La chiusura del Distaccamento di Rocca è la certificazione di una sconfitta della sicurezza stradale in una fase molto critica anche nella provincia di Forlì - Cesena
Nulla di fatto nell’incontro Ministero/Sindacati per scongiurare la chiusura del Distaccamento Polizia Stradale di Rocca San Casciano. Il Ministero ha mantenuto le sue posizioni, il sindacato, per parte sua, si è preoccupato di trovare una sistemazione non troppo scomoda a quella sparuta pattuglia di uomini che ancora tenevano attivo un presidio storico e strategico del controllo della viabilità stradale, nella speranza di vedere prima o dopo adeguato l’organico insufficiente. Detto in quattro parole: si chiude e basta. Il tutto all’insegna di un ampio piano di “dismissione di servizi”, dissimulato col nome di “razionalizzazione”.
E’ razionale sopprimere il controllo specialistico su tratta la viabilità statale in Italia?
Prendiamo il caso del Distaccamento di Rocca che fa parte dei 25 Distaccamenti definiti non più strategici dal Servizio Polizia Stradale di Roma. La Strada statale n. 67 è la scorciatoia tra Emilia e Toscana e tanto basta per considerarla un itinerario strategico. La logica ci dice che diminuire il controllo equivale a rendere più vulnerabili i territori che confinano. Detto questo, una “razionalizzazione” che sia tale non può trascurare che la vera essenza della polizia stradale che, nel presidiare le statali non è deputata solo all’applicazione del codice della strada, ma è tenuta – come presidio di pubblica sicurezza – far rispettare tutte le leggi. Il suo lavoro non è solo quello di controllare le condotte di guida scorrette e pericolose – e non è che sulle statali non ce ne sia più bisogno – ma è quello di controllare il territorio e, nello specifico, tutto ciò che passa sulla statale n. 67, cioè la criminalità, la droga, lo sfruttamento del lavoro, le auto rubate utilizzate dai rapinatori per spostarsi da un posto all’altro dove saccheggiare delle abitazioni.
Ci penseranno i Carabinieri, potrebbe essere la (razionale) obiezione, ma non ci risulta che alla chiusura del distaccamento di polizia corrisponda un contestuale aumento del numero di militari presso la stazione di Rocca. Agli automobilisti ci penserà la polizia locale, si dirà, ma a Rocca la polizia municipale ha un nome e un cognome, quello dell’unico agente sopravvissuto alla mini-razionalizzazione dell’Unione dei comuni. Razionalizza sopra, razionalizza sotto il risultato è uno: un territorio di passaggio, una vena importante sulla mappa della viabilità interregionale, con la chiusura del Distaccamento di Rocca ha perso una quota di controllori, il che inevitabilmente si traduce in un aumento di quota dell’insicurezza.
Secondo quale logica “razionale” questo dovrebbe essere considerato come un fatto positivo?
L’ASAPS, a questa (il)logica scelta si oppone perché le statistiche sulla mortalità stradale e sui fatti di insicurezza del territorio consigliano l’incremento, piuttosto che la soppressione visto che nel 2019 in provincia si sono contati 40 morti sulle strade rispetto ai 25 dell’anno prima. Non è per partito preso e nemmeno per un nostalgico “amarcord” dei tempi in cui la rete di controllo sulle statali (della quale il distaccamento di Rocca è uno snodo) disponeva di risorse e di autorevolezza: si tratta di stare per una volta dalla parte del cittadino. La polizia stradale è nata e si è affermata come un servizio pubblico, un servizio fatto di controlli e magari di sanzioni, di forte contrasto all’alcol alla guida (di cui Rocca è stata per decenni un fortilizio) ma tradizionalmente anche di aiuto e soccorso; di presenza sulla strada nei momenti critici (neve, ghiaccio) e di attenzione per la salvaguardia del territorio e di chi ci abita. Prima hanno reso esangue il reparto, in una lenta eutanasia, portandolo da 19 agenti previsti in organico a 5, ora staccano la spina!
Come si fa ad accettarne la chiusura?
Forlì, lì 12 febbraio 2020
Ufficio stampa ASAPS
Perché l’ASAPS dice no alla “razionalizzazione” che porta alla chiusura di 25 Distaccamenti. La chiusura di Rocca nella provincia dove ha sede proprio l’ASAPS è una sconfitta ancora più amara.