Chieti: ubriaco al volante uccise chef Luciani, condannato a 4 anni, rabbia familiari vittima
CHIETI, 15 gennaio 2020 - Il giudice Andrea Di Berardino del tribunale di Chieti ha condannato stamattina a 4 anni di reclusione M.M., l’autista 51enne di origini marocchine che il 20 aprile del 2018 aveva travolto e ucciso il cuoco teatino Francesco Luciani, 50 anni, in un tragico incidente frontale avvenuto sulla strada a scorrimento veloce alle spalle dello stadio Angelini di Chieti.
La pena, già decurtata grazie al rito abbreviato, è stata inflitta per omicidio stradale aggravato da ubriachezza, dato che M.M. guidava con un tasso alcolemico superiore di quasi 5 volte al limite consentito per legge.
Il Pm Lucia Anna Campo aveva chiesto per l’imputato una condanna a soli 1 anno e 8 mesi, ritenuta non congrua dal giudice che l’ha aumentata fino a 4 anni totali (le motivazioni verranno depositate entro 30 giorni). I familiari di Francesco Luciani, seguiti nel processo penale dall’avvocato Di Lodovico, sono assistiti dallo studio Giesse con sede a Montesilvano.
L’incidente. Erano circa le 22.20, Francesco Luciani era alla guida della sua Smart nella galleria lungo la strada a scorrimento veloce, alle spalle dello stadio Angelini verso il casello dell’autostrada A25. Procedeva regolarmente all’interno della propria corsia di marcia quando all’improvviso, dal lato opposto con direzione Santa Filomena verso Chieti, l’autocarro condotto da M.M. dopo aver sbandato un paio di volte verso sinistra, in corrispondenza di una curva, aveva invaso completamente la sua corsia, materializzandoglisi davanti.
Inevitabile, a quel punto, lo scontro risultato devastante per la piccola utilitaria con alla guida Luciani, morto sul colpo a causa delle gravissime lesioni riportate.
“Impossibile, per noi, poter accettare questa condanna – sottolineano affranti e delusi i familiari di Luciani, accompagnati in aula da Gianni Di Marcoberardino, responsabile della sede Giesse di Montesilvano – Francesco era il nostro punto di riferimento, non potremo mai accettare che la persona che l’ha ucciso, ubriaco, con un tasso alcolemico elevatissimo, se la cavi con una pena così bassa”.
Come dare torto ai familiari? “Impossibile, per noi, poter accettare questa condanna – sottolineano affranti e delusi i familiari di Luciani, accompagnati in aula da Gianni Di Marcoberardino, responsabile della sede Giesse di Montesilvano – Francesco era il nostro punto di riferimento, non potremo mai accettare che la persona che l’ha ucciso, ubriaco, con un tasso alcolemico elevatissimo, se la cavi con una pena così bassa”.