Oltre 1,5 mln di risarcimenti illeciti, sgominata dalla Polizia Stradale la 'fabbrica' degli incidenti falsi
Era un sistema complesso, curato nei minimi dettagli, che funzionava alla perfezione. I componenti della banda, che organizzava falsi incidenti stradali per ottenere risarcimenti dalle assicurazioni e dal fondo di assistenza per le vittime della strada, avevano ognuno un proprio ruolo e come in una rappresentazione teatrale seguivano un preciso copione. Agli incidenti, quasi tutti con fuga del responsabile che risultava poi irreperibile, partecipavano di volta in volta 'nuovi attori' che venivano reclutati dai membri dell'organizzazione. Il business, che ha fruttato un milione e mezzo di euro nei soli due anni di indagine, è stato stroncato questa mattina all'alba con il blitz di circa 50 poliziotti della polizia stradale di Roma e Napoli.
Dieci le persone arrestate, una in carcere e nove ai domiciliari. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla truffa alle assicurazioni e connessi reati contro la fede pubblica e la pubblica amministrazione. In manette è finito un avvocato del foro di Avellino, la mente dell'organizzazione che inventava gli incidenti costruendo la dinamica e il fascicolo del sinistro, curando i dettagli in ogni singola fase. Domiciliari invece per un altro avvocato, per un medico, per un giudice di Pace e per un vigile urbano della polizia locale di Sant'Anastasia con mansioni di cancelliere. Inoltre sono 14 le persone che sono state denunciate.
Le indagini, eseguite dai poliziotti del compartimento Polizia stradale per il Lazio e l’Umbria, sono state sviluppate in prima battuta dalla procura di Napoli e successivamente trasferite per competenza alla procura di Roma, proprio per il coinvolgimento di un Giudice di Pace di Sant’Anastasia. Nella Capitale sono state coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Cucchiari e dal sostituto procuratore Pierluigi Cipolla.
Il sistema criminale prevedeva due livelli di azione. La prima fase era costituita dalla messa in scena dell'incidente. Previo compenso, venivano ingaggiate persone che fingevano di essere vittime di incidenti stradali e altre, invece, che dovevano interpretare il ruolo dei testimoni, rendendo falsa testimonianza sulla dinamica del sinistro. La finta vittima, dopo aver conferito il mandato all’avvocato, veniva contattata da altri membri dell’organizzazione per essere accompagnata in strutture sanitarie pubbliche, dove il medico compiacente stilava certificati che attestavano conseguenze traumatiche, post incidente, inesistenti.
Ulteriore caratteristica del 'copione' consisteva nell’ideare, in molti i casi, incidenti stradali sulla base di radiografie, già illegalmente possedute dall’organizzazione, dalle quali scaturiva la diagnosi del primo soccorso, ovviamente con lesioni compatibili alle circostanze del sinistro. In tali episodi gli esami diagnostici e la documentazione sanitaria di ignari pazienti, veniva acquisita illecitamente dalle strutture sanitarie. L’avvocato inoltrava la richiesta risarcitoria al Fondo di garanzia per le Vittime della strada, restando poi in attesa di ricevere una congrua proposta economica di indennizzo. Per alcuni sinistri il Fondo erogava direttamente il risarcimento, per altri era necessario richiedere l’intervento del Giudice di Pace compiacente.
A questo punto emergeva il secondo livello organizzativo del sistema criminale, dove l’avvocato e i suoi sodali si avvalevano dei contatti con un giudice di Pace e un cancelliere, che si è rivelato appunto figura strategica dell’organizzazione criminale: nella fase di iscrizione a ruolo, ‘pilotava’ il fascicolo del finto sinistro dirottandone l’assegnazione al Giudice di Pace compiacente. Il dispositivo delle sentenze, in questo modo, non poteva che essere favorevole e blindato. Tutti i componenti dell’organizzazione erano retribuiti secondo il livello funzionale e la tipologia di prestazione svolta; tuttavia il valore del compenso era sempre proporzionale al valore del risarcimento ottenuto.
Il contributo del Giudice di Pace e del cancelliere aveva trasformato il sistema in una ‘macchina perfetta’ che ogni mese produceva decine di iscrizioni a ruolo di falsi sinistri stradali con la conseguente emissione di sentenze favorevoli. Le indagini, supportate da attività di intercettazione, che hanno consentito di individuare i vari livelli di responsabilità, sono risultate estremamente complesse, viste le peculiarità organizzative dei membri del gruppo e il livello di penetrazione nel tessuto sociale del contesto in cui operavano. L’associazione, inoltre, si avvaleva di standard di sicurezza, tecnologici e organizzativi particolarmente performanti, attraverso l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso per il controllo degli ambienti e la disponibilità di numerose schede telefoniche per la gestione dei contatti.
L’aspetto più interessante attiene all’organizzazione della rete criminale, dove le modalità di interazioni tra gli i sodali erano rigide e vincolate, con l’obiettivo di garantire l’anonimato dei vertici del gruppo criminale. Per questo, per gli scambi di informazione o la pattuizione dei compensi, venivano impiegati degli intermediari, onde evitare contatti diretti tra i capi e i complici occasionali, avvalendosi di ‘soci’ che svolgevano mansioni di livello inferiore. Talvolta, nelle conversazioni venivano adottate tutte le cautele possibili anche utilizzando allusioni e metafore.
Siccome non bastano gli incidenti veri... Intanto è stata smantellata anche questa fabbrica di incidenti “fantasma”. (ASAPS)