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Notizie brevi 10/02/2020

Inagurazione anno giudiziario   2020 ad Ancona. La prevenzione e sicurezza stradale è  una responsabilità  condivisa.
La relazione di  Piero Bonarini   dell’Associazione italiana familiari  e vittime della  strada. A.I.F.V.S.onlus

Il Sig. Piero Bonarini dell’associazione italiana familiari e vittime della strada. A.I.F.V.S.onlus

Si  è  concluso alle  ore  12  dopo  l’ultimo  intervento   del referente  locale  Piero Bonarini dell’associazione italiana familiari e  vittime della  strada  nonché  anche  socio  Asaps  , il  protocollo  della  cerimonia con le  parole “ E’ aperto  l’anno  giudiziario  2020 “ del  Presidente  della  Corte  d’Appello  delle  Marche   dott  Luigi Catelli        dell’Inagurazione Anno Giudiziario Aula  1  “ Mario Amato “  V piano  Palazzo di Giustizia  C/so Mazzini  n. 95   60121 Ancona  ore  9  sab.  1 febbraio  2020  -
 Questa  è l’integrale  relazione  letta  durante  l’intervento  del AIFVS :

 

 

 

Inagurazione Anno Giudiziario Aula  1  “ Mario Amato “  V piano  Palazzo di Giustizia
C/so Mazzini  n. 95   60121 Ancona  ore  9  sab.  1 febbraio  2020 
Vittime della strada: si può e si deve fare di più La prevenzione è una responsabilità condivisa

Saluto tutti i presenti e ringrazio il Presidente e il Procuratore Generale della Corte d’Appello che hanno offerto anche quest’anno all’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada la possibilità di intervenire.
L’AIFVS partecipa alle cerimonie di inaugurazione dell’Anno Giudiziario sin dalle proprie origini, nella consapevolezza – sperimentata sulla nostra pelle – che la battaglia contro la strage stradale non può essere vinta senza il supporto di un trattamento legale adeguato.
Nel 2000 sulle strade del Paese, secondo i dati ufficiali ACI-ISTAT, morivano circa 6.600 persone l’anno. In quel contesto, non abbiamo esitato a denunciare le gravi responsabilità di un quadro normativo troppo clemente e di un’amministrazione della giustizia sistematicamente appiattita a favore dell’imputato, chiedendo misure urgenti di intervento.
Da allora, molto è cambiato: sono state introdotte norme più serie – dalla patente a punti all’obbligo del casco e della cintura di sicurezza, dalle norme sulla guida in condizioni psicofisiche alterate all’omicidio stradale – e nelle aule dei Tribunali alcuni magistrati hanno dimostrato una sensibilità nuova, che ha lasciato sperare in una discontinuità con le prassi precedenti, anche alla luce della direttiva europea 2012/29/UE che, oltre a fornire un catalogo di diritti da garantire, indica anche la necessità di formazione degli operatori della giustizia perché ci sia con le vittime un rapporto “rispettoso, sensibile, professionale, non discriminatorio”.
Eppure, il numero delle vittime del nostro Paese resta ancora troppo alto: rispetto al 2010 nel 2018 è stata raggiunta una riduzione di vittime di appena il 19%, valore ben lontano da quel – 50% da conseguire entro il 2020, come stabilito dal Piano Europeo della sicurezza stradale. Addirittura nel 2018 il numero dei morti non ha registrato significative riduzioni (3.334 vittime: 9 al giorno), e il numero dei feriti gravi è aumentato (18.614 con invalidità permanenti: 50 al giorno). In totale i feriti sono stati 242.621. Inoltre, fatti come quelli recenti testimoniano con la recrudescenza della strage un arretramento dell’adesione sociale al valore del rispetto della vita e della salute sulle strade.

