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Articoli 19/08/2019

di Luigi Altamura*
EDUCAZIONE CIVICA (E STRADALE): TUTTO RIMANDATO?

L'educazione civica torna come materia obbligatoria sui banchi di scuola, con tanto di voto finale. E torna l'educazione stradale. Chi ha i capelli bianchi non può dimenticare gli anni in cui si studiava la Costituzione già alle scuole elementari, quando si apprendevano le regole di convivenza civile e si apprezzava quanto tramandato dalle generazioni precedenti, in materia di rispetto delle regole. L'opinione pubblica nazionale ha perciò apprezzato che il Parlamento in pochi mesi abbia approvato una legge che rimettesse le cose in ordine. Infatti il Senato, lo scorso 1° agosto, ha approvato il ritorno dell'educazione civica tra i banchi di scuola, con obbligo di 33 ore annuali e voto in pagella. La nuova legge, composta di 12 articoli dopo il testo unificato uscito dalla Commissione Cultura della Camera, prevede che nel primo e nel secondo ciclo di istruzione sia istituito l'insegnamento trasversale dell'educazione civica, e che le iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile siano avviate già dalla scuola dell'infanzia.

Tra i temi di studio previsti, ci saranno naturalmente la Carta Costituzionale, le istituzioni dello Stato italiano, dell'Unione Europea e degli organismi internazionali, la storia della bandiera e dell'inno nazionale, temi di sviluppo sostenibile adottati dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, l'educazione alla cittadinanza digitale, elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro, l'educazione ambientale, lo sviluppo eco-sostenibile e la tutela del patrimonio ambientale, delle identità. Tra i cardini della nuova materia ci sarà l'educazione alla legalità e al contrasto delle mafie, l'educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni, la formazione di base in materia di protezione civile. Per gli aspetti più vicini a quelli trattati da ASAPS e alla sicurezza sulle strade, nel testo di legge torna anche l'educazione stradale. Quella che nelle scuole dal 1992 - anno di approvazione del Codice della Strada vigente - avrebbe dovuto essere materia di studio - come indicato dall'art. 230. Una norma mai attuata pienamente, nonostante lo scopo fosse quello "di promuovere la formazione dei giovani in materia di comportamento stradale e di sicurezza del traffico e della circolazione stradale". Dovevano essere predisposti appositi programmi da parte del Ministero dell'Istruzione, di concerto con il Ministero de Trasporti, dell'Interno, dell'Ambiente. Quel codice del 1992 era talmente avanti rispetto alle criticità e alle cause di sinistro stradale che - sempre nel medesimo articolo - ricordava come fosse fondamentale far conoscere "le regole di comportamento degli utenti, con particolare riferimento all'informazione sui rischi conseguenti all'assunzione di sostanze psicotrope, stupefacenti e di bevande alcoliche. Quel decreto non è mai stato pubblicato. I programmi nelle scuole non sono stati mai adottati formalmente e così le Polizie Municipali, che dovevano essere di ausilio agli insegnanti, hanno iniziato l'attività in numerosi comuni italiani dei percorsi di studio, fuori dall'orario obbligatorio, senza un voto e senza un riconoscimento formale, grazie a dirigenti scolastici e docenti sensibili all'argomento. In molte città sono sorte anche delle vere e proprie piste di educazione stradale, in centinaia di Comandi esistono anche Nuclei di agenti e ufficiali dedicati e formati che, anche fuori del proprio orario di lavoro, svolgono con entusiasmo lezioni e analisi sui rischi e sui comportamenti corretti da adottare sulle strade con bambini e ragazzi, anche con riferimento ai diversi utenti della strada. Le Polizia municipali, in particolare, hanno adottato perciò iniziative da sempre apprezzate dai dirigenti scolastici e dagli insegnanti, che vedono in queste ore finalmente un giusto riconoscimento per quanto svolto in questi quasi 40 anni di attività, senza il previsto decreto attuativo, al solo scopo di migliorare e di formare gli utenti del domani. Va ricordato anche il periodo di quasi un decennio (2004-2013) quando tra i banchi delle scuole superiori era possibile conseguire il certificato di idoneità per la guida del ciclomotore (ora patente AM). Tante iniziative che hanno dimostrato quale fosse l'importanza di parlare un linguaggio semplice a chi avrebbe poi percorso le strade a bordo di una bicicletta, piuttosto che di un motociclo o di una autovettura.

Ma - come spesso accade in Italia - la novità dell'insegnamento dell'educazione civica dall'anno scolastico 2019/2020, che partirà tra pochi giorni, come sbandierato sugli organi di stampa, probabilmente slitterà a quello successivo. Vorremmo essere smentiti dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, ma quanto accaduto (sarebbe corretto dire, non accaduto) in queste ore e l'analisi del testo di legge appena approvato, ci porta ad essere pessimisti. Si perchè, come già annunciato da qualche addetto ai lavori, per attuare già quest'anno nei programmi scolastici il percorso di educazione civica, era necessario che la legge fosse pubblicata in Gazzetta Ufficiale entro il 16 agosto. Ciò non è avvenuto, considerato poi il periodo di "vacatio legis" di 15 giorni, si sarebbe arrivati alla vigenza della legge dall'inizio di settembre, perciò nel nuovo anno scolastico. E qui iniziano i guai. Il primo comma dell’art. 2 prevede che "a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione è istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica". Termine perciò superato. Per cui tutto rimandato all’anno scolastico 2020-21? Forse è stato voluto il posticipo, perchè occorre che il MIUR adotti, con apposito decreto, le linee guida di attuazione. I docenti infatti dovranno essere formati per poter insegnare una materia che contiene molti argomenti e che dovrà abbracciare una trasversalità di interventi, anche attraverso un docente coordinatore.
Appuntamento perciò con l'educazione civica e al nuovo voto in pagella all'anno scolastico 2020-2021? Ci dite qualcosa per favore, lo dobbiamo al mondo della scuola, ai nostri figli e ai nostri nipoti, che saranno i cittadini del domani.

 

 *Comandante Corpo Polizia Municipale di Verona
Dirigente Unità Organizzativa Protezione Civile Comune di Verona


Il punto per una vicenda che comincia ad avere i contorni di un enigma. In esclusiva ASAPS solleva qualche dubbio sul fatto che il ritorno dell’Educazione Civica nelle scuole del primo e secondo ciclo, con legge approvata dal Senato il 1° agosto scorso,  possa effettivamente entrare in vigore nell’anno scolastico 2019 –2020. Vi spieghiamo perché abbiamo delle perplessità. (ASAPS)


Lunedì, 19 Agosto 2019
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