Emanuele Anzini, il carabiniere travolto e ucciso a Terno, lettera della figlia: «Ora chiedo giustizia»
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La commovente lettera della figlia del Carabiniere Anzini.
“Lui era lì a fare il suo lavoro, il suo dovere, per proteggere noi da tutto questo. Ma quella maledetta sera non è riuscito a proteggere sé stesso e la sua esperienza non è servita a salvarlo contro chi, mettendosi al volante ubriaco fradicio, se n’è fregato che poteva uccidere, distruggere, cancellare per sempre la vita di tanti. Sì, perché quella sera non è morto solo mio padre, ma è morta anche una parte del mio cuore”
“So che parlo con il cuore e non con le leggi ma forse è ora che queste leggi incomincino a fare paura, che queste persone prima di bere e mettersi al volante sappiano che non saranno graziati. C’è bisogno di leggi che diano giustizia a chi ha perso tanto, tutto e non leggi per favorire chi non le rispetta. Io voglio che mio padre non muoia una seconda volta, che chi ha distrutto la mia vita abbia una pena esemplare per chi ogni giorno, senza rispetto per gli altri e certo di cavarsela con poco, si mette al volante ubriaco. Spero che il mio grido di dolore arrivi e giustizia sia fatta: per me, per la mia famiglia, per i colleghi, per gli amici, ma soprattutto per il mio papi.”
L’ASAPS sarà al fianco dell’accusa e della famiglia come parte civile.