Silvia
Cigarini e Giulia Castellani, 17 e 18 anni, di Reggio Emilia: la loro
vita distrutta il 16 agosto da un automobilista ubriaco e recidivo,
al quale era stata sempre ritirata per brevi periodi la patente.
Il fatto gravissimo non è insolito e proprio per questo dovrebbe
servire a scuotere legislatori, istituzioni e magistrati, poiché
la sua reiterazione esprime l’inadeguatezza degli interventi di
prevenzione a livello politico, operativo e di amministrazione della
giustizia.
La nostra Associazione non ha mai mancato di evidenziare come non basti
invitare gli automobilisti alla prudenza per fermare la strage, ci vuole
l’azione congiunta delle istituzioni per prevenirla. Deprechiamo:
- la mancanza di coraggiose decisioni politiche centrate sul rispetto
del valore della vita;
- la mancanza di significativi interventi di informazione-formazione
per una massiccia azione di prevenzione (scuola, famiglia, mass media,
enti locali);
- l’inadeguata progettazione di strutture in funzione della sicurezza
dell’utente;
- e, quando l’incidente accade, la superficiale gestione del reato
da parte della giustizia, utile solo a rafforzare la propensione a delinquere.
A fini di prevenzione auspichiamo pene irrogate con immediatezza e rigore:
nei casi di guidatori ubriachi e recidivi - nelle cui mani l’auto
è un’arma per uccidere - dovrà essere possibile non
solo il ritiro della patente anche a vita, ma pure la confisca del veicolo,
come sostenuto dal procuratore della Repubblica di Treviso dott.
Foiadelli -“Via l’auto a chi guida ubriaco” (Il Gazzettino
5 agosto) - e dallo stesso dott. Carlo Nordio, che ha presieduto
la Commissione per la modifica del codice penale: “Se intervenissero
provvedimenti più incisivi, come il sequestro e la confisca del
veicolo, il ritiro definitivo ed irrevocabile della patente e, nei casi
più gravi, una settimana di cella, l’andazzo forse cambierebbe”
(Il Messaggero 3 agosto 2004).
Ci aspettiamo, infine, che i magistrati,
nell’applicare gli articoli del codice penale, non si fermino sempre
ad irrogare la pena al livello minimo, che restando sospesa non
viene mai espiata; gli articoli contengono limiti massimi di pena, voluti
dal legislatore, ma sistematicamente ignorati nonostante la particolare
gravità di tanti reati da incidente stradale abbia a che fare
con il dolo anziché con la semplice colpa.
20/08/2004.
Giuseppa
Cassaniti Mastrojeni
presidente
associazione italiana familiari e vittime della strada - onlus
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