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Notizie brevi 02/08/2019

Milano, lo sfogo del ghisa contro gli "sciacalli": "Basta foto agli incidenti, fateci lavorare"

Le parole di un ghisa dopo l'incidente in cui ha perso la vita un carabiniere. La sua lettera

Lui è lì per fare il suo lavoro. Per salvare vite, per fare in modo che i soccorsi arrivino nel minor tempo possibile, per effettuare i rilievi e ricostruire con precisione l'accaduto per accertare eventuali responsabilità. Ma spesso il suo lavoro si "scontra" con gli atteggiamenti dei curiosi, dei passanti che non intendono rinunciare a scattare una fotografia di quello che è successo, costi quel che costi.

In quello che lui - un agente della polizia locale di Milano - definisce "un malcostume diffuso e preoccupante". Così, lui stesso - in un misto tra sfogo e appello - ha deciso di scrivere una lettera aperta a MilanoToday per invitare tutti a riflettere sui propri atteggiamenti e per lasciare che a fare le foto siano i fotografi, che "giunti sulla scena fanno il loro lavoro nel rispetto del nostro e nel rispetto delle persone".

 "L’altro giorno sono stato tra i primi a giungere in Corso Sempione sulla scena del sinistro in cui ha perso la vita il collega dell’arma dei Carabinieri.
Purtroppo, è successo anche lì, quello che sempre più spesso accade. Giunti sul posto, assieme ai lettighieri, avremmo dovuto prontamente mettere in sicurezza la scena per garantire la sicurezza degli operatori sanitari e tenere libero il campo per l’arrivo degli ulteriori mezzi di soccorso e non, e invece ci siamo dovuti occupare di allontanare, dalle immediate vicinanze della vittima, un capannello di curiosi intenti a fare riprese e scattare foto con i cellulari. Gente che, oltretutto, all’invito di smetterla e di allontanarsi aveva anche rimostranze da presentare polemizzando e aizzando gli altri astanti. Tutto questo causa trambusto ulteriore ed inutile oltre a limitarci gli spazi e i tempi per garantire la sicurezza non solo della scena ma di tutto il contesto.

    La vittima o comunque i coinvolti in un tale evento hanno una propria privacy, una propria intimità che già viene toccata e lesa dalla situazione. Per di più si aggiunge lo sciacallaggio di questi personaggi che, senza alcun titolo e senza alcuna remora, si impadroniscono di scatti e riprese che violano e violentano tali sfere. Senza evidenziare anche l’enorme mancanza di rispetto nei confronti di chi, professionalmente o per volontariato, sta operando sulla scena, cercando di ridurre il danno al minimo o di salvare la vita a qualcuno, e si trova un cellulare piantato in faccia che lo fotografa o lo riprende.

Noi e i soccorritori siamo essere umani, abbiamo sentimenti e fragilità. Mi creda non è facile attraversare la città a sirene spiegate in sella ad una moto con le già migliaia difficoltà che si incrociano, giungere su un teatro dove si vede un motociclista, un pedone, un ciclista, chiunque, in una situazione che appare grave sin da subito, dover gestire il traffico che fa il pelo alla scena e ad elementi da preservare e in più dover avere il pensiero di salvaguardare la privacy e l’intimità di una persona coinvolta in qualcosa di brutto ed inaspettato.

Ci piacerebbe avere un minimo di collaborazione ma se non si può esse utili, si eviti di essere di intralcio, già quello è un aiuto.

Riprendere per chi? Per cosa? Voi comprereste mai le foto del volto di una vittima riversa in una pozza di sangue? O la gente le scatta solo per farsi figo al bar con gli amici facendo a gara su chi ha assistito alla scena più macabra? Ma dove stiamo andando? Ma dove sta finendo il rispetto per l’altro?

Usate i telefono per chiedere aiuto, non fate sciacallaggio di foto e video che non hanno alcuna utilità se non quella di fare ulteriore male a chi sta già vivendo momenti difficili.

Grazie.

da milanotoday.it


 

Siamo pienamente d’accordo con lo sfogo dell’agente della Polizia Locale di Milano. (ASAPS)

Venerdì, 02 Agosto 2019
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