Trodena (BZ), la Polizia Stradale sequestra un autovelox abusivo: era stato piazzato senza la presenza della Polizia Municipale |
(ASAPS)
BOLZANO — È probabilmente un episodio che farà discutere
a lungo quello che vede coinvolto il comune di Trodena, nell’Alto
Adige, dove la Polizia Stradale del distaccamento di Cavalese è
intervenuta sequestrando un autovelox di cui — sembra — che
nemmeno la polizia municipale del piccolo comune altoatesino sapesse niente,
e che era stato sistemato da una ditta di noleggio di Desenzano sul Garda
per conto dell’amministrazione comunale. La Polstrada era stata informata
dell’anomala presenza di un rilevatore automatico della velocità
sulla Statale 48 delle Dolomiti, da alcuni giorni. Molte telefonate da
parte di cittadini che chiedevano spiegazioni e informazioni hanno indotto
il comando del distaccamento di Cavalese a cercare di saperne di più
e il personale che è entrato in azione non ha potuto far altro
che sequestrare il sofisticato misuratore di velocità. Vediamo
i fatti, per come ce li racconta la stampa locale. Sulla statale 48 l’autovelox
era in funzione. Sembra. Già da parecchi giorni, noleggiato dall’amministrazione
e attivo h24 sul tratto compreso tra le frazioni di San Lugano e Fontanefredde.
All’arrivo degli agenti però l’apparato era in fase di
manutenzione da parte di un uomo in borghese, dipendente della società
specializzata in locazioni, che a detta degli stessi vertici aziendali
non sarebbe nuova a sequestri effettuati dalle varie forze di polizia,
anche se tutti gli apparati assicurati all’autorità giudiziaria
sarebbero stati puntualmente restituiti. Questo perché — come
nel caso di Trodena — si tratterebbe di test funzionali, propedeutici
all’entrata in vigore dell’apparecchio sulla tratta. Nessuna
multa sarebbe stata dunque, per ora, elevata in seguito agli accertamenti
dell’autovelox privato, ma in attesa di queste certezze la polizia
stradale di Cavalese ha proceduto al sequestro ex articolo 345 del regolamento
d’esecuzione al Cds in relazione all’articolo 12 del Codice.
Questo perché le apparecchiature tecniche per l’accertamento
delle violazioni ai limiti di velocità devono essere gestite direttamente
dagli organi di polizia stradale, compresa dunque la polizia locale, che
espleta funzioni di questo tipo ma che non era presente al momento dell’arrivo
della pattuglia. Le indagini dovranno stabilire se sia stata effettivamente
effettuata attività d’accertamento già confluita in
redazioni di verbali di contestazione, e in questo caso degli illeciti
rispondererebbero il sindaco del comune, il legale rappresentante dell’azienda
bresciana proprietaria dell’autovelox e il tecnico identificato dalla
Specialità nei pressi del radar. Il primo cittadini avrebbe già
confermato la tesi dell’utilizzo sperimentale senza accertamenti
formali, ma a decidere, sembra, sarà il giudice. Il sindaco, il
cui nome figura nell’informativa redatta dalla Stradale, si è
detto amareggiato, affermando di cercare soltanto di rendere maggiormente
vivibili e sicure le strade del comune. E noi ci auguriamo, davvero, che
sia così. (ASAPS).
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