di Lorenzo Borselli*
Se “il conducente si ferma a prestare soccorso…”: un parere sociologico dell’ASAPS…
(ASAPS) ROMA, 22 dicembre 2019 – La notizia, tragica, di Roma, dove due ragazze sedicenni sono state travolte e uccise da un’auto, è già di per sé sufficientemente tremenda. Tuttavia, cercando di lasciare da parte quella piccola parte di cinismo che ormai ci pervade e che riteniamo giustificabile, visto il nostro quotidiano lavoro di ricerca, di analisi e di interpretazione dei numeri della violenza stradale, non possiamo fare a meno di notare che negli articoli di stampa che raccontano la vicenda, quasi tutti i giornalisti precisano che il conducente si è fermato a prestare soccorso. Questo vale per l’evento di ponte Milvio, dove lo schianto ha fermato la vita di Gaia e Camilla, per l’altro incidente che poco dopo, sempre a Roma, in via Marco Polo, ha visto morire un 24enne, e per i tanti eventi letali che quotidianamente i media ci riportano. Non è una critica, ci mancherebbe. È una constatazione: è la conferma che nella mentalità corrente non è tanto l’incidente stradale, quanto il contorno, a costituire la corposità di una notizia. Se l’investitore fosse fuggito, uno sdegno collettivo avrebbe facilmente superato l’angoscia, sentimento questo che, invece, collettivo non lo è mai stato in tema di morti sulla strada. L’angoscia, e il dolore, restano un fatto privato dei parenti e degli amici. Finché non scatterà un diverso meccanismo, purtroppo, continueremo a scorrere le righe della cronaca senza immedesimarci nel fatto, pensando che, in fondo, sono cose che capitano (ovviamente, agli altri). (ASAPS)
* Ispettore della Polizia di Stato,
responsabile nazionale comunicazione di ASAPS
Evidenziare negli articoli di stampa che il conducente “si è fermato a prestare soccorso” cioè che ha fatto semplicemente il suo dovere, è già un elemento che dovrebbe far riflettere su una situazione preoccupante che si vive sulle strade. (ASAPS)