Le istituzioni, che esistono per garantire i diritti umani e la civile convivenza, debbono interrogarsi, scrutare le loro responsabilità per rendersi conto che sono anche le loro inefficienze che mantengono la strage.
La lotta alla criminalità stradale va combattuta in sinergia dalle istituzioni, compresa la giustizia, condividendo obiettivi valoriali da tutelare, e per essi ciascuno nel proprio campo di lavoro deve fare la propria parte. Nel campo della giustizia è cruciale il ruolo del magistrato che deve assicurare la “giustizia del caso concreto”, partendo dai diritti distrutti delle vittime e riaffermando la giustizia come istituzione garante della legalità e dei diritti dei cittadini. Pertanto, non si può continuare a sottovalutare, come ancora oggi avviene, la gravità della trasgressione delle norme con conseguenze irreversibili. Non si possono accettare sentenze che prosciolgono l’imputato per “tenuità del fatto” nonostante sia stato riscontrato un livello di alcol nel sangue di quasi 4 volte superiore al massimo consentito! Si tratta di una recente sentenza presso il Tribunale di Milano che ha creato sconcerto. La prevenzione deve connotare l’impegno di tutte le istituzioni, compresa la giustizia, a porre attenzione a ciò che avviene nel proprio territorio. Nella nostra Regione Marche i dati Aci-Istat denunciano un leggero decremento della strage tra il 2016 ed il 2018: i morti sono 100 nel 2016 e 87 nel 2018; i feriti sono 7.406 nel 2016 e 7.298 nel 2018: questi dati indicano che ogni mese nella nostra Regione perdono la vita 7 persone e i feriti ogni mese sono 608. Costi 2018 dell’incidentalità con danni alle persone intero territorio italiano 17 miliardi euro pari 283 euro pro capite. Nelle sole Marche circa 500 milioni euro anno 2018 con 322 euro pro capite.

Di fronte a questi dati che documentano la continuità della strage nessuno può restare in silenzio, neanche la giustizia, che non è un mondo chiuso, ma è chiamata a rapportarsi con le altre istituzioni per dare, attraverso il confronto, il proprio apporto alla difesa dei valori, ricevendo nel contempo sollecitazioni e critiche utili a riflettere sul proprio percorso per migliorarlo.
La prevenzione, come ci ricorda il Piano europeo della sicurezza stradale, è una responsabilità condivisa, ed anche il privato sociale è chiamato a collaborare con le istituzioni attraverso iniziative di sensibilizzazione e proposte, per “fermare la strage stradale” e raggiungere l’obiettivo di civiltà “Visone Zero” indicato dall’Europa.
Per tale condivisione e collaborazione la stessa Corte Costituzionale apre alla società civile infatti con la delibera dell’8 gennaio scorso la Consulta ha deciso di accogliere ed ascolterà i cosiddetti “ amici curiae “ ossia soggetti istituzionali , associazioni di categoria ,associazioni non governative . Per restare inoltre nella nostra Regione Marche i Rettore dell1Università Politecnica delle Marche ha recentemente confermato di “ aprire l’ateneo e di metterlo al servizio dei cittadini Anche queste sono le motivazioni che ha spinto l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada ad intraprendere la strategia della responsabilità condivisa come titolo all’inagurazione dell’anno giudiziario 2020 atta a privilegiare ed incrementare la collaborazione con le istituzioni , corpi di polizia enti pubblici e privati ,associazioni scuola famiglia agenzie educative ecc. ai fini di un impegno di tutti sul piano della prevenzione formazione e divulgazione socio culturale etico-politico di educazione civica di sicurezza stradale e non solo . Noi stessi dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada abbiamo da tempo adottato la strada della condivisione collaborativa sia con le forze di polizia sia con le Istituzioni proponendo di adottare nella Regione Marche il protocollo operativo sul prelievo ematico ed accertamenti necessari nei casi di omicidio e lesioni personali stradali gravi e gravissime – Artt. 589-bis e 590-bis C.P. Legge N. 41 del 24 marzo 2016 per una più efficace attuazione della normativa da parte dei presidi ospedalieri e delle forze di polizia con il coordinamento delle Procure ,in modo da garantire certezze sui risultati delle indagini e degli esami in relazione alle alterazioni psicofisiche per chi alla guida dei veicoli ha causato incidenti e per il quale abbiamo inviato istanza al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello delle Marche ed al Presidente della Giunta Regionale Marche i quali hanno ritenuto utile ed opportuno l’accoglimento. Le procedure sono in itinere grazie anche all’autorevole consulenza del Prof. Raffaele Giorgetti della Medicina Legale dell’Università Politecnica delle Marche ed in attesa di conclusione . con anticipati ringraziamenti.

