Sanzioni amministrative e sicurezza stradale, il passo indietro dello Stato
Le modifiche agli artt. 213, 214 e 215 del Codice della Strada hanno introdotto l’obbligo di affidamento al trasgressore dei veicoli sottoposti a sequestro e fermo amministrativo ed hanno eliminato di fatto la possibilità che tali veicoli siano dati in custodia alle depositerie giudiziarie inserite nel Sistema Informatico dei Veicoli Sequestrati (SIVeS), attivo sul territorio nazionale da circa dieci anni. Nello specifico, rappresentano ormai ipotesi residuali i casi in cui è ancora possibile l’affidamento dei veicoli ai custodi acquirenti, individuati nell’ambito del SIVeS dal Prefetto e dall’Agenzia del Demanio ai sensi dell’art. 214 bis del C.d.S.
Evidente è la volontà, peraltro pienamente condivisibile, di ridurre al massimo gli oneri di custodia a carico dell’Erario. Evidenti sono tuttavia le ricadute negative sulla sicurezza della circolazione stradale e sul settore della custodia giudiziaria, in cui sono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro.
Tali misure appaiono in realtà uno sconcertante passo indietro dello Stato nella sua funzione di controllo e di garante della sicurezza dei cittadini. Determinando rischi aggiuntivi non solo per gli utenti della strada ma anche per l’ambiente, in ragione dei numerosi casi di veicoli - o di relitti di veicolo - affidati ai trasgressori e poi puntualmente abbandonati su aree pubbliche e private.
Nel dettaglio, l’affidamento obbligatorio al trasgressore compromette in maniera significativa il livello di sicurezza nella circolazione stradale e, più in generale, la tutela dei cittadini poiché il veicolo affidato al privato può essere strumento di ulteriori infrazioni al C.d.S. Viene meno la funzione deterrente della sanzione accessoria, con gravi rischi sulla reiterazione e l’aumento di comportamenti illeciti durante la guida. Risultano nei fatti depenalizzati determinati comportamenti pericolosi e diminuita altresì l’autorevolezza e la funzione di controllo su strada svolto dalle Forze dell’Ordine.
Alla luce del continuo aumento del numero dei veicoli sottoposti a sequestro e dei casi di recidiva, appare inoltre improbabile che i trasgressori seriali, più inclini alla violazione (guida sotto l’effetto di alcol e droga, mancanza di copertura assicurativa, taxi abusivo) si astengano dell’utilizzare ulteriormente il veicolo loro affidato. Risulta quindi compromesso in maniera significativa il livello di sicurezza nella circolazione stradale; il veicolo può diventare talvolta un’arma.
Sul punto va rammentato che Il tasso di mortalità stradale italiano (55,0) è il peggiore di quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale: 27,5 nel Regno Unito, 38,8 in Spagna, 39,4 in Germania e 50,3 in Francia. Le più recenti statistiche sull’incidentalità stradale, sia pure ancora parziali, indicano per il 2019 un preoccupante aumento del 7% delle vittime rispetto all’anno precedente. Sul punto, vale la pena ricordare che nel 2018 il costo sociale dei sinistri con lesioni a persone ha raggiunto nel nostro Paese la cifra di 18,6 miliardi di euro, ossia l’1% del PIL.
Le nuove procedure, infine, non aiutano certo a contrastare con efficacia il preoccupante fenomeno dei veicoli in circolazione senza assicurazione, che ammontano - secondo le stime più recenti - a circa 2,8 milioni di unità, pari al 6,3% del parco circolante. Anche in questo caso le conseguenze dell’assenza di copertura assicurativa ricadono sulla collettività, mediante polizze più care per gli utenti della strada.
Con l’affidamento generalizzato al proprietario/trasgressore risulta anche più facile la vendita fraudolenta ad ignari acquirenti in buona fede di un veicolo su cui grava un sequestro o una procedura di confisca. Ciò è reso possibile dall’attuale mancata previsione di annotazione dell’avvenuto sequestro sul PRA, peraltro suggerita da ANCSA in varie occasioni.
Altro preoccupante fenomeno, anch’esso reso più agevole dall’affidamento al trasgressore, è l’esportazione ed alienazione all’estero del veicolo sequestrato, al quale si alterna l’asportazione di tutte le parti vendibili con il danneggiamento di quanto rimane.
Da ultimo, ulteriore conseguenza negativa della novella legislativa è la drastica diminuzione delle province in cui è presente il SIVeS: attualmente sono soltanto 46. Ciò determina il ritorno a farraginose procedure che hanno prodotto dovunque danni enormi per le Prefetture, alle quali veniva reso arduo assicurare il corretto funzionamento delle procedure, e per le casse dell’Erario.
ANCSA ritiene che occorra apportare correttivi al SIVeS, non distruggerlo.
Condivide pienamente la necessità del contenimento dei costi a carico dello Stato ma auspica che mediante un percorso virtuoso di collaborazione e dialogo si possano ottenere quattro obiettivi fondamentali: la riduzione significativa degli oneri di custodia a carico dello Stato; la sicurezza sulle strade mediante sanzioni efficaci nei confronti dei trasgressori; la difesa dei posti di lavoro nelle depositerie giudiziarie e la valorizzazione degli investimenti effettuati per l’applicazione della normativa ambientale.
Occorre più che mai evitare che lo Stato rinunci ad una delle sue funzioni fondamentali: garantire la sicurezza dei cittadini ed imporre a tutti il rispetto delle regole.
Giancarlo Izzi
Direttore Generale A.N.C.S.A.
(*) L’ Associazione Nazionale Centri Soccorso Autoveicoli – ANCSA è l’organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa sul piano nazionale dei soccorritori stradali e dei gestori di deposito giudiziario.
Fondata nel 1973, costituisce un punto di riferimento nazionale per chi svolge attività di autoriparazione, soccorso stradale e custodia di veicoli. Nell’ambito delle attività svolte, ha sempre ricercato e realizzato rapporti di proficua collaborazione con la Pubblica Amministrazione e con le Forze dell’Ordine operanti sul territorio nazionale. I suoi associati svolgono attività di supporto operativo a favore degli Organi di Polizia Stradale nelle procedure di recupero dei veicoli e affidamento degli stessi in forza di provvedimenti di sequestro amministrativo, fermo e rimozione.
ANCSA è impegnata nell’individuazione delle criticità che condizionano negativamente le attività della categoria rappresentata e nell’elaborazione di progetti finalizzati al loro superamento; persegue altresì l’obiettivo di contribuire a porre in essere modalità di azione e comportamenti su strada finalizzati ad aumentare la sicurezza della circolazione.