Chiesa gremita a Mori (TN) per dare l’ultimo saluto a Oscar Bellini di Roberto Rocchi |
C’era tutto il paese di Mori a dare l’estremo saluto a Oscar Bellini, l’assistente della Polizia Stradale in servizio a Riva del Garda, deceduto la notte di venerdì scorso mentre rientrava dal servizio serale. La pur capiente chiesa parrocchiale, infatti, non ha potuto contenere le centinaia di persone che si sono dovute in parte riversare sul piazzale antistante la chiesa dove erano stati installati alcuni altoparlanti per dar modo a tutti di seguire il rito funebre. In poco tempo, lungo la navata principale della chiesa, si è infatti formata una lunga fila di persone che una alla volta, come avviene nei riti funebri del Trentino, hanno voluto benedire il feretro di Oscar e stringere la mano alla moglie, ai genitori ed ai due figli di dieci e sette anni. A distanza di un’ora, a celebrazione avviata, la fila non era ancora smaltita e soltanto l’invito del parroco ad accelerare i tempi ha permesso di poter svolgere regolarmente la messa. Una messa partecipata, attenta, che ha lasciato in silenzio persino le decine di persone che si trovavano all’esterno della chiesa, raccolte attorno ad una larga schiera di divise, che hanno impressionato persino i tanti turisti che si trovavano a transitare per caso. Numerose anche le autorità presenti, a cominciare dal dirigente del Compartimento della Polizia Stradale di Trento, ai numerosi funzionari e dirigenti delle sezioni trentine e del Coa, ai rappresentanti della questura e delle altre forze di polizia intervenuti in massa per dare un segno di affetto e di solidarietà alla famiglia Bellini. Una famiglia distrutta dal dolore ma che ha mostrato forza d’animo proprio nel vedere quanti erano intervenuti. “Un segno importante – ha commentato il parroco – che non ci deve fare dimenticare come Oscar sia importante per tutti noi.” Tanti anche i motociclisti presenti e che durante il breve tragitto tra la chiesa ed il cimitero hanno accompagnato il feretro con i motori accesi. Fra loro alcuni campioni locali e la quasi totalità degli appartenenti al motoclub di cui Oscar faceva parte. Appassionato di motociclismo, uno sport che praticava fin da piccolo, aveva al suo attivo la partecipazione ad una lunga serie di campionati e competizioni nazionali, alcuni dei quali terminati con il primo posto assoluto. E proprio su questo aspetto, il parroco ha voluto cominciare l’omelia. “Oscar aveva una completa padronanza della moto – ha detto all’inizio – un mezzo che sapeva portare su quella strada che vigilava ogni giorno per garantire a tutti la sicurezza. Ma proprio quella moto e quella strada alla fine l’hanno sopraffatto, segno inequivocabile di come non siamo padroni ma soltanto amministratori della nostra vita.” Una vita, ha poi commentato, che merita di essere vissuta per cose vere quali la famiglia, il lavoro e il bene altrui “proprio come ha fatto Oscar” ha poi concluso. Sulla bara, posta innanzi all’altare e altamente sormontata da alcuni colleghi in uniforme, il casco che usava durante le competizioni sportive e, sul retro, l’aquila della Polizia di Stato, un distintivo al quale non aveva rinunciato nemmeno quando era stato escluso dalle Fiamme Oro, costrette a ridimensionare il team sportivo per limitare le spese. Ma Oscar ha continuato a correre e a riscuotere simpatie e consensi dai tanti suoi amici e dai colleghi che non l’hanno mai abbandonato, ma sempre stimolato a conseguire nuovi risultati. Come ha detto anche la collega che al termine del rito funebre lo ha salutato a nome di tutti e che non ha mancato di strappare un lungo applauso terminato solo quando il feretro è uscito dalla chiesa. Ma forse, più di tutti, è stato di nuovo il parroco di Mori a centrare l’obiettivo dicendo: “riposa in pace Oscar, ma non smettere di vigilare su tutti noi”. E’ quanto ti chiediamo ancora.
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