Le nostre proposte, riferite al solo ambito giudiziario pertanto, discendono da quanto evidenziato.
- Inserire i dirigenti degli Uffici Giudiziari nei Tavoli territoriali permanenti per la prevenzione ed il contrasto all’incidentalità stradale. A loro chiediamo, nell’esercizio delle funzioni di coordinamento, di assicurare i seguenti obiettivi:
formulare linee di indirizzo per assicurare effettività ed uniformità nell’applicazione della normativa;
istituire corsie preferenziali all’interno dei Tribunali e delle Corti d’Appello per un sollecito svolgimento dei processi per i reati stradali, garantendo celerità nella trattazione e l’attivazione di tutti gli strumenti che pongano nella giusta evidenza anche la relazione tra vittima ed autore dell’atto vittimizzante, tra vittima e sistema giudiziario per giungere ad una conoscenza e comprensione dei protagonisti del reato, a scopo preventivo e riparatorio. Il tutto, sul modello del codice rosso per i reati di violenza di genere, di cui chiediamo al legislatore l’estensione anche ai reati stradali;
- prendere a modello il protocollo operativo; sopracitato;
 -  attuare una specifica formazione dei magistrati penali per la liquidazione del risarcimento del danno alla persona senza rimessioni al giudice civile in caso di costituzione di parte civile, rimessioni che, in quanto legittimate da specifiche norme, si prestano ad essere “sfruttate” dai responsabili nei confronti delle vittime con finalità dilatorie;
- per quanto riguarda i processi civili, per le azioni di risarcimento del danno alla persona riteniamo che debba svolgersi una formazione vittimologica di magistrati e di avvocati che ad oggi manca del tutto ed in particolare anche una conoscenza della evoluzione scientifica psicologica giuridica in tema di accertamento del danno psichico e da pregiudizio esistenziale, che vede lo psicologo come necessario CTU in parallelo al medico legale, per la evidenza delle modifiche peggiorative della personalità e del funzionamento dell’io della vittima, che attualmente sfuggono ad ogni consulenza tecnica disposta.

In definitiva, nel rivendicare la fondamentale finalità dell’AIFVS di “Fermare la strage stradale”, obiettivo primario di civiltà, e di non volere né vittime e né imputati, riconosciamo che i temi della giustizia e della prevenzione sono interconnessi: la giustizia potrà orientare i cittadini al rispetto dei diritti umani e della legalità se nel dopo-incidente garantirà indagini accurate per la ricostruzione delle dinamiche e processi celeri e rigorosi, dai quali emerga “non solo la verità processuale, ma anche la verità dei fatti”.

È questo il cambiamento che auspichiamo nella giustizia, e per il quale si può e si deve fare di più.
Una considerazione finale
" I fiumi non bevono la propria acqua, gli alberi non mangiano i propri frutti, il sole non brilla per se stesso e i fiori non disperdono la propria fragranza per se stessi.
Vivere per gli altri è una regola della natura: la vita è bella quando tu sei felice, però la vita è straordinaria quando gli altri sono felici per merito tuo. La vera nostra natura è essere al servizio perché tutto sia migliore.
Chi non vive per servire non serve per vivere “

Associazione Italiana Familiari e vittime  della  strada (A.I.F.V.S) onlus
Il  referente  locale  sede di Porto Potenza Picena MC  Piero  Bonarni




Un importante riconoscimento a Piero Bonarini per il suo infaticabile impegno a favore della sicurezza stradale. (ASAPS)

Lunedì, 10 Febbraio 2020
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