tir, era caduto al suolo ed era stato travolto da un altro mezzo. I medici, durante gli undici giorni trascorsi in coma al Civile, avevano dovuto amputargli la gamba destra per salvargli la vita. Una menomazione grave, che - stando alle regole - gli sarebbe costata la divisa.
E invece Bruno, con la sua potenza, con il suo spirito, ha voluto riscrivere le ultime righe di quella che sembrava una storia già scritta. Ha preso alla lettera le parole dell'allora capo della polizia Franco Gabrieli, che gli aveva promesso che quella divisa non gliel'avrebbe tolta nessuno, e alla fine ha avuto ragione lui.
Per qualche tempo - lui che era un uomo delle Volanti - ha sospeso la caccia ai criminali e ha iniziato a lavorare su se stesso. Ha "infilato" una protesta, è diventato un paratleta e, soprattutto, è rimasto un poliziotto.
Sì perché, e lo ha annunciato lui stesso, Bruno ha vinto. Anzi, "abbiamo vinto", ha spiegato visibilmente felice. "Non è una mia vittoria, è una vittoria di tutti, della mia compagna che mi ha sempre sostenuto, della mia famiglia, anche se lontani facendo il tifo per me, dei miei amici, di tutti voi che mi seguite e mi date la carica, colleghi e superiori che mi hanno supportato, della Polizia di Stato che ha dimostrato ancora una volta di essere una grande istituzione, una famiglia che non abbandona i suoi figli", le sue parole.
Quella stessa polizia - ha proseguito Bruno - che ha mostrato "di essere a passo con i tempi evolvendosi in modo straordinario, credendo in me e nelle mie capacità, nonostante la mia disabilità, consentendomi ancora di indossare questa divisa, perché consapevole che posso dare ancora tanto. Dedico questa conquista anche a quelle poche persone che hanno esultato quel 5 settembre e a chi mi ha offeso apertamente e pubblicamente solo perché sono Poliziotto. Ricordo ancora quella bellissima frase del Capo della Polizia mentre ero in rianimazione in pericolo di vita: «Bruno è giunto il momento di raccogliere quanto hai seminato, la divisa ce l'hai cucita addosso e mai nessuno te la toglierà»". E infatti non gliel'hanno tolta.
Dopo il dramma il lieto fine per il polizotto. (ASAPS)
"L'agente, che tornava a Milano dopo le ferie estive, aveva perso il controllo della sua motocicletta a causa dell'esplosione del copertone di un tir, era caduto al suolo ed era stato travolto da un altro mezzo. I medici, durante gli undici giorni trascorsi in coma al Civile, avevano dovuto amputargli la gamba destra per salvargli la vita. Una menomazione grave, che - stando alle regole - gli sarebbe costata la divisa."