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Editoriali 09/08/2019

Il Presidente Mattarella promulga la legge di conversione del decreto sicurezza bis e scrive ai Presidenti di Senato, Camera e Consiglio dei Ministri: una osservazione
di Giordano Biserni

Foto di repertorio dalla rete

Abbiamo tutti il massimo e più grande rispetto per il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il garante della Costituzione, uomo pacato ed equilibrato che in questi anni ha sempre dato segnali di grande attenzione per tutti i temi della vita sociale e politica del Paese, riuscendo a rispondere e a risolvere questioni e criticità anche a livello internazionale. E ieri, quando abbiamo letto la lettera inviata ai Presidenti di Camera e Senato e al Presidente del Consiglio, con le osservazioni legate alla promulgazione della legge di conversione del "decreto sicurezza bis", ci siamo stupiti. Forse qualche consigliere del Presidente è rimasto indietro con il tempo, ad un passato superato dalla legge e dalla realtà. Stiamo parlando di quanto scritto in merito alla la previsione contenuta nell’articolo 16 lettera b), che modifica l’art. 131 bis del codice penale, che rende inapplicabile la causa di non punibilità per la “particolare tenuità del fatto” alle ipotesi di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e oltraggio a pubblico ufficiale “quando il reato è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni”. Un tema molto delicato, che ASAPS descrive da anni, con uno specifico osservatorio denominato "Sbirri pikkiati", spesso ripreso da numerosi organi di stampa, con un lungo elenco di appartenenti alle Forze dell'Ordine che subiscono violenze quotidiane. Nella lettera il Presidente Mattarella scrive che "non può omettere di rilevare che questa norma – assente nel decreto legge predisposto dal Governo - non riguarda soltanto gli appartenenti alle Forze dell’ordine ma include un ampio numero di funzionari pubblici, statali, regionali, provinciali e comunali nonché soggetti privati che svolgono pubbliche funzioni, rientranti in varie e articolate categorie, tutti qualificati – secondo la giurisprudenza - pubblici ufficiali, sempre o in determinate circostanze. Tra questi i vigili urbani e gli addetti alla viabilità, i dipendenti dell’Agenzia delle entrate, gli impiegati degli uffici provinciali del lavoro addetti alle graduatorie del collocamento obbligatorio, gli ufficiali giudiziari, i controllori dei biglietti di Trenitalia, i controllori dei mezzi pubblici comunali, i titolari di delegazione dell’ACI allo sportello telematico, i direttori di ufficio postale, gli insegnanti delle scuole, le guardie ecologiche regionali, i dirigenti di uffici tecnici comunali, i parlamentari". 

Ecco Presidente, ci permettiamo sommessamente di ricordare che i "vigili urbani" comunemente definiti, dal 1986 con la legge nr. 65, hanno una specifica denominazione quali agenti di polizia municipale. Ma soprattutto hanno specifiche qualifiche di polizia giudiziaria (agenti e ufficiali come indicato nel Codice di Procedura Penale), di polizia stradale, di polizia amministrativa e anche di ausilio alla pubblica sicurezza. Non ci pare che tutte le professioni da Lei accomunate signor Presidente ai "vigili urbani" abbiano le stesse caratteristiche, pur rispettandone le professionalità e le difficoltà nel rapporto con i cittadini. La Polizia Locale italiana, oggi è una realtà ben strutturata, in rapida trasformazione, che dal 2008 si occupa anche di sicurezza urbana, che i vari Ministri dell'Interno che si sono succeduti tra gli anni '90 ed oggi, inseriscono i Corpi in leggi, direttive e circolari, aumentandone le competenze anche se rientranti nella contrattazione degli enti locali e non delle Forze dell'Ordine e delle Forze Armate. Non riusciamo a comprendere perchè nella lettera i "vigili urbani" vengano declassificati a semplici impiegati. Eppure oggi le Polizie Locali, sono impegnate in indagini di polizia giudiziaria, svolgono servizi nelle sezione di pg presso le Procure delle Repubblica, effettuano il 65% dei rilievi di incidenti stradali, molti dei quali mortali e con feriti sulle strade italiane (dati ACi-Istat anno 2018), arrestano delinquenti in flagranza di reato e controllano il territorio con centinaia di pattuglie e con una attività anche sulle 24h come accade in molti capoluoghi di provincia e città metropolitane. Non possiamo dimenticare anche i Caduti, tra i quali emerge la figura di Nicolò Savarino, agente della Polizia Locale di Milano che nel 2012 fu falciato da un veicolo condotto da un nomade che lo lasciò a terra esanime. E i tanti colleghi che lavorano per il bene delle comunità e che vengono feriti nell'adempimento del servizio. Ecco perché signor  Presidente Mattarella, nel ringraziarLa per quanto svolge per questa amata Italia e per come segue le attività di tutte le Forze dell'Ordine, Le chiediamo di far rientrare i "vigili urbani" in quest'ultima categoria. Lo dobbiamo a 60.000 operatori, uomini e donne, che lavorano per la sicurezza del nostro Paese.
Sempre con immutata stima.


Giordano Biserni
Presidente ASAPS

 

 

>In allegato la lettera del Presidente Mattarella

 


Con tutto il rispetto dovuto al nostro Presidente però accumunare nella lettera di  commento al Decreto sicurezza Bis i “ Vigili Urbani” a molti altri impiegati pubblici piuttosto che alle forze dell’ordine mortifica  la Polizia Locale. (ASAPS)


Venerdì, 09 Agosto 2019
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